09 dicembre, 2008

Vertigo

Il tema della mostra "Arte, prezzo e valore" è dei più cruciali, almeno per chi si interessa d'arte: la relazione (inafferrabile quanto concreta) tra l'opera d'arte contemporanea e il suo valore di mercato. Inseguire lungo la mostra le tracce e i tortuosi percorsi di tali dinamiche è interessante, vagamente deprimente ma soprattutto può causare vertigini e secchezza delle fauci per le capriole di senso a cui si è costretti.
Nell'opera di Cesare Pietroiusti (particolare nella foto) tremila banconote da 1 e 5 dollari sono state trattate con acido solforico, ed esposte in distribuzione gratuita al pubblico con l'avvertenza stampigliata in rosso:
“ogni transazione in denaro riguardante quest’opera invaliderà la firma del suo autore e di conseguenza trasformerà l’opera stessa in un falso”.
Eva Grubinger propone uno pseudo-Monopoli dove l'obiettivo del gioco è piazzare l'artista nelle istituzioni culturali: conta la strategia ma forse più la casualità del lancio del dado.
E Dan Perjovschi ci attira dentro la sua parete di scarabocchi (installazione site-specific, ultimamente tanto di moda) a seguire le sue ironiche riflessioni sul tema.
Non sarà forse l'assunto alla base della mostra, ma l'impressione che rimane alla fine della visita è che in questo momento storico l'arte (anche lei) sia ossessionata dal denaro.
Un'attrazione comunque reciproca sembra esserci: chi ha soldi compra sempre più spesso opere d'arte - per dirne una, anche i calciatori sono diventati collezionisti d'arte contemporanea. Magari chissà, visto che il mercato e l'economia stanno perdendo punti si potrebbe quasi immaginare - proseguendo sull'onda dei sogni ingenui di qualche post fa - che tra un po' l'arte abbia addirittura la meglio, e la gente cominci a valutare più l'arte che il denaro.

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20 Comments:

Blogger rodocrosite said...

Mi sorprenderebbe. Secondo me la gente che compra oggetti d'arte lo fa dietro consiglio del commercialista e di qualcuno che gli ha detto che ne vale la pena.
Dimmi te.
Però apprezzo il tuo ottimismo.

10:14 AM, dicembre 09, 2008  
Blogger lophelia said...

Alcuni forse, non tutti. Persone che hanno vera passione per l'arte esistono, molti non hanno i mezzi per comprarla ma altri sì.

Il mio non è ottimismo che sarebbe ottuso, casomai fiducia nelle naturali leggi del cambiamento, e soprattutto, che male c'è, voglia di sognare (come nel post I have a dream).

3:41 PM, dicembre 09, 2008  
Blogger Fabio said...

Argomento di discussione Domenica a cena, con un'artista e un collezionista. Conclusione e' stata che l'arte e' un mercato, uno dei piu' fiorenti, oggi come sempre. Del resto Fabio Capello mi pare di aver letto che possegga dei Cy Twombly originali...

Io invece penso ingenuamente che possa esistere un interesse puramente estetico, non possessivo, nei confronti dell'arte. Mi approprio delle emozioni che mi comunica, non dell'oggetto fisico.

Tra l'altro non so se riesco a spiegarmi, ma uno dei vantaggi dell'epoca della riproducibilita' artistica (dischi, musica che viaggia in rete, fotografie, ecc.) e' proprio che puoi dare un tuo contributo al lavoro dell'artista. Non spendere centinaia di migliaia di euro per comprare un originale, ma pochi euro per comprare, per esempio, un disco, facendo la tua parte per sostenere un artista che ti piace.

Trovo invece, come ho scritto altre volte, detestabile il download illegale di musica e film. Tecnicamente, si tratta di rubare a chi ti sta dando emozioni.

6:53 PM, dicembre 09, 2008  
Blogger lophelia said...

fabio: forse non ha senso la distinzione che sto per fare, ma nei confronti della musica mi sembra più facile l'approccio "non possessivo"; davanti ad un quadro o un disegno, per rimanere sul classico, mi viene voglia di avere un contatto diretto con l'energia che l'ha generato e che ancora contiene. Guardare una riproduzione non mi basta, anche se poi quasi sempre devo farmelo bastare...

