Quanta paura. Non esiste il problema di un punto di equilibrio, nel momento in cui si pensa di perdere qualcosa di sé, abbiamo deciso di non darci all'altro. E non è vero che l'amore ti mette le ali per segarti le gambe... ;-)
@Zefirina, anch'io faccio sempre lo stesso errore (che poi forse è la ragione per cui poi le cose alla lunga non funzionano).
@Lophelia: Diciamo che, idealmente, non dovrebbe esserci bisogno di nessun equilibrio, perchè se uno è veramente in possesso di tutto se stesso, il necessario sviluppo del processo è dare se stesso all'altro. Idealmente.
mucca: la paura è proporzionale al rispetto per se stessi e per l'altro. Il possesso di sé lo intendo in senso non egoistico, ma nel senso del non lasciarsi espropriare, nel non perdere totalmente il controllo sulle proprie azioni e reazioni - nel non mancare di rispetto a noi stessi. Forse il possesso ideale di sé di cui parla anche Arte, che ti rende saldo nell'abbandonarti all'altro. Ma io proprio perché credo che sia un concetto teorico continuo a vederlo come il filo sottile di una lama. Può essere facile darsi all'altro solo se lo facciamo con qualche riserva, qualche via d'uscita, ammortizzatore o paracadute di varia natura, ma allora è completamente un altro discorso.
iko: la foto è di una coreografia di Simona Bucci del 2002, "Di ombre cerchiati gli occhi", presentato alla Biennale Danza di Venezia. "Un ritratto al femminile che procede per stati emozionali tradotti in variazioni di qualità e tessitura del movimento" (F.Pedroni su Danza&Danza). Per questa foto delle prove ho usato una sola fonte di luce, e gli specchi e il legno chiaro dell'ambiente hanno schiarito le ombre. Spero di essere stata esauriente:)
zefirina: dimenticarsi di sé, darsi senza riserve secondo me è bellissimo. Per come ti conosco mi sembri ben salda da poterlo fare senza ammortizzatori e senza rischi.
arte: appunto, come dicevo a mucca la teoricità (si può dire??) del concetto non mi fa abbandonare l'immagine dell'equilibrio. Per ora almeno, poi chissà, il bello è che siamo sempre in divenire.
Ciao Lophelia! Ogni tanto ritorno... Punto d'equilibrio fra il possesso di sè e il darsi all'altro, difficilissimo equilibrio, dandomi mi sporgo sempre troppo...e cadooooooo! La foto è bellissima! E le parole che hai scelto per accompagnarla sono "il giusto equilibrio"!
Cara Lophel, io ti inviterei a partecipare a un meme! Ovvero: ti ho nominata, lo so, storcerai il naso, ma l'ho fatto! Se vuoi passare a dare un'occhiata... Un abbraccio!
Danda: anch'io cado spesso, e ad ogni caduta s'impara (forse) a spostare un po' il baricentro...passo subito a vedere il meme, grazie! un bacione e a presto .
@ Lo: Vuoi dire che la paura è inversamente proporzionale al rispetto di sé e dell'altro. Più sei consapevole di te e del tuo agire e più sei in grado di rispettare l'altra persona? Forse. È vero che è nel darsi che si scopre altre parti di noi stessi.
Però si torna ad un discorso già affrontato: non è vero che possiamo affrontare un rapporto solo se stiamo bene con noi stessi, non è vero che altrimenti significa proiettare sull'altro i nostri bisogni. Non si può andare avanti guardando sempre dove sta l'uscita di sicurezza, assicurandoci che questa non sia intralciata. Che ansia. Credo che sia più giusto vivere la cosa in divenire, giorno per giorno, così si danno le risposte solo alle cose che ci troviamo di fronte.
mucca: intanto grazie per aver proseguito la discussione. Pensavo di averti irritato irrimediabilmente e fatto fuggire dal mio blog. Però io questa cosa della paura legata al rispetto la ribadisco. Forse prendo troppo sul serio la possibilità di ferirsi a vicenda: ma so per certo - per fare l'esempio più banale - che non voglio mentire all'altra persona. La decisione di lasciare la libertà per darsi all'altro per me non prevede vie di uscita che non siano il ritornare nuovamente soli, con tutta la sofferenza da attraversare in questi casi. Uscite di sicurezza non ne cerco, per spiegarmi meglio dove forse sono stata fraintesa: gli ammortizzatori, le uscite di sicurezza che rendono facile lasciarsi andare ci sono quando uno dei due è sfuggente o non è libero, quando si accetta il rischio di tradire, quando quello che ci muove verso l'altro è soprattutto "bisogno di fuga da se stessi" come succede quando non si sta bene...ora sì che ti avrò irritato ma io la sento così. Quando si sta bene si ama in modo diverso da quando si sta male.
Con questo ognuno ha la verità che deriva dalla propria esperienza, quella assoluta per fortuna non esiste...
Ed è verissimo quello che dici, che darsi all'altro fa scoprire nuove parti di sé. Che vivere la cosa in divenire, giorno per giorno è giusto: e soprattutto è l'unica cosa da fare.
15 Comments:
per me...e a quest'ora...è troppo complicato.
un saluto come al solito senza commento :)
ciao
Primule
Quanta paura.
Non esiste il problema di un punto di equilibrio, nel momento in cui si pensa di perdere qualcosa di sé, abbiamo deciso di non darci all'altro.
E non è vero che l'amore ti mette le ali per segarti le gambe...
;-)
mucca, m'hai spiazzata, così non l'avevo pensata!
mo me tocca riflettrci su...
