Io quando parlo con una persona che fa un lavoro artistico e così parlando questa persona mi confessa che di lavorare per mangiare lei non ha bisogno, io in quei momenti provo qualcosa, che son quasi sicura che si tratti di invidia.
Riesco ancora a non provare invidia, ma un pò di rimpianto serpeggia. Allora lo schiaccio col piede e mi dico: "Non hai osato? Non ci hai creduto? Se stata stupida? Osa e credeci ora. Se ancora viva!" Anche se ancora un poco stupida ;) Perlo per me, eh!!!
scusa ma, prima di addentrarmi in un'eventuale discussione, non capisco esattamente di cosa tu stia parlando. oppure dovresti esplicitare un po' di più l'esperienza della persona di cui parli, così non si capisce e ovviamente non si può essere d'accordo. però forse c'è qualcosa che mi sfugge.
@tutti: quella di cui parlo a me non sembra una situazione che può generare rimpianti. C'è chi deve necessariamente ad un certo punto sacrificare i sogni altrimenti non solo salta i pasti, ma finisce sotto i ponti. E c'è chi i sogni può realizzarli perché il problema della sopravvivenza, semplicemente, non gli si pone.Non c'è margine per il rimpianto: le situazioni di partenza sono troppo distanti, non si tratta di aver fatto o meno una scelta.
Con questo, non è assolutamente un sentimento in cui voglio indugiare: ho voluto anzi "liberarlo" in un post proprio per liberarmene.
Aldezabal non so se ho spiegato meglio. Se c'è qualcosa che non è chiaro ci riprovo lunedì.
non è chiaro se stabilisci un nesso fra il lavoro artistico e il non aver bisogno di lavorare per mangiare. se fosse così sarebbe o molto bizzarro o una generalizzazione di una situazione particolare di quella persona che conosci. o altrimenti è il segno di qualcosa di molto preoccupante che sta avvenendo. ma a me non risulta.
Confesso pubblicamente che faccio un lavoro abbastanza creativo da sorprendermi spesso all'idea di ricevere uno stipendio per questo. Ho avuto una famiglia generosa alle spalle, ed ho fatto discreti sacrifici per trovare la mia nicchia. Piuttosto, quello che mi colpisce è quanto più difficile sia questa strada per chi arriva a tentarla ora.
Aldezabal, se una persona nella vita fa il poeta e quasi nient'altro, il nesso appare evidente. Anche se lei stessa non lo confermasse esplicitamente - come è stato in questo caso. Se non venisse da una situazione più che agiata, di tutto quell'energia-lavoro che mette nelle poesie resterebbe la minima parte, dovendo utilizzarla per guadagnarsi da mangiare/dormire. Di qui l'invidia per il poter utilizzare tutta la propria energia-lavoro in un'occupazione artistica.
Ma tutto sommato poi mi conforta il fatto che il lavoro quotidiano aiuta a mantenere i piedi per terra, cosa di cui personalmente ho molto bisogno perché tenderei a stare tra le nuvole.
Rob: grazie della confessione! ma il tuo almeno mi somiglia più ad un lavoro, ecco.
mi par di capire si tratti di un caso isolato. tralasciando le centinaia di scrittori, poeti e anche pittori che per vivere hanno spesso fatto altri lavori (almeno fino al raggiungimento del successo per quelli che ci sono arrivati) io direi invece che, almeno nell'ambito dell'arte vivente (musica, danza, teatro e in parte anche cinema) ci si fa spesso il mazzo, fra studio, viaggi, prove e performance vera e propria e spesso ce lo si fa per pochi soldi che altrettanto spesso arrivano con molto ritardo, quando arrivano. questa è più o meno la realtà, almeno quella italiana, a meno che non si vogliano considerare, come spesso accade, solamente le due categorie che non vivono questa situazione: vale a dire le star e i dilettanti. poi certo anche in questo settore c'è chi sta meglio e chi sta peggio, chi gode del welfare familiare e chi no, chi ha il posto fisso e chi no, chi lavora all'estero e chi solo in Italia, chi lavora tanto e chi poco etc etc... io direi che piuttosto quello che gli altri possono invidiarci è la possibilità di stare, per più o meno tempo, in un altro luogo, mentale emozionale e talvolta anche fisico, dove potersi per qualche tempo dimenticare di berlusconi e bossi, osama ed obama, moccia e muccino, marchionne e marcegaglia e entrare in un mondo magico e bellissimo che poi spesso si può condividere con il pubblico. questo sì, il resto - almeno per un 80% degli addetti ai lavori che non rientrano nelle categorie suddette e specialmente per quelli di loro che sono precari - io non credo sia del tutto da invidiare.
