Non faccio collezioni (e voi?) perché contraria all'idea dell'accumulo, ma se ne facessi collezionerei fotografie trovate al Mercato delle Pulci. Riesco a perdermi per delle ore in quelle scatole piene di vite passate.
non faccio collezioni, non le faccio più, le facevo da bambina. Ho smesso presto, dopo aver visto gli effetti di quella di tartarughe di mio papà: la casa invasa, un incubo. Però adoro le fotografie trovate al Mercato delle Pulci, mi fermo a guardarle soprattutto all'estero, non so perchè. E non riesco a buttare le fotografie, mi fa star male, anche quando sono brutte. Ho scoperto un paio di mesi fa che mia mamma si era liberata di vecchie foto di famiglia, doppioni, smorfie o sfocature: le aveva strappate, retaggio di antiche superstizioni. Le ho riprese dalla differenziata. Lo so, è una malattia. Quasi quasi comincio una collezione.
certo, collezionare qualcosa che tende a riprodursi è rischioso!
anch'io al tuo posto avrei ripescato le foto...io vorrei riuscire a scannerizzare tutte quelle che i miei conservano negli album dagli anni'50 ad oggi... no, non è una malattia, per dirla con Manfredi!
E anch'io guardo (e compro) le foto al mercato delle pulci, specialmente in Italia, perchè (con qualche eccezione per el foto tedesche) le foto di italiani sono sempre le più belle. Qualcuno mi spieghi perchè.
Per il resto, non colleziono niente, solo ricordi, vecchie lettere, diari, diari scolastici, bigliettini che ci mandavamo a scuola, pagelle, vecchi libri di ricette e vecchi libri di preghiere (allucinanti, ci farò un post)
Io mi definisco spesso uno scollezionista di dischi, nel senso che mi piace avere un po' di tutto, senza un ordine definito a priori.
Forse e' questa la vera differenza, quella tra collezione (noiosa, completista, prevedibile, nevrotica) e scollezione (che si genera da se' e segue direzioni proprie e imprevedibili, quindi vitale).
Comunque si', alla fine la mia scollezione di dischi racconta la mia vita piu' ancora delle mie foto.
Io amo moltissimo invece l'idea della collezione e dell'accumulo, con una velletità anche archivistica tuttavia contraddetta dall'essere smodatamente pigrona. Tuttavia colleziono: sciarpine di seta et scarpette colla punta tonda. Poi per un periodo avevo parto una collezione serissima di oggetti di pessimo gusto. Annoveravo accendini a forma di tazza der cesso, e bomboniere madreperlate a guisa di ananansso che suola tromba. Ma poi la trovai una cosa cattivissima questa collezione e la piantai. (uhm potrei fare un post su questa collezione potrei, mo ce penso...)
Io amo moltissimo invece l'idea della collezione e dell'accumulo, con una velletità anche archivistica tuttavia contraddetta dall'essere smodatamente pigrona. Tuttavia colleziono: sciarpine di seta et scarpette colla punta tonda. Poi per un periodo avevo parto una collezione serissima di oggetti di pessimo gusto. Annoveravo accendini a forma di tazza der cesso, e bomboniere madreperlate a guisa di ananansso che suola tromba. Ma poi la trovai una cosa cattivissima questa collezione e la piantai. (uhm potrei fare un post su questa collezione potrei, mo ce penso...)
arte: i bigliettini che ci mandavamo a scuola ce li ho anch'io ma non la considero una collezione essendo una raccolta chiusa per evidenti cause spaziotemporali...se per collezione si intende semplicemente conservare ricordi penso nessuno ne sia immune... i vecchi libri di preghiere invece mi sconcertano di più.
fabio: soprattutto i dischi hanno un utilizzo (scusa il termine brutale), per cui non li associo all'idea di accumulo fine a se stesso tipica delle collezioni. E poi sono d'accordo, il principio dell'autogenerazione è vitale, e opposto alla natura mortifera della classificazione:)
zaub: nella mia breve e conflittuale carriera di fotografa di matrimoni ne ho raccolte tante di bomboniere assurde che poi buttavo regolarmente (a parte una consistente in un fiaschetto di vinsanto - pieno), ma l'ananasso suonatore di tromba mi è mancato!