10:42 PM, dicembre 09, 2008  
Blogger CICCILLO said...

sono completamente estraneo al mondo dell'arte contemporanea.
tuttavia trovo che ormai in ogni disciplina (musica, letteratura, cinema, arte, teatro, financo poesia) esistano solo due generi: il genere "nel mercato" e quello "fuori dal mercato".
naturalmente poi entrambi suddivisi nei generi tradizionali.

il genere "nel mercato" privilegia ovviamente l'aspetto edonistico e a-problematico delle varie discipline creative e ovviamente privilegia la creazione di vari brand o marchi che poi permettano addirittura il passaggio da una disciplina all'altra (es. il cantautore che diventa scrittore o regista - di cinema ma anche d'opera - o l'attrice che pubblica un disco pop e via dicendo).
il genere "fuori mercato" è diviso a sua volta fra quelli che aspirano ad entrare "nel mercato" e quelli che no.
in questo genere, accanto ad una precarietà esistenziale e materiale, che spesso assume contorni drammatici, normalmente è più presente la dimensione etica, problematica e trasformativa della creazione artistica accanto a pratiche di condivisione, autogestione e costituzioni di vario tipo di società, associazioni o cooperative indipendenti in contrapposizione con l'individualismo sfrenato degli artisti "nel mercato".

il processo dell'inglobamento delle varie arti "nel mercato" - che storicamente ha avuto varie fasi - è ormai, a mio parere, degenerato in forme talmente violente e ossessive da far rimpiangere il mecenatismo aristocratico che ha contribuito alla creazione di opere meravigliose nei secoli più lontani dal nostro.
e inoltre si accompagna ad una ideologia, ormai dominante nella nostra società, che tende a svalutare tutto ciò che è "pubblico" e glorificare ciò che è "privato".
in questo senso le arti figurative credo costituiscano una strana eccezione.
nascono per soddisfare la necessità del privato di possederle e rimirarle in casa sua e poi finiscono per essere fruite da tutti, ma ormai in un modo consumistico e massificato (vedi Musei Vaticani, Musee d'Orsay e compagnia bella) che non permette una fruizione meditata ed energetica, per usare le parole di Lophelia.
bel paradosso!

scusate un po' di pedanteria ma avevo voglia di dire queste cose su cui stavo meditando in questi giorni, anche dopo aver visto una lunga intervista di Battiato da Fazio (ne sa qualcosa Henry...)

:-)

12:00 AM, dicembre 10, 2008  
Blogger artemisia said...

Secondo me la distinzione "nel mercato" - "fuori dal mercato" è ingenua. Non credo le cose siano così semplici. Propendo per il credere che le forze di mercato siano presenti ovunque, ma che esistano varie gradazioni, da quelle incontrollate che accompagnano fenomeni di nessuna qualità ma di molto effetto mediatico, a quelle più controllate o di scarso mercato che in genere sono legate ad una qualità più alta.
Queste ultime andrebbero potenziate e sostenute da una politica culturale attiva, che veda l'arte come un bene per tutti, e che sappia usare i meccanismi dell'economia (che esistono, come quelli della fisica, e non si possono negare) per consentire a tutti un accesso non elitario e non parodistico alle varie forme d'arte.

Sogni, appunto. Ma qualcosa si fa.

2:40 PM, dicembre 10, 2008  
Blogger CICCILLO said...

mi dispiace ma non sono d'accordo.
l'economia, nonostante si appoggi alla matematica, è un'opinione o meglio è il frutto di scelte.
i soldi ci sono e vanno da una parte o dall'altra a seconda delle scelte fatte da chi li detiene.
ti faccio un esempio: io sabato, mentre tu ti godevi la sauna aromatica gentilmente allestita dai nostri F: e A., io me ne stavo al freddo e al gelo insieme ad una altra ottantina di musicisti e coristi disgraziati a fare uno Stabat di Rossini che è costato, oltre che la nostra salute, in totale (coro, orchestra, solisti e direttore) 10.000 Euro (non dico quanti in tasca mia perchè mi vergogno).
Dall'altra parte ho appena letto su un blog che l'Amministrazione Comunale con sindaca piddì che l'estate scorsa ha negato una stabilizzazione (a tempo determinato eh!) a me e altri insegnanti di musica precari (alcuni da decenni) ha speso poi per un concerto di Max Pezzali la bellezza di 117.000 e cocci Euro e per quello di Gilberto Gil (almeno era Gilberto Gil!) altri 90.000.
Il tutto all'interno di una cosa intitolata Festival dei Saperi e qualcuno mi dovrà dire cosa c'entra Max Pezzali col sapere.
Così van le cose, sono scelte e non matematica!
(Anzi se vogliamo fare due calcoli per vedere quanti insegnati precari venivano stabilizzati con 200.000 Euro o quanti concerti e mostre di artisti "fuori dal mercato" venivano allestiti...)

3:12 PM, dicembre 10, 2008  
Blogger lophelia said...