È un fatto che, per alcuni fortunati, non è necessario dover avere un lavoro regolarmente retribuito per sopravvivere. Lophelia non dice che chi fa un lavoro artistico non si "faccia il mazzo". È che per alcuni la necessità imprescindibile di mantenersi preclude proprio l'attività artistica, o quantomeno la limita fortemente.
@aldezabal: Artemisia ha spiegato meglio di me, come spesso succede. Non metterei mai in dubbio il "farsi il mazzo" nell'arte, ed è proprio quello che invidio (non il poter essere altrove: mi interesserebbe farlo proprio in questo preciso contesto). Si tratta appunto di quel poter dedicare tutte le energie/lavoro all'arte, di cui parlavo sopra. E non stavo parlando di tutto l'universo di chi lavora nel campo dell'arte, ma di alcuni, indiscutibili, esempi che ho avuto sotto gli occhi. I precari dell'arte in questo discorso non c'entrano davvero niente.
Scusa, lophelia, se mi intrometto: a me pare che il tuo testo originario sia assai più ricco, e notevole, e denso, di tutte le argomentazioni sviluppate poi. Poco mummificata la lingua, disinvolto anche se indispettito il ritmo, dosata (im)perfetamente da quel "quasi"l'emozione. E' arte anche quella, e non c'è voluto privilegio "sociale" alcuno. grazie!
probabilmente la prima frase, che hai scritto in forma impersonale, mi ha lasciato credere si trattasse di un discorso generale e invece era riferito a "una certa persona". è che siamo particolarmente suscettibili, o almeno io lo sono, in tempi come questi dove la fatidica domanda "ah, artista...bello! ma di lavoro cosa fai?" oppure " ma ci vivi?" ci perseguita ovunque ci si giri. e l'Italia da questo punto di vista è il peggior posto dove dedicarsi a queste attività, anzi secondo me l'unico maledetto posto del mondo dove qualcuno fa delle domande così cretine.
Io invece continuo a pensare che quello di Lophelia fosse un discorso generale su un particolare tipo di situazione e di persona, ma forse è difficile da capire.
@Anonimo: Direi che il testo è Paolonoriano nello stile, ma meglio!
grazie Anonimo! come ha notato Arte mi ero ispirata a qualcuno :)
@aldezabal, capisco ma condivido solo in parte. La domanda "ci vivi?" è di routine anche con la fotografia che non è certo arte pura. E' un fatto che per vivere pagandosi vitto e alloggio almeno in città occorrano certe cifre, e con certi mestieri almeno per un bel po' non le guadagni. Ergo, per vivere senza fare altro devi avere una situazione che non tutti hanno - semplicemente questo. Il personaggio che ha ispirato il post è un poeta - peraltro bravissimo ed è una fortuna per il mondo che possa dedicarsi interamente alla poesia. Ma ti assicuro che quando indago le vite di certi coetanei che fanno i fotografi trovo spesso rendite alle spalle. Questo non vuol dire (ché non mi si faccia dire il non detto) che avere rendite garantisca automaticamente di riuscire a far l'artista, così come non averle non lo proibisce in assoluto (ma lo rende molto più difficile). Ovviamente il requisito cruciale è il talento, ma l'esser messi in condizioni di utilizzarlo, o anche solo di appurare se ce l'hai davvero, contano quasi altrettanto.