però mi hai còlto in flagrante: mi sono ricordata che anch'io colleziono sciarpe e sciarpine di tutte le sfumature di colori e materiali...ed è una collezione di cui non vedo la fine! (tuttavia poi le uso, e questo mi libera la coscienza dal peccato di accumulo, anzi comincerò a usarne sette o otto per volta)
Vero, una collezione non è fatta di oggetti che si usano, ma di oggetti di contemplazione. Però quando Fabio parla di disci, è pure vero che i disci in vinile sono oggetti il cui significato può prescindere dall'uso, ma fissarsi sul possesso, quindi si può parlare, nel'accezione Lophelianamente giusta, di collezione. Io colleziono pietre, ma non pietre dure, come chessò, quarzi, ametiste, eccetera (di quelle fa collezione mia moglie) quanto di sassi, concrezioni minerali apparentemente di scarso valore ma dalle superfici e dalle forme sorprendenti. Le vecchie fotografie che si trovano nei mercatini le prendo, ma non con lo spirito della collezione, giacchè le metto nel mio vasto magazzino di immagini (che uso) insieme ad altri supporti e immagini di vario genere.
Meno male che non ho scritto che faccio collezione di sassi, si potrebbe pansare che lo faccio apposta.
C'è da dire però che la mia non è una vera collezione, in quanto consta di soli tre pezzi, uno dei quali si trova in una libreria non mia in Italia, e non verrà (presumo) mai ampliata.
Colleziono anche gioielli con ametisti, uno per ogni anno, e ho iniziato a 40 anni per colpa di Rodo che mi regalò il primo. Ma questa non rientra nei criteri collezionistici perchè i gioielli li uso.
mauro: ecco, io sono possessiva con i miei libri di fotografia, ma sto cercando di superarlo...mi piacerebbe avere una biblioteca mentale al posto di quella fisica, per liberarmi dalle cose materiali come già dicevo qui.
anch'io ho dei sassi...
arte: io ne ho pochi, tutti in soggiorno. Alcuni vengono dal letto di un fiume, altri dalle Eolie tra cui uno bellissimo rosso-rosa da Alicudi, ovale e poroso.
le ametiste mi ricordano una storia di Paperino tra le mie preferite, l'Ametista mai vista...
giardigno: beh non te lo so spiegare ma lo capisco, io non entro in certi negozietti di cose vecchie perché sarei capace di portarmi a casa le cose più assurde!
Di sassi ne ho davvero parecchi. Alcuni sacchi li devo tenere in cantina per ragioni di spazio. Me li ritrovo tra i miei oggetti di lavoro, nei cassetti; altri li tengo in piccoli sacchetti da cui li estraggo per osservarli e toccarli a lungo con grande piacere. Qualche volta mi sono portato a casa dei macigni. Ho perfino un amico che ogni tanto me ne potra qualcuno.
Tutto è cominciato con la adolescenziale mania di infilarmeli in tasca e ora me ne trovo talmente tanti che posso davvero parlare di collezione.
Più tardi, quando già mi potevo considerare un collezionista navigato ho trovato queste acconce parole alla fine del romanzo di Ernst Junger "Heliopolis" che mi sembrano degne di essere riportate.
"non appena una decisa volontà si volge a detrminati oggetti, compare anche il senso. Questo vale soprattutto per le collezioni. in questo caso c'è un limite presso il quale tutto guadagna in qualità. E anche se si volessero collezionare pietre, dopo un sufficente esercizio di perseveranza si raggiungerebbe il punto nel quale i nostri sforzi assumerebbero un senso".
Rileggendoti, Lophelia: dici che sei possessiva coi tuoi libri di fotografia, e che stai cercando di superarlo... Ecco, io invece non ci provo neanche, a superare la mia possessività nei confronti dei miei libri, sarebbe una battaglia persa. Potrei dare via tutto, ma alcuni dei miei libri, mai. Ho ancora molta strada da fare per raggiungere il Nirvana.
mauro: indubbiamente qui dentro sei il Collezionista con la C maiuscola. E comunque i sassi sono belli, essenziali, tutti perfetti nella loro unicità: l'oggetto del desiderio ideale!
mmm... io ho 6 vespe (gli scooter, non gli insetti) in garage, e certo non sono oggetti di contemplazione per quanto tutte di veneranda eta' ('54, '55, '57, '58, '64, '93).
borbottano, vibrano, si vendicano, raccontano - tutte - le storie dei loro (ex) proprietari tramite i segni tangibili dell'asfalto percorso, le tracce indelebili di molte vite, di un tempo che mi ha preceduto.
umilmente rispettoso della loro integralita', cerco di riportarle - e mantenerle - in vita, perche' possano raccontare ancora, e nel frattempo far vibrare, sull'asfalto, anche me.