;-)
Lo, ma qualche notizia in più su la foto?
mi dimentico di me quando mi dò a qualcun altro
@Zefirina, anch'io faccio sempre lo stesso errore (che poi forse è la ragione per cui poi le cose alla lunga non funzionano).
@Lophelia: Diciamo che, idealmente, non dovrebbe esserci bisogno di nessun equilibrio, perchè se uno è veramente in possesso di tutto se stesso, il necessario sviluppo del processo è dare se stesso all'altro.
Idealmente.
Perchè io le cose, in teoria, le so tutte.
Che poi è quello che dice Mucca, solo visto da un'angolazione leggermente diversa (date forse anche le coordinate geografiche).
Primule: grazie del saluto, a presto:)
mucca: la paura è proporzionale al rispetto per se stessi e per l'altro.
Il possesso di sé lo intendo in senso non egoistico, ma nel senso del non lasciarsi espropriare, nel non perdere totalmente il controllo sulle proprie azioni e reazioni - nel non mancare di rispetto a noi stessi.
Forse il possesso ideale di sé di cui parla anche Arte, che ti rende saldo nell'abbandonarti all'altro. Ma io proprio perché credo che sia un concetto teorico continuo a vederlo come il filo sottile di una lama.
Può essere facile darsi all'altro solo se lo facciamo con qualche riserva, qualche via d'uscita, ammortizzatore o paracadute di varia natura, ma allora è completamente un altro discorso.
iko: la foto è di una coreografia di Simona Bucci del 2002, "Di ombre cerchiati gli occhi", presentato alla Biennale Danza di Venezia. "Un ritratto al femminile che procede per stati emozionali tradotti in variazioni di qualità e tessitura del movimento" (F.Pedroni su Danza&Danza).
Per questa foto delle prove ho usato una sola fonte di luce, e gli specchi e il legno chiaro dell'ambiente hanno schiarito le ombre.
Spero di essere stata esauriente:)
zefirina: dimenticarsi di sé, darsi senza riserve secondo me è bellissimo. Per come ti conosco mi sembri ben salda da poterlo fare senza ammortizzatori e senza rischi.
arte: appunto, come dicevo a mucca la teoricità (si può dire??) del concetto non mi fa abbandonare l'immagine dell'equilibrio.
Per ora almeno, poi chissà, il bello è che siamo sempre in divenire.
Ciao Lophelia!
Ogni tanto ritorno...
Punto d'equilibrio fra il possesso di sè e il darsi all'altro, difficilissimo equilibrio, dandomi mi sporgo sempre troppo...e cadooooooo!
La foto è bellissima!
E le parole che hai scelto per accompagnarla sono "il giusto equilibrio"!
Cara Lophel, io ti inviterei a partecipare a un meme!
Ovvero: ti ho nominata, lo so, storcerai il naso, ma l'ho fatto!
Se vuoi passare a dare un'occhiata...
Un abbraccio!
Danda: anch'io cado spesso, e ad ogni caduta s'impara (forse) a spostare un po' il baricentro...passo subito a vedere il meme, grazie! un bacione e a presto .
come diceva un mio ex (sti ex che mo li cito spesso) barcollo ma non mollo
arte mi accorgo sempre di più che "sentiamo" spesso le cose nello stesso modo
@ Lo:
Vuoi dire che la paura è inversamente proporzionale al rispetto di sé e dell'altro.
Più sei consapevole di te e del tuo agire e più sei in grado di rispettare l'altra persona? Forse. È vero che è nel darsi che si scopre altre parti di noi stessi.
Però si torna ad un discorso già affrontato: non è vero che possiamo affrontare un rapporto solo se stiamo bene con noi stessi, non è vero che altrimenti significa proiettare sull'altro i nostri bisogni.
Non si può andare avanti guardando sempre dove sta l'uscita di sicurezza, assicurandoci che questa non sia intralciata. Che ansia.
Credo che sia più giusto vivere la cosa in divenire, giorno per giorno, così si danno le risposte solo alle cose che ci troviamo di fronte.
magari ho banalizzato troppo
mucca: intanto grazie per aver proseguito la discussione. Pensavo di averti irritato irrimediabilmente e fatto fuggire dal mio blog.
Però io questa cosa della paura legata al rispetto la ribadisco. Forse prendo troppo sul serio la possibilità di ferirsi a vicenda: ma so per certo - per fare l'esempio più banale - che non voglio mentire all'altra persona.
La decisione di lasciare la libertà per darsi all'altro per me non prevede vie di uscita che non siano il ritornare nuovamente soli, con tutta la sofferenza da attraversare in questi casi.
Uscite di sicurezza non ne cerco, per spiegarmi meglio dove forse sono stata fraintesa: gli ammortizzatori, le uscite di sicurezza che rendono facile lasciarsi andare ci sono quando uno dei due è sfuggente o non è libero, quando si accetta il rischio di tradire, quando quello che ci muove verso l'altro è soprattutto "bisogno di fuga da se stessi" come succede quando non si sta bene...ora sì che ti avrò irritato ma io la sento così. Quando si sta bene si ama in modo diverso da quando si sta male.
Con questo ognuno ha la verità che deriva dalla propria esperienza, quella assoluta per fortuna non esiste...
Ed è verissimo quello che dici, che darsi all'altro fa scoprire nuove parti di sé. Che vivere la cosa in divenire, giorno per giorno è giusto: e soprattutto è l'unica cosa da fare.
magari ho complicato troppo
ma no, è veramente così. L'equilibrio si perde, non ti appartieni più come prima, e ti spaventa il lavoro che dovresti fare per riconquistarti.
Posta un commento
<< Home