Della questione sotto un altro punto di vista trattano anche molti commenti a questo post: http://loredanalipperini.blog.kataweb.it/lipperatura/2011/05/02/scrivere-per-il-web/
comunque, come Anonimo diceva in termini fin troppo lusinghieri, il post voleva essere uno stato d'animo temporaneo, e non un analisi socioeconomica.
c'è qualcosa che non comprendo. tu fai delle foto bellissime e mi pare che questo ti venga sempre più di frequente riconosciuto. cos'è più importante? questa bellezza alla quale accedi e il fatto che anche altri possano accedervi e te lo riconoscano o il dover fare un altro lavoro per vivere? e poi - a parte il fatto che scrivere poesie richiede solamente un quadernetto da portarsi dietro e dunque suona un po' ridicolo questo tuo conoscente al confronto, che so, di un Caproni che ha insegnato tutta la vita senza lamentarsene e senza invidia per qualcuno - io credo che per qualsiasi attività creativa, artistica o artigianale, siano fondamentali solo due cose: la vocazione e il talento. se ci sono entrambe (meglio ma qualche volta basta anche una delle due) io credo davvero che non ci siano condizioni contingenti e materiali che tengano. la storia dell'arte e della musica e della poesia e di tutto il resto non sarebbero nulla, neppure esisterebbero se fossero costituite solo di soggetti senza necessità economiche. lo ripeto, mi sembra una deviazione tutta italiana il pensare il contrario. ed è per me un'idea assai pericolosa, sia nella sua estrema perversione televisiva che in quella più radical-chic. pare si viva in paesi in cui tutti sono artisti o aspirano a diventarlo e dove i lavori normali non li voglia più fare nessuno oppure solo gli immigrati. ma varrebbe la pena di ricordare quali grandi slanci creativi abbiano portato le culture immigrate o nomadi nella storia, schiavizzate o meno, per rendersi conto che probabilmente nessuno dei giovani che affollano accademie e conservatori italiani probabilmente diventerà il nuovo Joseph Roth o Louis Armstrong, tanto per citarne due. più facilmente si consumeranno a vicenda nell'invidia...
come fare a spiegarti la frustrazione che si prova quando senti che le cose che fai mostrano dei limiti, e potrebbero migliorare ma ci vorrebbe tempo di buona qualità da dedicar loro - quel che si diceva appunto "farsi il mazzo"? E tu non puoi fartelo, devi trascurarle perché devi fare altro. Anche il poeta di cui sopra, non si limita a scrivere in un quaderno ma studia, traduce, si confronta etc.e etc. Tutto "lavoro" necessario, che richiede tempo ed energie. Poi c'è - come ci sono stati nella storia delle arti - il vero Genio, che come dici tu prescinde dalle condizioni materiali ed economiche...ma quello è un altro discorso. Grazie...
per me non sai quale fortuna hai invece: tu puoi realizzare la tua opera dell'ingegno o artistica con l'ausilio solo del tuo apparecchio. non devi chiedere disponibilità a nessuno (tranne forse a qualcuno ogni tanto per un ritratto), non devi mettere insieme un gruppo che suoni la tua musica, trovare un posto dove provare e poi uno studio di registrazione dove registrarlo e magari pagare per tutto questo, ancora prima che l'oggetto della tua creazione abbia ancora una forma. per non parlare della ore di studio e di prova, dei viaggi etc etc. per il resto io continuo a credere in quello che mi ha insegnato la mia nonna quando ero bambino, citando l'Azzecagarbugli manzoniano e cioè che "le tribolazioni aguzzano l'ingegno". e continuo a credere che la via che tu invidi non sia quella che porta nel posto giusto, troppo facile, l'arte deve essere necessaria altrimenti non sa di nulla. consiglierei un'occhiata alla biografia di un Mario Dondero, tanto per citarne uno a caso e compagno tra l'altro di "vita agra" bianciardiana. e poi questo pst, che apparentemente non c'entra nulla, ma che secondo me la dice lunga su tante vocazione farlocche del giorno d'oggi indotte dalle mamme-pecora:
Sarò sincera: il post mi è piaciuto molto il dibattito molto di meno - ma ho apprezzato moltissimo pilla lophelia la tua pazienza. Io per il momento campo all'orlo del privilegio. Non sto lavorando in modo da produrre soldi, almeno non nell'immediato. Sono in una condizione piuttosto fortunata- con una casa bella e poter fare molto di quel che desidero. Anche se per dire - cinema niente, cene fuori niente, vesiti niente - per organizzare questa mia festa di compleanno sono due mesi che compro pacchetti di patatine il fine settimana. E' una scelta che sento come cara - e che non so quanto può durare - ma so che è un grandissimo lusso. Io trovo che quella cosa che hai liberato e che somilgia all'invidia sia legittima. Mi sembra anche che tu sappia che essa nasce non dal fatto che l'invidiato è brutto e cattivo ma dal fatto che tu vorresti essere al suo posto. Secondo me ricordarti che lui non ha colpa ma tu hai ragione oggettive a desiderare può alleviare il sentimento che alle volte è un po' penoso. Un'altra cosa deve alleviare questo sentimento penoso ed è ricordarsi che oltre a sgobbare si fanno delle cose. Per se. E te da quel che mi hai detto le fai! E pure bene:)
Zauberei carissima, mi scaldi il cuore - e di prima mattina ce n'è particolarmente bisogno, stamani poi sono particolarmente assonnata e pure affamata. Credo e spero sì, di riuscire a filtrare quest'invidia dalle sue particelle nocive. Resta più che altro un "capperi quante cose potrei fare se". Poi comunque penso a quante cose ho imparato grazie all'Altro Lavoro - cose che mi sono utili per la vita quodiana e anche strumenti di cittadinanza attiva. Non si butta via nulla - come del maiale. (ps l'idea di comprare le patatine nei weekend te la copio!)
