Le volte che mi è successo (di essere fotografato da sconosciuti) mi sono chiesto cosa mai di me avesse suscitato interesse. Qualche volta ho sorriso allegramente, accorgendomi poi che alle mie spalle c'era qualcosa di estremamente interessante ed io ero semplicemente un complemento d'arredo, provando anche un pò d'imbarazzo e delusione ;0) In altre occasioni ho avuto la sicurezza di essere io l'oggetto (o soggetto?) del fotogramma e non mi ha dato fastidio, ma mi ha suscitato grande curiosità. Davvero avrei voluto sapere cosa vedevano/sentivano le persone che non mi avevano rubato niente, tanto meno l'anima. Come io vorrei dirlo, quando sono preso da parossistico bisogno di contatto umano, a chi fotografo di nascosto o dietro esplicita richiesta di permesso. Per me si tratta di passare dal guardare, al vedere, al sentire. Ciò che un corpo, un gesto, uno sguardo mi fà sentire, ma che non mi comunica intenzionalmente. Uno scatto di questo genere è un soliloquio, non c'è interazione tra il fotografo e il fotografato. Ma forse è meglio che ognuno si tenga le proprie sensazioni per sé, per non rischiare di perturbare lo sconosciuto.
molto bella e precisa la tua analisi, condivido assolutamente. In certi casi non si interagisce, pena la dissoluzione della magìa che stiamo cercando di cogliere in quel momento.
Questa cosa delle persone che non vogliono essere fotografate non la riesco proprio a capire. Mi sono sforzato, giuro, ma non ci arrivo.
Io di persone ne fotografo centinaia, non e' che con la *tua* foto voglio fare qualcosa di particolare, consegnarla ai trafficanti di prostitute o ai ladri di bambini o rubarti l'identita' e prelevare contanti dal tuo conto corrente.
Credo solo che tu abbia un viso interessante, un'espressione profonda, un corpo attraente: che male c'e' in tutto cio'?
Ma prova a spiegarlo... Non parliamo della pubblicazione in Flickr poi...
Cosi' uno finisce per avere un Flickr schifoso e delle foto bellissime nella memoria del proprio PC...
vero Fabio, e poi tanto siamo quotidianamente scannerizzati da capo a piedi in svariati modi, per cui inutile agitarsi tanto! sempre più sovraesposti e sempre più paranoici.
Io non sono mai stata fotografata a tradimento da sconosciuti, solo da qualche noto, e altro che operazione indolore, io ne sarei contenterrrima! E' una cosa divistica oltre modo esse fotografati così a tradimento.
Vi prego fate che venite a Roma, non me lo dite e vi appostate dietro a un oleandro ve accucciate sotto a na fontanella e mi fotografate. Anche se starnutisco anche se inciampo anche se che so mastico na pasterella:) eh:)
Io non sono mai stata fotografata a tradimento da sconosciuti, solo da qualche noto, e altro che operazione indolore, io ne sarei contenterrrima! E' una cosa divistica oltre modo esse fotografati così a tradimento.
Vi prego fate che venite a Roma, non me lo dite e vi appostate dietro a un oleandro ve accucciate sotto a na fontanella e mi fotografate. Anche se starnutisco anche se inciampo anche se che so mastico na pasterella:) eh:)
Ecco, per esempio a me non piace affatto farmi fotografare. Quando un turista sta per fare una foto ad un monumento della mia città, ed io sto per entrare in campo, mi fermo e lascio che faccia la sua foto. La cosa si svolge sempre cordialmente. Se invece incontro qualche sconosciuto a caccia di immagini (non me ne voglia Fabio) e insiste a puntare nella mia direzione (è capitato) allora frappongo fra il mio viso e il suo obbiettivo un eloquente dito medio rivolto all’insù. Mi rendo conto che non è proprio un fare grazioso, ma è più forte di me. Se poi alla fine il tizio vuole fare lo scatto, la fotografia sarà quella di uno che alza il dito; in fondo si tratta comunque di uno scatto. Se si tratta di conoscenti , mi limito a coprirmi il viso o a voltarmi dall’altra parte. L’unico contesto in cui mi piace essere fotografato è quando sono con qualcuno a cui do una qualche importanza. La foto qui assume il valore di testimonianza storica, se no, se devono esserci foto di me , me le faccio da solo; senza ovviamente usare l’autoscatto, strumento ad orologeria che da alla macchina un inquietante autonomia.
