Il segno inspiegabile
"Il teatro è il luogo rituale e strategico dove qualcosa è chiamato dall'ombra a riaccadere in luce. Il teatro della Fortezza è teatro. Il mito è la Colpa. La domanda è di perdono. Il segno inspiegabile è la dignità, l'oscura nobiltà di ognuno."
Maurizio Buscarino, "Il segno inspiegabile", ed.Titivillus 2008
Non molto tempo fa vidi sul giornale la notizia di una mostra di fotografie di teatro nel foyer della Pergola. Chiamai per sapere l'orario di apertura e mi fu detto che era visibile solo per il pubblico degli spettacoli. Di andare a teatro non avevo voglia ma non mi arresi, e una sera che passavamo davanti al teatro decisi di entrare facendo la gnorri e chiedere se era possibile vedere la mostra. Una persona gentile ci disse di attendere l'intervallo, a cui mancava una decina di minuti. Al momento di salire nel foyer qualcuno del personale del teatro ci guardò perplesso, ma a quel punto era fatta. Le prime foto che mi trovai davanti furono degli enormi ritratti di uomini a torso nudo, alcuni dei quali tatuati, ognuno con un coniglio in mano. Un bianconero bellissimo, neri profondi e leggibili in ogni dettaglio, bianchi di avorio luminoso. Una luce morbida contrariava il carattere dei volti vissuti e faceva brillare angelicamente i loro occhi.
Maurizio Buscarino, "Il segno inspiegabile", ed.Titivillus 2008
Non molto tempo fa vidi sul giornale la notizia di una mostra di fotografie di teatro nel foyer della Pergola. Chiamai per sapere l'orario di apertura e mi fu detto che era visibile solo per il pubblico degli spettacoli. Di andare a teatro non avevo voglia ma non mi arresi, e una sera che passavamo davanti al teatro decisi di entrare facendo la gnorri e chiedere se era possibile vedere la mostra. Una persona gentile ci disse di attendere l'intervallo, a cui mancava una decina di minuti. Al momento di salire nel foyer qualcuno del personale del teatro ci guardò perplesso, ma a quel punto era fatta. Le prime foto che mi trovai davanti furono degli enormi ritratti di uomini a torso nudo, alcuni dei quali tatuati, ognuno con un coniglio in mano. Un bianconero bellissimo, neri profondi e leggibili in ogni dettaglio, bianchi di avorio luminoso. Una luce morbida contrariava il carattere dei volti vissuti e faceva brillare angelicamente i loro occhi.
Conoscevo il lavoro di Maurizio Buscarino ma non lo avevo mai visto dal vivo. Questi suoi ritratti aprivano la mostra, che proseguiva nel foyer con i lavori di altri fotografi dei quali, onestamente, non ricordo nulla. Il confronto era impari, troppa la forza di queste immagini. Sono tratte da un lungo lavoro sul teatro nelle carceri, in particolare sulla Compagnia della Fortezza di Volterra, e si ritrovano in questo libro. Il coniglio è Abele ovviamente, tra le mani di Caino.
Etichette: fotografia, Maestri
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