@aldezabal, lo dico senza alcuna venatura polemica ma solo a fini informativi: la fotografia - se vuoi farla sul serio - è assai costosa.
Lophelia/Zauberei: Adesso che il clima è più sereno, posso porvi una domanda? Perché comprare le patatine nei fine settimana? Forse costano meno? No perché si avvicina il mio compleanno, vhè, così risparmio qualcosina per acquistare il teleobiettivo!
un uomo illuminato che ebbi modo di ascoltare quando ero molto giovane disse: "arte è tutto ciò che gli uomini chiamano arte". era un professore universitario di estetica ma prima era stato operaio e poi orologiaio e poi maestro elementare e pure partigiano. a me allora quelle parole furono di molto conforto giacché in altri luoghi mi veniva detto cosa era arte e cosa no e per esempio quella a cui pensavo io era considerata "no" e tuttora molti la considerano "no". dunque ok, se tu lo dici Lophelia dei costi io ti credo, ma non credo che l'arte senza costi, o arte povera di cui è pieno il mondo, non lo sia o che sia meno "seria". tutto qui. buon appetito!
Condivido fino in fondo quello che dici Lophelia, tranne sulla necessita' di un lavoro per tenere i piedi per terra. Nel senso che proprio quel dovere tenere i piedi per terra fatto di scadenze e orari spesso impedisce il salto di qualita' che dici secondo me.
Il rimpianto, comunque, io un po' ce l'ho, e ci penso sempre piu' spesso.
volevo vedere come andava da queste parti, ma mi sa che la mia testa e' troppo esaurita per partecipare... e poi anche partecipare e' una forma di lavoro, che aborro.
(Manuela trattavasi di metafora. Fare una festa bella per circa quaranta persone al netto, fatte du quiz su quanto può costare. Allora io nei mesi precedenti, ogni volta che andavo a fare la spesa per la famiglia compravo delle cose per la mia festa, così ho ammortizzato il costo finale
Zauberei: Sì, avevo capito che trattavasi di metafora ;) La mia era solo una battuta per sottolineare il fatto che, anche nella mia situazione, come in quella di tanti, se vuoi spendere da una parte non puoi spendere dall'altra. E senza invidia per chi invece questi problemi non li ha. A proposito, Auguri di Buon Compleanno! Anche se, credo, in ritardo :)
Fabio: Sù sù, basta rimpianti! Che affossano! E posta foto delle tue passegiate in Engadina. Ecché diamine! (fallo almeno tu, che ora io non ho nemmeno il tempo, tanto per restare in argomento...)
34 Comments:
O un misto di invidia a rimpianto per non avere osato un po' di piu' rischiare di saltare qualche pasto per necessita'.
Riesco ancora a non provare invidia, ma un pò di rimpianto serpeggia. Allora lo schiaccio col piede e mi dico: "Non hai osato? Non ci hai creduto? Se stata stupida? Osa e credeci ora. Se ancora viva!" Anche se ancora un poco stupida ;)
Perlo per me, eh!!!
scusa ma, prima di addentrarmi in un'eventuale discussione, non capisco esattamente di cosa tu stia parlando.
oppure dovresti esplicitare un po' di più l'esperienza della persona di cui parli, così non si capisce e ovviamente non si può essere d'accordo.
però forse c'è qualcosa che mi sfugge.