Riguardo poi alla sovraesposizione, se riportiamo il concetto a quello che è il risultato fotografico, è interessante notare che esso si configura come uno sbiadimento dell’immagine in cui i chiaroscuri e i particolari si perdono in quella che è una tendenza allo scomparire nel bianco. Qualcosa su cui riflettere.
ah benissimo che qui si continui a chiacchierare, Zaub non c'è niente da perdonare anzi, questo blog è felicissimo di tale uso propriamente proprio che gli si addice assai, essendo egli nato primariamente come luogo di cazzegggio (mi è venuto con tre g e le lascio tutte) - nel mezzo del quale peraltro si fondono senza confondersi preziose perle di verità :) non proprio un fumoir, se mai più una di queste librerie-caffetterie con foto alle pareti e profumo di carta e caffè che stanno prendendo piede qui in città
Mauro capisco benissimo la tua posizione nei confronti dell'essere fotografato. Dunque nell'album virtuale abbiamo: un Papero sorridente davanti chessò, al Taj Mahal, un Fabio rigorosamente nascosto dietro l'obiettivo, una Artemisia e una Zauberei con occhialoni da diva fintamente ignare dell'obiettivo mentre esibiscono il profilo migliore e un Mauro col dito medio alzato! Il tutto leggermente sovraesposto, con le alte luci bruciate. (ma ciò che appare dalla sovraesposizione è comunque segno, indice)
23 Comments:
Scusa ma non sono un po' sovraesposte le foto?
;)
Mi è capitato di venire fotografata a tradimento. Ma sai che è una cosa che a me piace? Vedi, questo è sintomatico.
Urge consulto.
è la cifra stilistica di questo blog ;)
io ho scoperto che di essere fotografata a tradimento non me ne frega nulla, anzi, è come fare un'operazione in anestesia.
Le volte che mi è successo (di essere fotografato da sconosciuti) mi sono chiesto cosa mai di me avesse suscitato interesse. Qualche volta ho sorriso allegramente, accorgendomi poi che alle mie spalle c'era qualcosa di estremamente interessante ed io ero semplicemente un complemento d'arredo, provando anche un pò d'imbarazzo e delusione ;0)
In altre occasioni ho avuto la sicurezza di essere io l'oggetto (o soggetto?) del fotogramma e non mi ha dato fastidio, ma mi ha suscitato grande curiosità. Davvero avrei voluto sapere cosa vedevano/sentivano le persone che non mi avevano rubato niente, tanto meno l'anima. Come io vorrei dirlo, quando sono preso da parossistico bisogno di contatto umano, a chi fotografo di nascosto o dietro esplicita richiesta di permesso. Per me si tratta di passare dal guardare, al vedere, al sentire. Ciò che un corpo, un gesto, uno sguardo mi fà sentire, ma che non mi comunica intenzionalmente. Uno scatto di questo genere è un soliloquio, non c'è interazione tra il fotografo e il fotografato. Ma forse è meglio che ognuno si tenga le proprie sensazioni per sé, per non rischiare di perturbare lo sconosciuto.
Lophelia: un operazione indolore, ma invasiva comunque?
mah no, l'anima mi pare d'averla ancora :)
molto bella e precisa la tua analisi, condivido assolutamente. In certi casi non si interagisce, pena la dissoluzione della magìa che stiamo cercando di cogliere in quel momento.
:O))
Questa cosa delle persone che non vogliono essere fotografate non la riesco proprio a capire. Mi sono sforzato, giuro, ma non ci arrivo.
Io di persone ne fotografo centinaia, non e' che con la *tua* foto voglio fare qualcosa di particolare, consegnarla ai trafficanti di prostitute o ai ladri di bambini o rubarti l'identita' e prelevare contanti dal tuo conto corrente.
Credo solo che tu abbia un viso interessante, un'espressione profonda, un corpo attraente: che male c'e' in tutto cio'?
Ma prova a spiegarlo... Non parliamo della pubblicazione in Flickr poi...
Cosi' uno finisce per avere un Flickr schifoso e delle foto bellissime nella memoria del proprio PC...
vero Fabio, e poi tanto siamo quotidianamente scannerizzati da capo a piedi in svariati modi, per cui inutile agitarsi tanto!
sempre più sovraesposti e sempre più paranoici.
