02 dicembre, 2011

Il prezzo delle cose


Vogliamo cominciare noi in prima persona in quanto consumatori paganti a dare il giusto valore alle cose, piuttosto che adeguarci ai prezzi prevalenti dei negozi?

Quanto siete disposti a pagare per:
1. un paio di scarpe (che duri almeno una stagione camminando parecchio)
2. un pranzo veloce fuori casa
3. un panino
4. una brioche o pezzo dolce
5. un film al cinema
6. due etti e mezzo di caffè macinato

...qualche altra cosa che vi siete resi conto di pagare "troppo"?

E quanto siete disposti a sbattervi per cercare la convenienza?

I libri ovviamente sono esclusi da questo elenco, va da sé.

Io son talmente stufa di vedere aumentare i prezzi che quando non faccio colazione a casa ho iniziato a servirmi in quei terribili non-luoghi come quello in foto, dove spendo solo un euro e quindici per un caffè al cioccolato niente male (preciso che il normale caffè delle macchinette mi dà la gastrite solo all'odore ma questo è meglio) e un cornetto alla ciliegia. Non dico che rinuncio per sempre ai maritozzi, sarei bugiarda, ma stanno riuscendo a farmene passare la voglia.

11 Comments:

Blogger lophelia said...

ah dimenticavo le mie risposte in euri:
scarpe 75 (per quanto l'estate scorsa dei sandali pagati 10 euro si siano rivelati migliori di quelli da 70)
pranzo 5
panino 2,50
brioche 1
film 5
caffè macinato 3

12:39 PM, dicembre 02, 2011  
Blogger ginocchiaapunta said...

io ormai vivo di usato. che non si sta poi male. l'unica fregatura è il cibo: usato nonè più tanto buono.

12:53 PM, dicembre 02, 2011  
Blogger lophelia said...

essendo ora di pranzo, non mi inoltro in controargomentazioni...però anche le scarpe non sono il massimo, eh. E te lo dice un'affezionata dei mercatini/negozi dell'usato.

1:23 PM, dicembre 02, 2011  
Blogger lophelia said...

appena letto un commento su FB che dice in altre parole la stessa cosa:
"..Ecco. Io mi spertico anche a dire che gli italiani devono diventare consumatori responsabili. Dall'introduzione dell'€ tutto è minimo duplicato sena ragione, tanto che in Germania una bottiglia di vino italiano costa meno che in Italia. Imparate ad acquistare al giusto prezzo. Se non lo è, non compratelo. Saranno sacrifici i primi tempi, poi si dovranno adeguare. E' un comportamento che può dare risultati e ricadute eclatanti."

9:02 AM, dicembre 05, 2011  
Anonymous Rob said...

Sulla questione di principio non saprei dirti, sono sempre stato molto sobrio e continuo ad esserlo - discount, saldi, bancarelle dell'usato, outlet. Ma viene il momento che mi tolgo lo sfizio tutto insieme (per viaggiare, ad esempio). Sulla lista, direi:

1. 50-60 euro, buone e rigorosamente ai saldi (vesto poco modaiolo, non sento la differenza tra un'annata e l'altra)

2/3. Veloce, col tempo non lo sopporto più. Panino ed accessori intorno ai 5-6 euro, o preferibilmente seduto intorno ai 7-8.

4. Con l'età mi è sceso il metabolismo... il pezzo burroso è un eccesso che mi permetto molto raramente (ma non per il prezzo).

5. Quando capita, al prezzo che capita. Tanto capita di rado.

6. Azz, mi cogli impreparato. Al supermercato, prima scelgo il caffè poi leggo il prezzo.

Dimenticavo: macchinette solo per spuntini di mezza mattina o mezzo pomeriggio al lavoro. Maritozzi, rigorosamente con la panna e in occasioni di gala (ma c'è un maritozzaro notturno stupenderrimo a Porta Portese...)

12:21 AM, dicembre 08, 2011  
Blogger Fabio said...

Credo che vadano considerate tante altre variabili. Ad esempio come sono prodotte le merci, in particolare con quanto rispetto per il lavoro.