@tutti: quella di cui parlo a me non sembra una situazione che può generare rimpianti. C'è chi deve necessariamente ad un certo punto sacrificare i sogni altrimenti non solo salta i pasti, ma finisce sotto i ponti. E c'è chi i sogni può realizzarli perché il problema della sopravvivenza, semplicemente, non gli si pone.Non c'è margine per il rimpianto: le situazioni di partenza sono troppo distanti, non si tratta di aver fatto o meno una scelta.
Con questo, non è assolutamente un sentimento in cui voglio indugiare: ho voluto anzi "liberarlo" in un post proprio per liberarmene.
Aldezabal non so se ho spiegato meglio. Se c'è qualcosa che non è chiaro ci riprovo lunedì.
Buon finesettimana.
non è chiaro se stabilisci un nesso fra il lavoro artistico e il non aver bisogno di lavorare per mangiare.
se fosse così sarebbe o molto bizzarro o una generalizzazione di una situazione particolare di quella persona che conosci.
o altrimenti è il segno di qualcosa di molto preoccupante che sta avvenendo.
ma a me non risulta.
Confesso pubblicamente che faccio un lavoro abbastanza creativo da sorprendermi spesso all'idea di ricevere uno stipendio per questo.
Ho avuto una famiglia generosa alle spalle, ed ho fatto discreti sacrifici per trovare la mia nicchia.
Piuttosto, quello che mi colpisce è quanto più difficile sia questa strada per chi arriva a tentarla ora.
Aldezabal, se una persona nella vita fa il poeta e quasi nient'altro, il nesso appare evidente. Anche se lei stessa non lo confermasse esplicitamente - come è stato in questo caso.
Se non venisse da una situazione più che agiata, di tutto quell'energia-lavoro che mette nelle poesie resterebbe la minima parte, dovendo utilizzarla per guadagnarsi da mangiare/dormire.
Di qui l'invidia per il poter utilizzare tutta la propria energia-lavoro in un'occupazione artistica.
Ma tutto sommato poi mi conforta il fatto che il lavoro quotidiano aiuta a mantenere i piedi per terra, cosa di cui personalmente ho molto bisogno perché tenderei a
stare tra le nuvole.
Rob: grazie della confessione! ma il tuo almeno mi somiglia più ad un lavoro, ecco.
mi par di capire si tratti di un caso isolato.
tralasciando le centinaia di scrittori, poeti e anche pittori che per vivere hanno spesso fatto altri lavori (almeno fino al raggiungimento del successo per quelli che ci sono arrivati) io direi invece che, almeno nell'ambito dell'arte vivente (musica, danza, teatro e in parte anche cinema) ci si fa spesso il mazzo, fra studio, viaggi, prove e performance vera e propria e spesso ce lo si fa per pochi soldi che altrettanto spesso arrivano con molto ritardo, quando arrivano.
questa è più o meno la realtà, almeno quella italiana, a meno che non si vogliano considerare, come spesso accade, solamente le due categorie che non vivono questa situazione: vale a dire le star e i dilettanti.
poi certo anche in questo settore c'è chi sta meglio e chi sta peggio, chi gode del welfare familiare e chi no, chi ha il posto fisso e chi no, chi lavora all'estero e chi solo in Italia, chi lavora tanto e chi poco etc etc...
io direi che piuttosto quello che gli altri possono invidiarci è la possibilità di stare, per più o meno tempo, in un altro luogo, mentale emozionale e talvolta anche fisico, dove potersi per qualche tempo dimenticare di berlusconi e bossi, osama ed obama, moccia e muccino, marchionne e marcegaglia e entrare in un mondo magico e bellissimo che poi spesso si può condividere con il pubblico.
questo sì, il resto - almeno per un 80% degli addetti ai lavori che non rientrano nelle categorie suddette e specialmente per quelli di loro che sono precari - io non credo sia del tutto da invidiare.
È un fatto che, per alcuni fortunati, non è necessario dover avere un lavoro regolarmente retribuito per sopravvivere. Lophelia non dice che chi fa un lavoro artistico non si "faccia il mazzo". È che per alcuni la necessità imprescindibile di mantenersi preclude proprio l'attività artistica, o quantomeno la limita fortemente.