Io la penso in un altro modo ancora.
La collocazione fuori o dentro il mercato non necessariamente è indice di buona o cattiva qualità. Il nocciolo, e qui si torna al tema del post ovvero della mostra, è come l'arte entra nel mercato: ed è qui che può esserci molta differenza. Se Nan Goldin ha scattato fotografie ai suoi amanti e amici e solo dopo molto tempo ha conquistato il mercato, forse è garanzia maggiore di qualità rispetto a certi furbi funambolismi studiati appositamente per incontrare le leggi - o le scelte, certo - del mercato.
Opinione del tutto personale, come personalmente non comprerei un Damien Hirst neanche se fossi miliardaria. Comunque sto scrivendo di pancia, magari poi con più calma scrivo qualcosa di più ragionato.

5:51 PM, dicembre 10, 2008  
Anonymous Anonimo said...

Non credo che sia solo in questo momento che l'arte è ossessionata dal denaro.
L'artista è sempre stato pagato per realizzare le sue opere, praticamente niente di quello che musei e chiese contengono è stato realizzato senza compenso o richiesta pagata. Tutti, grandi o meno, hanno dato valore alla propria affermazione come artisti attraverso la monetizzazione del proprio fare. Ma da quando sono i mercanti d'arte a orientare il mercato, ops, le correnti artistiche, che di fatto ha voluto dire: speculare, tutto è cambiato e condivido le prime considerazioni fatte da Francesco. Anche se reputo veramente difficile trovare qualcuno che voglia tenersi fuori dal mercato.
E il pensiero torna al post di via della Maddalena...

7:12 PM, dicembre 10, 2008  
Blogger artemisia said...

@Francesco: Premetto che come io abbia trascorso il sabato sera non mi sembra c'entri niente col tema del post.
Ma in realtà stiamo comunque andando fuori tema.
Per concludere, vorrei precisare questo: secondo me tra il dire che l'economia è un'opinione e che l'economia è frutto di scelte c'è molta differenza, principalmente questa, che mentre la prima asserzione è una stupidaggine, la seconda è un'ovvietà. È infatti ovvio che qualsiasi linea di condotta economica riflette un certo contesto storico e sociale. Io ho scritto che le leggi di mercato vanno controllate da scelte etiche e culturali che devono esserne alla base. Questo significa economia, distribuire equamente la ricchezza. Il resto per me è speculazione, mercato selvaggio. Le leggi dell'economia esistono. Come e quando le si applica è una scelta. Politica. Chiamarsi fuori è più facile (e demagogico) che conoscerle e lavorarci.

@Lophelia: Concordo assolutamente, la collocazione fuori o dentro il mercato non ha sempre a che vedere con la qualità o meno. Fosse così semplice.

@Mucca: Non credi che il problema sia anche che le masse non vengono educate all'arte, e quindi non percepiscono più ciò che è bello? E che quindi (torno lì) alla base ci sia una scelta etica e politica?

9:28 PM, dicembre 10, 2008  
Blogger CICCILLO said...

Arte: perdona l'intrusione nella privacy, era solo per romanzare non c'era intento accusatorio anche se poteva sembrare.
piuttosto l'intento era di muovere a pietà il lettore sulla vita agra degli artisti "fuori dal mercato".
comunque scusami.
detto ciò, qualcuno mi dovrà spiegare chi ha scritto queste leggi dell'economia e perché vengono sempre evocate come se fossero uno stato di natura (tu le hai paragonate alle leggi della fisica e sinceramente mi sembra un paragone un po' forte).
a me ricorda la questione già dibattuta del rapporto con l'Altro nelle diverse culture e alla fine credo che anche l'economia sia un fatto culturale e che le leggi, come del resto tutte le leggi, le scrivano gli uomini e non sono di origine divina.
anzi, come è ben noto, le leggi che vengono spacciate per divine o di natura (vedi ultimo post di Henry) sono sempre pericolose e secondo me è bene diffidarne.

Lophelia: io non ho parlato di qualità.
in entrambi i generi, "nel mercato" e "fuori dal mercato" vi sono opere eccelse e schifezze.
e lì sì che è una questione di gusti.
anche se è ovvio che il genere "nel mercato" gode, diciamo così, di un sostegno pubblicitario leggermente più elevato, il che, come è noto, induce qualche effetto nelle menti dei fruitori...

12:34 AM, dicembre 11, 2008  
Blogger artemisia said...

@Francesco: L'avevo capito riflettendoci poi, ma lipperlì mi ero incazzata.

