"Quando Platone vuol dare un'idea di cosa farebbero i cittadini di una città governata non dalla cura per il bene comune, ma dal principio di piacere, il quadro che ne risulta è proprio questo: chi dovrebbe pensare a guidare la città si darebbe a una vita di feste continue, chi dovrebbe lavorare per produrre preferirebbe invece adagiarsi, in abiti sontuosi e coperto di gioielli, in un simposio infinito, facendo qualche gesto utile di tanto in tanto, se questo lo diverte (Repubblica, IV, 420 e-421 c). Nel convergere di cibo, vino, musica ed erotismo, in un evento che inevitabilmente costa molto denaro, si celebra il trionfo dell'anima ferina e il potere dissolvente di
hedoné."
Giulia Sissa, "Eros Tiranno"
foto: statua dal Pergamon Museum di Berlino, dal sito www.viaggiaresempre.it
13 Comments:
Sì, ma ci sarà pure una via di mezzo tra il bordello e il cilicio, dove nessuno dei due è fuori legge
speriamo di trovarla presto.
Non credo nel cilicio, non credo neanche che il discorso fosse questo. (Va bene che a Firenze storicamente parlando il cilicio è già stato invocato, ma Savonarola ha fatto una finaccia.)
Già con un po' di decenza si farebbero grandi cose.
Non sono convinta che di per sé il convergere di cibo, vino, musica ed erotismo si celebri il trionfo dell'anima ferina e il potere dissolvente di hedoné. Hedoné ha potere, ma diventa dissolvente solo nel dissoluto, cioè solo in chi si lascia possedere. Anche il piacere effimero, se del quale non ti rendi schiavo, è componente positiva della vita. Considerando che tutto è in movimento, tanto il piacere quanto il dolore sono di natura impermanente. Credo che l'errore, e la tragedia conseguente, sia nel non comprendere che il godimento di un piacere effimero rimane appunto effimero e non lo si può convertire in qualcosa di duraturo. Cadere nella trappola della ricerca del piacere duraturo rende schiavi e ciechi e impedisce il flusso armonico del piacere e del dolore.
Il godere del cibo, del vino, della musica e dell'erotismo dovrebbe contribuire alla crescita di un individuo e alla comprensione del dolore, e quindi ad una visione più ampia dell'esistenza che non si fondi sulla negazione del dolore. L'accettazione del dolore come componente inevitabile dell'esistenza, dovrebbe portare ognuno di noi, compreso chi ci governa, ad un atteggiamento responsabile verso se stessi e verso l'altro.
infatti Arte, l'autrice - e noi con lei - non invoca il cilicio.
Manuela dici cose giustissime.
L'autrice qui non esprime una sua opinione, ma disquisisce sul piacere greco come dolcezza, mollezza, oblio.
"Eros ha a che fare con hypnos, l'abbiamo visto nell'episodio della seduzione di Zeus da parte di Era. Il desiderio che noi vediamo ordinariamente come eccitazione, è per gli antichi soprattutto paralisi, siderazione, pietrificazione. Le ginocchia che si sciolgono sono ginocchia che non possono correre e balzare in avanti. Il compimento stesso dell'atto e il tipo di voluttà che questo provoca sono un abbandono, affine alla stanchezza".
"Non è un caso, quindi, se gli antichi associano il riposo, l'erotismo e il divertimento conviviale ad una stessa posizione del corpo, ad uno stesso pezzo di arredamento. In Grecia e a Roma, si dorme, si fa l'amore e si cena semisdraiati su comodi letti (...)
Il piacere è ipnotico, il piacere è pigrizia. Platone riprende questa visione arcaica della dolcezza, ma vi aggiunge, insistiamo, un'idea in più: hedoné non può essere consumata a piccole dosi, compatibilmente con una vita ndustriosa ed equilibrata, perché il desiderio è insaziabile. (...)
ecco perché l'etica platonica non si riduce ad un invito alla moderazione, come se si trattasse di attenuare un eccesso nell'esperienza della sensazione, ma prospetta, invece, una ascetica astinenza..."
Va detto che Platone era così severo perché reagiva ad un'altra "scuola di pensiero" che invocava invece un continuo godersi la vita, impersonata da Callicle nel Gorgia.
E si torna alla sana via di mezzo.
Nono, l'avevo capito che non era l'autrice! La mia era piuttosto una riflessione sul fatto che è curioso come appena si parla di cura per il bene comune subito qualcuno associa a termini come cilicio, bacchettone, baciapile ecc.
O "bordello", come se questo fosse l'antitesi del cilicio.
arte: in Italia ora ci vorrebbe uno sciopero delle parole, di cui si fa quotidianamente scempio appunto tramite associazioni indebite e personalissime... (non mi riferisco al commento di Riccardo, che in questo caso ha ben percepito qui in Platone la nostalgia per la "ascetica astinenza")
L'ascetica astinenza però non equivale affatto al cilicio...
Comunque quest'ultima cosa non ha molto a che vedere col post, quindi scusate, mi cheto.
no no, è vero.
Il Nostro ha fatto tutto il possibile, come dicono quelli di Caterpillar, ora toccherebbe agli altri fare qualcosa (di sinistra).
Scusate la prosaicità e forse il fuori tema.
giannitos, il tema ormai è Unico...direi Onnicomprensivo.
Platone non aveva fatto i conti con la nuance della Res Publica. Che e'diventata la RES...PUBICA, almeno da noi...
ciao -e bello scambio questo.
vero sukun...ben ritrovato!
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