Finchè ci scannerizziamo, invece di scannarci...
hi hi hi!!!
paranoici e psicopatici!
Io non sono mai stata fotografata a tradimento da sconosciuti, solo da qualche noto, e altro che operazione indolore, io ne sarei contenterrrima! E' una cosa divistica oltre modo esse fotografati così a tradimento.
Vi prego fate che venite a Roma, non me lo dite e vi appostate dietro a un oleandro ve accucciate sotto a na fontanella e mi fotografate. Anche se starnutisco anche se inciampo anche se che so mastico na pasterella:)
eh:)
Io non sono mai stata fotografata a tradimento da sconosciuti, solo da qualche noto, e altro che operazione indolore, io ne sarei contenterrrima! E' una cosa divistica oltre modo esse fotografati così a tradimento.
Vi prego fate che venite a Roma, non me lo dite e vi appostate dietro a un oleandro ve accucciate sotto a na fontanella e mi fotografate. Anche se starnutisco anche se inciampo anche se che so mastico na pasterella:)
eh:)
Zaub: Se po ffà, sister, aspettece!
Ecco, se questo era il consulto si capisce perchè non guarirò mai...
;)
Ecco, per esempio a me non piace affatto farmi fotografare. Quando un turista sta per fare una foto ad un monumento della mia città, ed io sto per entrare in campo, mi fermo e lascio che faccia la sua foto. La cosa si svolge sempre cordialmente. Se invece incontro qualche sconosciuto a caccia di immagini (non me ne voglia Fabio) e insiste a puntare nella mia direzione (è capitato) allora frappongo fra il mio viso e il suo obbiettivo un eloquente dito medio rivolto all’insù. Mi rendo conto che non è proprio un fare grazioso, ma è più forte di me. Se poi alla fine il tizio vuole fare lo scatto, la fotografia sarà quella di uno che alza il dito; in fondo si tratta comunque di uno scatto.
Se si tratta di conoscenti , mi limito a coprirmi il viso o a voltarmi dall’altra parte.
L’unico contesto in cui mi piace essere fotografato è quando sono con qualcuno a cui do una qualche importanza. La foto qui assume il valore di testimonianza storica, se no, se devono esserci foto di me , me le faccio da solo; senza ovviamente usare l’autoscatto, strumento ad orologeria che da alla macchina un inquietante autonomia.
Riguardo poi alla sovraesposizione, se riportiamo il concetto a quello che è il risultato fotografico, è interessante notare che esso si configura come uno sbiadimento dell’immagine in cui i chiaroscuri e i particolari si perdono in quella che è una tendenza allo scomparire nel bianco.
Qualcosa su cui riflettere.
È verissimo. Infatti, più uno si espone e meglio si nasconde dietro le proprie immagini.
Verissimo pure pe me! Infatti i chiaro scuri miei so fatti miei tzk!
PPPPP
papero grazie conto su dite!
(Fotografilla perdonami, se io fossi in te mi avrei già fustigata a sangue per questo uso improprio del blog:)
ah benissimo che qui si continui a chiacchierare, Zaub non c'è niente da perdonare anzi, questo blog è felicissimo di tale uso propriamente proprio che gli si addice assai, essendo egli nato primariamente come luogo di cazzegggio (mi è venuto con tre g e le lascio tutte) - nel mezzo del quale peraltro si fondono senza confondersi preziose perle di verità :)
non proprio un fumoir, se mai più una di queste librerie-caffetterie con foto alle pareti e profumo di carta e caffè che stanno prendendo piede qui in città
Mauro capisco benissimo la tua posizione nei confronti dell'essere fotografato.
Dunque nell'album virtuale abbiamo: un Papero sorridente davanti chessò, al Taj Mahal, un Fabio rigorosamente nascosto dietro l'obiettivo, una Artemisia e una Zauberei con occhialoni da diva fintamente ignare dell'obiettivo mentre esibiscono il profilo migliore e un Mauro col dito medio alzato!
Il tutto leggermente sovraesposto, con le alte luci bruciate.
(ma ciò che appare dalla sovraesposizione è comunque segno, indice)
Lophelia: segno, indice... e medio! ;o)
Cazzegggio anch'io...
... e grazie per avermi inquadrato davanti al Taj Mahal, è fantastico. Chiaramente indosso un sari ;o)
chiaramente, conturbante :)
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