In genere il prezzo elevato non e' indicatore di qualita' o di rispetto del lavoro, ma quasi sempre il prezzo basso e' ottenuto strozzando i lavoratori.

Mi sto ponendo il problema con le compagnie aeree lo cost ad esempio. Un'andata e ritorno da Londra a Milano costa 60 sterline, ma chiaramente con quel prezzo non compri nemmeno la tua quota di carburante. Il volto del personale di bordo, annoiato e stanco, in genere spiega bene il perche' di cotanto affare.

6:26 PM, dicembre 08, 2011  
Blogger lophelia said...

Rob:
io invece "sbraco" su altre cose, tipo obiettivi e attrezzature fotografiche. Ma lì c'è poco da mercanteggiare, notoriamente - anche se cerco quasi sempre usato.

Fabio: certo, giustissimo. Ma sulle scarpe se non erro i marchi più indiziati in quel senso sono anche i più cari: penso meno colpevoli un paio di scarpe a prezzo onesto made in Italy.
Il caffè equo poi rientra nei miei parametri di prezzo, ed è inferiore alle marche più famose (un paio di volte l'anno però mi concedo l'Illy, confesso).
Quanto al resto delle merci che ho citato generalmente è prodotto in proprio da aziende familiari, quali sono i bar che frequento generalmente. Certo il distributore di bevande non dà lavoro a nessuno, di questo ne sono consapevole. Ma cerco di alternare.
Il cinema...beh l'unico cinema che costa 5 euro anche di sera è il famoso circolo ricreativo e culturale...dove "stanno tutti bene", molto più che altrove :)

9:12 AM, dicembre 09, 2011  
Blogger Fabio said...

Qui e' purtroppo abbastanza diverso. I prezzi bassi li trovi solo presso le catene, che riescono ad avere una massa critica che consente loro un forte potere contrattuale con i fornitori.

Se vai da un indipendente (negozio di dischi, libreria, caffe', ristorante) paghi certamente di piu'. Lo fai come scelta, per tenerli aperti e fare in modo che le catene (online e reali) non distruggano il poco di economia indipendente rimasta qui.

Ma in Italia si', e' come dici tu.

Attenzione solo al self-service. Ti e' mai capitato tra le mani il saggio del sociologo George Ritzer intitolato Il mondo secondo McDonald's? Lo pubblicava in Italia Il Mulino una quindicina di anni fa. Il self-service fa parte di questa McDonaldizzazione, ed e' funzionale allo sviluppo e al mantenimento di quello che Carletto Marx chiamava "esercito industriale di riserva": estromissione dal sistema produttivo di una massa di lavoratori e riduzione dei salari, reali e non, per tutti gli altri.

12:26 PM, dicembre 09, 2011  
Blogger lophelia said...

certo, mi rendo conto. Ma il self è una reazione estrema al vedere degli aumenti assurdi dopo che l'Iva è cresciuta di un (uno!) punto.
Fare colazione a casa col pane e marmellata è la cosa migliore.

6:02 PM, dicembre 09, 2011  
Anonymous arte said...

A rischio di apparire come una bugiarda millantatrice, potrei parlarvi dei prezzi astronomici norvegesi. Che però sono in rapporto agli stipendi, e ad un sistema sociale, di welfare e retributivo giusto. Quindi io pago il mio panino pranzo 5 euro, il mio espresso altrettanto, il mio biglietto autobus trenta, e non faccio confronti che sarebbero impropri. Quindi se mi tassano l'alcol raddoppiandone il prezzo io lo trovo giusto perché non ne ho bisogno e posso comunque pagare la modica quantità che me ne serve, e così via. Il problema lo hanno i turisti che vengono qui, ma evidentemente vengono lo stesso.

Lidl ha tentato di entrare nel mercato norvegese, aprendo diversi negozi, tutti falliti perché scannavano i dipendenti con contratti scandalosi al limite del legale e quindi la gente non ci andava.

1:37 PM, dicembre 11, 2011  
Blogger lophelia said...

Arte: il confronto infatti non si pone, ovvero non tra il solo elemento prezzi; comunque grazie dello "spaccato". In effetti qui il concetto di prezzo è in relazione al potere di acquisto.

8:58 AM, dicembre 12, 2011  

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