@aldezabal: Artemisia ha spiegato meglio di me, come spesso succede.
Non metterei mai in dubbio il "farsi il mazzo" nell'arte, ed è proprio quello che invidio (non il poter essere altrove: mi interesserebbe farlo proprio in questo preciso contesto). Si tratta appunto di quel poter dedicare tutte le energie/lavoro all'arte, di cui parlavo sopra.
E non stavo parlando di tutto l'universo di chi lavora nel campo dell'arte, ma di alcuni, indiscutibili, esempi che ho avuto sotto gli occhi. I precari dell'arte in questo discorso non c'entrano davvero niente.
Scusa, lophelia, se mi intrometto: a me pare che il tuo testo originario sia assai più ricco, e notevole, e denso, di tutte le argomentazioni sviluppate poi. Poco mummificata la lingua, disinvolto anche se indispettito il ritmo, dosata (im)perfetamente da quel "quasi"l'emozione. E' arte anche quella, e non c'è voluto privilegio "sociale" alcuno. grazie!
probabilmente la prima frase, che hai scritto in forma impersonale, mi ha lasciato credere si trattasse di un discorso generale e invece era riferito a "una certa persona".
è che siamo particolarmente suscettibili, o almeno io lo sono, in tempi come questi dove la fatidica domanda "ah, artista...bello! ma di lavoro cosa fai?" oppure " ma ci vivi?" ci perseguita ovunque ci si giri.
e l'Italia da questo punto di vista è il peggior posto dove dedicarsi a queste attività, anzi secondo me l'unico maledetto posto del mondo dove qualcuno fa delle domande così cretine.
Io invece continuo a pensare che quello di Lophelia fosse un discorso generale su un particolare tipo di situazione e di persona, ma forse è difficile da capire.
@Anonimo: Direi che il testo è Paolonoriano nello stile, ma meglio!
grazie Anonimo!
come ha notato Arte mi ero ispirata a qualcuno :)
@aldezabal, capisco ma condivido solo in parte. La domanda "ci vivi?" è di routine anche con la fotografia che non è certo arte pura. E' un fatto che per vivere pagandosi vitto e alloggio almeno in città occorrano certe cifre, e con certi mestieri almeno per un bel po' non le guadagni.
Ergo, per vivere senza fare altro devi avere una situazione che non tutti hanno - semplicemente questo.
Il personaggio che ha ispirato il post è un poeta - peraltro bravissimo ed è una fortuna per il mondo che possa dedicarsi interamente alla poesia. Ma ti assicuro che quando indago le vite di certi coetanei che fanno i fotografi trovo spesso rendite alle spalle.
Questo non vuol dire (ché non mi si faccia dire il non detto) che avere rendite garantisca automaticamente di riuscire a far l'artista, così come non averle non lo proibisce in assoluto (ma lo rende molto più difficile). Ovviamente il requisito cruciale è il talento, ma l'esser messi in condizioni di utilizzarlo, o anche solo di appurare se ce l'hai davvero, contano quasi altrettanto.
Della questione sotto un altro punto di vista trattano anche molti commenti a questo post:
http://loredanalipperini.blog.kataweb.it/lipperatura/2011/05/02/scrivere-per-il-web/
comunque, come Anonimo diceva in termini fin troppo lusinghieri, il post voleva essere uno stato d'animo temporaneo, e non un analisi socioeconomica.
c'è qualcosa che non comprendo.
tu fai delle foto bellissime e mi pare che questo ti venga sempre più di frequente riconosciuto.
cos'è più importante? questa bellezza alla quale accedi e il fatto che anche altri possano accedervi e te lo riconoscano o il dover fare un altro lavoro per vivere?
e poi - a parte il fatto che scrivere poesie richiede solamente un quadernetto da portarsi dietro e dunque suona un po' ridicolo questo tuo conoscente al confronto, che so, di un Caproni che ha insegnato tutta la vita senza lamentarsene e senza invidia per qualcuno - io credo che per qualsiasi attività creativa, artistica o artigianale, siano fondamentali solo due cose: la vocazione e il talento.
se ci sono entrambe (meglio ma qualche volta basta anche una delle due) io credo davvero che non ci siano condizioni contingenti e materiali che tengano.