:)

Leggi dell'economia e leggi della fisica: concordo, il paragone è un po' forte. Qui mi scuso io.
Resta il fatto che il mercato, che è espressione di tuttii sistemi economici, ha delle sue dinamiche che occorre conoscere e guidare, non se ne può semplicemente "stare fuori". Avere un atteggiamento critico nei confronti di tutte le leggi è giustissimo, ma richiede appunto una coscienza critica che al mondo attuale secondo me manca. Per questo parlo di educazione.

Ora poi mi hai mossa a pietà e quindi sono d'accordo con te in tutto.

;)

9:37 AM, dicembre 11, 2008  
Blogger lophelia said...

mucca: forse non mi sono spiegata bene. La storia dell'arte ci insegna che gli artisti hanno sempre avuto un prezzo (i più sfortunati solo da morti). Parlando di arte ossessionata dal denaro non mi riferivo a questo, ma ad un'arte che sceglie il denaro come soggetto di rappresentazione e oggetto di riflessione, com'è per molte delle opere esposte in questa mostra.
E questo direi che è un fenomeno recente.
Per il resto, non ridurrei a sola speculazione il processo della creazione di valore all'interno del mercato dell'arte contemporanea. C'è, ma c'è anche altro, la sfida è capire.
La mostra in questione aiuta, ma solo in parte.

Francesco: scusa ma dalla tua iniziale distinzione avevo dedotto una equivalenza netta arte nel mercato=cattiva, arte fuori dal mercato=buona, viste le caratteristiche che attribuivi all'una e all'altra.
Comunque il problema per le arti figurative mi sembra diverso dallo scenario che tratteggi per la musica, e non nel senso che le opere finiscono nei musei per le masse: questo mi sembra anche giusto, l'importante sarebbe fornire gli strumenti per la comprensione dell'arte, soprattutto contemporanea, e qui mi ricollego al discorso di Arte e al fatto che certe scelte educative sono (sarebbero) etiche e politiche.
Voglio dire piuttosto che nel mercato dell'arte contemporanea non c'è l'equivalente di Maxpezzali: non vince il criterio della facilità di fruizione. E si torna al nocciolo: quali sono oggi i fattori decisivi per l'ingresso nel mercato di un artista visivo contemporaneo?

Arte, basta con le saune, su (tutta invidia):)
D'accordissimo sulla necessità di coscienza critica. Io non posso criticare l'economia perché non la capisco, ho anche comprato "L'economia spiegata ad un figlio" ma niente, ho smesso a metà.
Però mi domando: economia e etica possono non dico andare di pari passo, ma anche solo camminare su opposti marciapiedi della stessa via?

10:58 PM, dicembre 11, 2008  
Blogger M said...

datemi un piatto di minestra e vi arrederò le pareti del salotto

12:52 AM, dicembre 12, 2008  
Blogger artemisia said...

@Lophelia: Ne parlavamo stamattina in macchina andando a lavorare. Dice il Saggio che l'economia non solo può ma deve andare di passo con l'etica, altrimenti facciamo Michael Douglas in Wall Street. Non solo è possibile ma è necessario. E fin qui ci arrivo anch'io (oltre, meno).

@M: Ma veramente? Pensa che noi abbiamo le pareti di casa completamente nude, enormi, proprio perchè non riusciamo a trovare niente di bello da metterci?
Cosa faresti mai per una cena di tre portate?

:D

9:56 AM, dicembre 12, 2008  
Blogger M said...

se c'è anche il dolce ballo la giga

2:39 PM, dicembre 12, 2008  
Blogger lophelia said...

m: il salotto l'abbiamo sistemato, facciamo un blocchetto di buoni pasto per finire il resto della casa?

arte: purtroppo il caso opposto lo si vede spesso, e non parlo del cinema.

12:17 AM, dicembre 13, 2008  
Blogger artemisia said...

@Lophelia: Direi che infatti è il caso opposto che ha portato a questa crisi. Voglio sperare che qualcuno impari, soprattutto nel paese di Obama.

Buoni pasto???

:D

11:07 AM, dicembre 13, 2008  
Blogger Fabio said...

Arte:

Per le pareti:

http://www.marimekkomarylebone.co.uk/marimekko-products.aspx?cat=1&m=5&mi=185&ms=0&title=Wall+hangings.

Io sto per risolvere in questo scandinavo modo il problema nella mia camera da letto (alla quale si accede via un Lophelia originale, firmato sul retro).

La storia dell'arte e' storia di grandi ingiustizie economiche, come del resto tutta la storia. Va beh, non e' che ho detto una cosa cosi' intelligente, lo so.

3:43 PM, dicembre 15, 2008  
Blogger lophelia said...

Fabio: però il tempo è buon giudice, sarebbe bello poter vedere cosa resterà dell'oggi.

8:34 PM, dicembre 15, 2008  

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