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non faccio collezioni, non le faccio più, le facevo da bambina. Ho smesso presto, dopo aver visto gli effetti di quella di tartarughe di mio papà: la casa invasa, un incubo.
Però adoro le fotografie trovate al Mercato delle Pulci, mi fermo a guardarle soprattutto all'estero, non so perchè.
E non riesco a buttare le fotografie, mi fa star male, anche quando sono brutte. Ho scoperto un paio di mesi fa che mia mamma si era liberata di vecchie foto di famiglia, doppioni, smorfie o sfocature: le aveva strappate, retaggio di antiche superstizioni. Le ho riprese dalla differenziata. Lo so, è una malattia.
Quasi quasi comincio una collezione.
certo, collezionare qualcosa che tende a riprodursi è rischioso!
anch'io al tuo posto avrei ripescato le foto...io vorrei riuscire a scannerizzare tutte quelle che i miei conservano negli album dagli anni'50 ad oggi...
no, non è una malattia, per dirla con Manfredi!
Ah beh io da sempre colleziono foto.
E anch'io guardo (e compro) le foto al mercato delle pulci, specialmente in Italia, perchè (con qualche eccezione per el foto tedesche) le foto di italiani sono sempre le più belle.
Qualcuno mi spieghi perchè.
Per il resto, non colleziono niente, solo ricordi, vecchie lettere, diari, diari scolastici, bigliettini che ci mandavamo a scuola, pagelle, vecchi libri di ricette e vecchi libri di preghiere (allucinanti, ci farò un post)
Io mi definisco spesso uno scollezionista di dischi, nel senso che mi piace avere un po' di tutto, senza un ordine definito a priori.
Forse e' questa la vera differenza, quella tra collezione (noiosa, completista, prevedibile, nevrotica) e scollezione (che si genera da se' e segue direzioni proprie e imprevedibili, quindi vitale).
Comunque si', alla fine la mia scollezione di dischi racconta la mia vita piu' ancora delle mie foto.
Io amo moltissimo invece l'idea della collezione e dell'accumulo, con una velletità anche archivistica tuttavia contraddetta dall'essere smodatamente pigrona.
Tuttavia colleziono:
sciarpine di seta et scarpette colla punta tonda.
Poi per un periodo avevo parto una collezione serissima di oggetti di pessimo gusto. Annoveravo accendini a forma di tazza der cesso, e bomboniere madreperlate a guisa di ananansso che suola tromba.
Ma poi la trovai una cosa cattivissima questa collezione e la piantai.
(uhm potrei fare un post su questa collezione potrei, mo ce penso...)
Io amo moltissimo invece l'idea della collezione e dell'accumulo, con una velletità anche archivistica tuttavia contraddetta dall'essere smodatamente pigrona.
Tuttavia colleziono:
sciarpine di seta et scarpette colla punta tonda.
Poi per un periodo avevo parto una collezione serissima di oggetti di pessimo gusto. Annoveravo accendini a forma di tazza der cesso, e bomboniere madreperlate a guisa di ananansso che suola tromba.
Ma poi la trovai una cosa cattivissima questa collezione e la piantai.
(uhm potrei fare un post su questa collezione potrei, mo ce penso...)
arte: i bigliettini che ci mandavamo a scuola ce li ho anch'io ma non la considero una collezione essendo una raccolta chiusa per evidenti cause spaziotemporali...se per collezione si intende semplicemente conservare ricordi penso nessuno ne sia immune...
i vecchi libri di preghiere invece mi sconcertano di più.
fabio: soprattutto i dischi hanno un utilizzo (scusa il termine brutale), per cui non li associo all'idea di accumulo fine a se stesso tipica delle collezioni.
E poi sono d'accordo, il principio dell'autogenerazione è vitale, e opposto alla natura mortifera della classificazione:)
zaub: nella mia breve e conflittuale carriera di fotografa di matrimoni ne ho raccolte tante di bomboniere assurde che poi buttavo regolarmente (a parte una consistente in un fiaschetto di vinsanto - pieno), ma l'ananasso suonatore di tromba mi è mancato!
però mi hai còlto in flagrante: mi sono ricordata che anch'io colleziono sciarpe e sciarpine di tutte le sfumature di colori e materiali...ed è una collezione di cui non vedo la fine!
(tuttavia poi le uso, e questo mi libera la coscienza dal peccato di accumulo, anzi comincerò a usarne sette o otto per volta)
Vero, una collezione non è fatta di oggetti che si usano, ma di oggetti di contemplazione. Però quando Fabio parla di disci, è pure vero che i disci in vinile sono oggetti il cui significato può prescindere dall'uso, ma fissarsi sul possesso, quindi si può parlare, nel'accezione Lophelianamente giusta, di collezione.