la storia dell'arte e della musica e della poesia e di tutto il resto non sarebbero nulla, neppure esisterebbero se fossero costituite solo di soggetti senza necessità economiche.
lo ripeto, mi sembra una deviazione tutta italiana il pensare il contrario.
ed è per me un'idea assai pericolosa, sia nella sua estrema perversione televisiva che in quella più radical-chic.
pare si viva in paesi in cui tutti sono artisti o aspirano a diventarlo e dove i lavori normali non li voglia più fare nessuno oppure solo gli immigrati.
ma varrebbe la pena di ricordare quali grandi slanci creativi abbiano portato le culture immigrate o nomadi nella storia, schiavizzate o meno, per rendersi conto che probabilmente nessuno dei giovani che affollano accademie e conservatori italiani probabilmente diventerà il nuovo Joseph Roth o Louis Armstrong, tanto per citarne due.
più facilmente si consumeranno a vicenda nell'invidia...
:-)
come fare a spiegarti la frustrazione che si prova quando senti che le cose che fai mostrano dei limiti, e potrebbero migliorare ma ci vorrebbe tempo di buona qualità da dedicar loro - quel che si diceva appunto "farsi il mazzo"? E tu non puoi fartelo, devi trascurarle perché devi fare altro.
Anche il poeta di cui sopra, non si limita a scrivere in un quaderno ma studia, traduce, si confronta etc.e etc. Tutto "lavoro" necessario, che richiede tempo ed energie.
Poi c'è - come ci sono stati nella storia delle arti - il vero Genio, che come dici tu prescinde dalle condizioni materiali ed economiche...ma quello è un altro discorso.
Grazie...
Ma guarda che anche i Veri Geni storicamente hanno sempre avuto bisogno di mecenati.
...oppure sono morti di fame :-)
per me non sai quale fortuna hai invece: tu puoi realizzare la tua opera dell'ingegno o artistica con l'ausilio solo del tuo apparecchio.
non devi chiedere disponibilità a nessuno (tranne forse a qualcuno ogni tanto per un ritratto), non devi mettere insieme un gruppo che suoni la tua musica, trovare un posto dove provare e poi uno studio di registrazione dove registrarlo e magari pagare per tutto questo, ancora prima che l'oggetto della tua creazione abbia ancora una forma.
per non parlare della ore di studio e di prova, dei viaggi etc etc.
per il resto io continuo a credere in quello che mi ha insegnato la mia nonna quando ero bambino, citando l'Azzecagarbugli manzoniano e cioè che "le tribolazioni aguzzano l'ingegno".
e continuo a credere che la via che tu invidi non sia quella che porta nel posto giusto, troppo facile, l'arte deve essere necessaria altrimenti non sa di nulla.
consiglierei un'occhiata alla biografia di un Mario Dondero, tanto per citarne uno a caso e compagno tra l'altro di "vita agra" bianciardiana.
e poi questo pst, che apparentemente non c'entra nulla, ma che secondo me la dice lunga su tante vocazione farlocche del giorno d'oggi indotte dalle mamme-pecora:
http://parlacoimuri.splinder.com/post/24514230/tigri-pecore-e-altri-animali-ovvero-la-mia-famiglia-20
vedevo giusto ieri che Dondero è in mostra a Reggio Emilia...
leggerò il post che consigli, grazie.
Sarò sincera: il post mi è piaciuto molto il dibattito molto di meno - ma ho apprezzato moltissimo pilla lophelia la tua pazienza.
Io per il momento campo all'orlo del privilegio. Non sto lavorando in modo da produrre soldi, almeno non nell'immediato. Sono in una condizione piuttosto fortunata- con una casa bella e poter fare molto di quel che desidero. Anche se per dire - cinema niente, cene fuori niente, vesiti niente - per organizzare questa mia festa di compleanno sono due mesi che compro pacchetti di patatine il fine settimana. E' una scelta che sento come cara - e che non so quanto può durare - ma so che è un grandissimo lusso.
