I 40 anni del White album
A me piacevano, i Beatles (e anche i Rolling Stones).
Il White album lo scoprii nell'anno dei miei sedici anni. Rocky Raccoon era un profumo indiano alla verbena, Why don't we do it in the road il soprannome del più sveglio della classe accanto, While my guitar gently weeps la colonna sonora dei sogni romantici, Helter Skelter un vago presagio del sesso.
Quell'anno ci sbatterono insieme ad un'altra classe sfigata in una succursale, una dimora di suore, era sempre in centro ma per noi era un'emarginazione sociale terribile, un marchio di fronte a tutto il resto del liceo oltre alla punizione di non poter più vedere "quelli più grandi".
Fu anche l'occasione in cui scoprimmo l'ipocrisia di certi capetti "di sinistra", per i quali era inammissibile che per una volta fossimo noi di una classe sconosciuta, e non loro -i soliti- a chiedere l'assemblea d'istituto mensile. Per di più per parlare di questo problema della succursale di cui a loro non poteva fregar di meno - mentre quello sì che era un vero caso di discriminazione sociale, verso due classi in cui nessuno aveva genitori socialmente significativi.
In quell'inizio di inverno cupo, una mattina mentre aspettavamo in giardino la prima campanella arrivò la notizia della morte di John Lennon.
Poi in maggio nel giardino fiorirono i ciliegi, intanto avevamo fatto amicizia con quelli della classe accanto con cui l'anno dopo saremmo diventati un'unica classe, e alcuni di loro sono ancora oggi i miei migliori amici, tesori preziosi e insostituibili.
Fu anche l'occasione in cui scoprimmo l'ipocrisia di certi capetti "di sinistra", per i quali era inammissibile che per una volta fossimo noi di una classe sconosciuta, e non loro -i soliti- a chiedere l'assemblea d'istituto mensile. Per di più per parlare di questo problema della succursale di cui a loro non poteva fregar di meno - mentre quello sì che era un vero caso di discriminazione sociale, verso due classi in cui nessuno aveva genitori socialmente significativi.
In quell'inizio di inverno cupo, una mattina mentre aspettavamo in giardino la prima campanella arrivò la notizia della morte di John Lennon.
Poi in maggio nel giardino fiorirono i ciliegi, intanto avevamo fatto amicizia con quelli della classe accanto con cui l'anno dopo saremmo diventati un'unica classe, e alcuni di loro sono ancora oggi i miei migliori amici, tesori preziosi e insostituibili.
Etichette: come eravamo, liceo, musicale
11 Comments:
Come dimenticare quei ciliegi.
Io di quell'anno ho un ricordo vivido, quasi fisico, olfattivogustativo: i panini con la mortadella che vendevano da un banchetto nel giardino delle suore, l'odore di quella classe, il teatro dove facevamo "ginnastica", le assemblee non autorizzate con la voce nasale del vicepreside che tuonava "È contro la legge!" un cappotto blu che avevo io con la stoffa che faceva i pallini, le canzoni dei Beatles che continuavamo a scriverci sui diari come mantra, io che sto alla lavagna a fare i sali di chimica, e poi anche il sapore di un certo latte scremato, e il profumo era Anaïs Anaïs...
A me non piacevano i Rolling Stones. Troppo espliciti. V
in
Oddio nell'emozione m'è partito il commento!
Stavo concludendo:
Vivevo in una specie di campana di vetro dove c'era posto solo per John, Paul, George e Ringo.
Beata infanzia.
Troppe cose in quell'anno. La scoperta dell'architettura dei templi greci, i cambi d'ora in quel corridoio strettissimo che segnavano i primi scambi con "gli altri". I panini con la mortadella li avevo rimossi, ma mi hai fatto tornare in mente la coppa:D
E' vero, ma la coppa esiste ancora? Scusate, domanda scema, ma sono vegetariano e vivo in un Paese dove la coppa non l'hanno mai vista nemmeno in fotografia, quindi fuori dal giro coppa.
Sono ricordi di consumi musicali lenti e meditati, contrapposti alla velocita' supersonica del presente.
Si discuteva, Marco e io, come vecchi babbioni, passando in Brick Lane qualche sera fa, che i testi non esistono piu' e che se un cantautore si azzardasse a passare di li' e a fermarsi a strimpellare la sua chitarrina lo prenderebbero a bottigliate.
Le parole fanno pensare, via via le parole, solo unz unz e bassi subsonici.
(Che vecchio babbione che sono diventato, lo so, mi spavento da solo).
La coppa (che il nostro paninaro del liceo pronunciava con la "o" stretta) esiste ancora, confermo.
Anche a me viene spesso da fare discorsi da vecchia babbiona del tipo "ai nostri tempi tutto era meglio". Riguardo ai testi però considera che -incredibilmente- qui in Italia c'è un vasto pubblico di giovanissimi che ama De Andrè, Guccini e addirittura Lolli (me lo conferma un'amica insegnante), quindi forse non tutto il pensiero è perduto. Riguardo al "produrre" testi ci sono poche eccezioni (pensando sempre all'Italia) ma ci sono, i soliti Marlene Kuntz, Offlaga Disco Pax etc.(etc.?). E con questo avrò perso anche quei pochi lettori rimasti, Fabio compreso:)
Pero' insomma, si conferma che la produzione di testi e' cosa del passato se le nuove leve ascoltano i cantautori che ascoltavamo noi invece di attingere alla propria generazione (con le eccezioni che indichi tu).
No, che perdere lettori, io rimarro' fedele nei secoli a Fotosensibile!
Babbiona numero tre a rapporto.
Il tizio dei panini pronunciava anche "mortadella" con la e chiusa, se per questo.
Sui testi, secondo me finchè è vivo Leonard Cohen non tutto è perduto. Ma ce ne sono anche altri, che diamine, non esageriamo.
arte: rileggevo ora il tuo primo commento...il sapore di un certo latte scremato...sapore??:-(
Concordo su Cohen ma non so se così smentiamo o confermiamo le tesi di Fabio...
Sapore perchè io ci aggiungevo UN cucchiaino UNO di cacao...
ahhhhh.....
:D
Posta un commento
<< Home