Io colleziono pietre, ma non pietre dure, come chessò, quarzi, ametiste, eccetera (di quelle fa collezione mia moglie) quanto di sassi, concrezioni minerali apparentemente di scarso valore ma dalle superfici e dalle forme sorprendenti.
Le vecchie fotografie che si trovano nei mercatini le prendo, ma non con lo spirito della collezione, giacchè le metto nel mio vasto magazzino di immagini (che uso) insieme ad altri supporti e immagini di vario genere.
Meno male che non ho scritto che faccio collezione di sassi, si potrebbe pansare che lo faccio apposta.
C'è da dire però che la mia non è una vera collezione, in quanto consta di soli tre pezzi, uno dei quali si trova in una libreria non mia in Italia, e non verrà (presumo) mai ampliata.
Colleziono anche gioielli con ametisti, uno per ogni anno, e ho iniziato a 40 anni per colpa di Rodo che mi regalò il primo. Ma questa non rientra nei criteri collezionistici perchè i gioielli li uso.
Insomma ce n'è per tutti.
ho comprato una vecchia pagina dell'atlante del granducato. Non so spiegarmelo...
mauro: ecco, io sono possessiva con i miei libri di fotografia, ma sto cercando di superarlo...mi piacerebbe avere una biblioteca mentale al posto di quella fisica, per liberarmi dalle cose materiali come già dicevo qui.
anch'io ho dei sassi...
arte: io ne ho pochi, tutti in soggiorno. Alcuni vengono dal letto di un fiume, altri dalle Eolie tra cui uno bellissimo rosso-rosa da Alicudi, ovale e poroso.
le ametiste mi ricordano una storia di Paperino tra le mie preferite, l'Ametista mai vista...
giardigno: beh non te lo so spiegare ma lo capisco, io non entro in certi negozietti di cose vecchie perché sarei capace di portarmi a casa le cose più assurde!
Di sassi ne ho davvero parecchi. Alcuni sacchi li devo tenere in cantina per ragioni di spazio. Me li ritrovo tra i miei oggetti di lavoro, nei cassetti; altri li tengo in piccoli sacchetti da cui li estraggo per osservarli e toccarli a lungo con grande piacere. Qualche volta mi sono portato a casa dei macigni. Ho perfino un amico che ogni tanto me ne potra qualcuno.
Tutto è cominciato con la adolescenziale mania di infilarmeli in tasca e ora me ne trovo talmente tanti che posso davvero parlare di collezione.
Più tardi, quando già mi potevo considerare un collezionista navigato ho trovato queste acconce parole alla fine del romanzo di Ernst Junger "Heliopolis" che mi sembrano degne di essere riportate.
"non appena una decisa volontà si volge a detrminati oggetti, compare anche il senso. Questo vale soprattutto per le collezioni. in questo caso c'è un limite presso il quale tutto guadagna in qualità. E anche se si volessero collezionare pietre, dopo un sufficente esercizio di perseveranza si raggiungerebbe il punto nel quale i nostri sforzi assumerebbero un senso".
Rileggendoti, Lophelia: dici che sei possessiva coi tuoi libri di fotografia, e che stai cercando di superarlo...
Ecco, io invece non ci provo neanche, a superare la mia possessività nei confronti dei miei libri, sarebbe una battaglia persa. Potrei dare via tutto, ma alcuni dei miei libri, mai.
Ho ancora molta strada da fare per raggiungere il Nirvana.
:D
mauro: indubbiamente qui dentro sei il Collezionista con la C maiuscola.
E comunque i sassi sono belli, essenziali, tutti perfetti nella loro unicità: l'oggetto del desiderio ideale!
arte: ॐ
mmm... io ho 6 vespe (gli scooter, non gli insetti) in garage, e certo non sono oggetti di contemplazione per quanto tutte di veneranda eta' ('54, '55, '57, '58, '64, '93).
borbottano, vibrano, si vendicano, raccontano - tutte - le storie dei loro (ex) proprietari tramite i segni tangibili dell'asfalto percorso, le tracce indelebili di molte vite, di un tempo che mi ha preceduto.
umilmente rispettoso della loro integralita', cerco di riportarle - e mantenerle - in vita, perche' possano raccontare ancora, e nel frattempo far vibrare, sull'asfalto, anche me.
a.
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