Io trovo che quella cosa che hai liberato e che somilgia all'invidia sia legittima. Mi sembra anche che tu sappia che essa nasce non dal fatto che l'invidiato è brutto e cattivo ma dal fatto che tu vorresti essere al suo posto. Secondo me ricordarti che lui non ha colpa ma tu hai ragione oggettive a desiderare può alleviare il sentimento che alle volte è un po' penoso. Un'altra cosa deve alleviare questo sentimento penoso ed è ricordarsi che oltre a sgobbare si fanno delle cose. Per se. E te da quel che mi hai detto le fai! E pure bene:)
Zauberei carissima, mi scaldi il cuore - e di prima mattina ce n'è particolarmente bisogno, stamani poi sono particolarmente assonnata e pure affamata.
Credo e spero sì, di riuscire a filtrare quest'invidia dalle sue particelle nocive. Resta più che altro un "capperi quante cose potrei fare se".
Poi comunque penso a quante cose ho imparato grazie all'Altro Lavoro - cose che mi sono utili per la vita quodiana e anche strumenti di cittadinanza attiva.
Non si butta via nulla - come del maiale.
(ps l'idea di comprare le patatine nei weekend te la copio!)
@aldezabal, lo dico senza alcuna venatura polemica ma solo a fini informativi: la fotografia - se vuoi farla sul serio - è assai costosa.
Lophelia/Zauberei: Adesso che il clima è più sereno, posso porvi una domanda? Perché comprare le patatine nei fine settimana? Forse costano meno? No perché si avvicina il mio compleanno, vhè, così risparmio qualcosina per acquistare il teleobiettivo!
uhmmm...ipotizzo che Zauberei sia solita fare coraggiosamente la spesa settimanale nel weekend?
Le patatine...?
Boh, io ho visto tutta roba mooooolto più appetitosa.
un uomo illuminato che ebbi modo di ascoltare quando ero molto giovane disse: "arte è tutto ciò che gli uomini chiamano arte".
era un professore universitario di estetica ma prima era stato operaio e poi orologiaio e poi maestro elementare e pure partigiano.
a me allora quelle parole furono di molto conforto giacché in altri luoghi mi veniva detto cosa era arte e cosa no e per esempio quella a cui pensavo io era considerata "no" e tuttora molti la considerano "no".
dunque ok, se tu lo dici Lophelia dei costi io ti credo, ma non credo che l'arte senza costi, o arte povera di cui è pieno il mondo, non lo sia o che sia meno "seria".
tutto qui.
buon appetito!
Condivido fino in fondo quello che dici Lophelia, tranne sulla necessita' di un lavoro per tenere i piedi per terra. Nel senso che proprio quel dovere tenere i piedi per terra fatto di scadenze e orari spesso impedisce il salto di qualita' che dici secondo me.
Il rimpianto, comunque, io un po' ce l'ho, e ci penso sempre piu' spesso.
volevo vedere come andava da queste parti, ma mi sa che la mia testa e' troppo esaurita per partecipare... e poi anche partecipare e' una forma di lavoro, che aborro.
Vogliamo le foto!!
ciao, sukun
(Manuela trattavasi di metafora.
Fare una festa bella per circa quaranta persone al netto, fatte du quiz su quanto può costare. Allora io nei mesi precedenti, ogni volta che andavo a fare la spesa per la famiglia compravo delle cose per la mia festa, così ho ammortizzato il costo finale
Zauberei: Sì, avevo capito che trattavasi di metafora ;)
La mia era solo una battuta per sottolineare il fatto che, anche nella mia situazione, come in quella di tanti, se vuoi spendere da una parte non puoi spendere dall'altra. E senza invidia per chi invece questi problemi non li ha.
A proposito, Auguri di Buon Compleanno! Anche se, credo, in ritardo :)
Fabio: Sù sù, basta rimpianti! Che affossano! E posta foto delle tue passegiate in Engadina. Ecché diamine! (fallo almeno tu, che ora io non ho nemmeno il tempo, tanto per restare in argomento...)
mi sa che ha ragione Sukun (bello il nuovo sito!ma il blog non c'è più?), bando a invidie e rimpianti, e presto spazio alle foto.
Sukun: WOW!!!
@ah visto il sito? grazie, son contento (del sito, delle foto mai)
il blog c'e' sempre sukunafrika.blogspot.com
a proposito mi sono permesso di linkarti!
@manuela grazie
su, tutti quanti al [non]lavoro! FOTO FOTO FOTO!
abbracci
:-)))
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