11 maggio, 2006

Tabù


Nell’immaginario visivo attuale il tabù da rimuovere non è più di certo il sesso (ahahahah), non è la violenza (sarebbe bello), né la morte.
Un unico tabù li ha soppiantati tutti, diventando il non-mostrabile per eccellenza: la grana della pelle.
Il racconto personale di ogni volto, di ogni corpo.
La dimostrazione di aver vissuto e provato emozioni, di avere una propria storia, una propria individualità...
tutti peccati inconfessabili, vergogne da cancellare a colpi di fotoritocco. Mi viene in mente che una volta nelle opere d'arte le vergogne da coprire erano altre, quelle che ora si mostrano ovunque per coprire tutto il resto.

20 Comments:

Blogger PiB said...

la dimostrazione di aver vissuto ....hai ragione perchè abbiamo paura di dimostrarlo?

3:13 PM, maggio 11, 2006  
Blogger Noek said...

Parole terribilemnte vere.. soprattutto l'ultimo paradosso, mostrare per nscondere se stessi :)

3:34 PM, maggio 11, 2006  
Blogger lophelia said...

Pib: forse perché l'aver vissuto ci ricorda anche di dover morire? (cfr. Totò:D)
la morte è tanto mostrata dai media come strumento di audience, ma ne è altrettanto rimossa la consapevolezza...il tabù più grande rispunta sotto altre forme...

Noek: sì... e (da parte dei media) dare sensazioni forti per anestetizzare tutte le altre...sensazione vs consapevolezza, è una cosa a cui ultimamente sto pensando...

devo risponderti sul post precedente ma mi serve una cosa che ora non ho, spero di farlo stasera tardi:)

4:05 PM, maggio 11, 2006  
Blogger artemisia said...

@Lophelia: esatto, è la paura di morire, il Grande Tabù della nostra società...

C'è una canzone d'amore norvegese bellissima nella quale un vecchio parla alla sua donna e le conta le rughe, e ogni ruga è una strada che hanno percorso insieme, o che ha scavato una lacrima, o un sorriso...

4:40 PM, maggio 11, 2006  
Blogger Fabio said...

Io non sarei sicurissimo che abbia a che vedere necessariamente con la paura della morte, non in senso stretto. Mi verrebbe da dire che e' pura e semplice paura dell'invecchiamento: di perdere la capacita' di piacere, attrarre attenzione. E' paura di venire dimenticati, messi da parte. Ma non vedo, personalmente, un legame (se non molto inconsapevole e rimosso, distante) con la morte, casomai piu' con l'essere "superati dagli eventi".

5:01 PM, maggio 11, 2006  
Blogger Henry said...

concordo con fabio. per me non e' la paura della morte quanto la paura di essere messi da parte, di non piacere piu'.

devo ammettere, con un po' di vergogna, che e' una paura che a me tocca molto da quel "compulsivo estetico" che sono. credo di conoscere i motivi di questa paura di invecchiare ma il saperli non aiuta. c'e' poi da dire che la societa' in cui viviamo non aiuta neanche: basta sfogliare una rivista qualsiasi per rendersene conto....(mancano due giorni! mancano due giorni!!! :D)

5:31 PM, maggio 11, 2006  
Blogger lophelia said...

artemisia: mi piacerebbe conoscere la canzone di cui parli.
Per me quello che racconta un volto rimane una delle cose più interessanti da fotografare, molto più della comune "bellezza".

fabio&henry: sì, la paura di cui parlate c'è anche secondo me, ed è vero che è la più forte nel senso della più immediata, la più presente. Ci vedo comunque anche l'altra cosa, sicuramente più arretrata, più nascosta, rimossa appunto.
Le riviste non solo non aiutano, ma fanno di tutto per farci vivere nel terrore di non essere più/abbastanza attraenti! Così alimentano il business prodotti di bellezza-chirurgia estetica e, cosa più grave, ci assorbono energia che potremmo dedicare a cose socialmente più utili...anch'io henry sono molto sensibile alla problematica! per via della passione fotografica ho fatto overdose di riviste di moda puoi immaginare con che conflitto...è per questo che di un volto cerco di fotografare quello che sulle riviste non si vedrebbe.

5:52 PM, maggio 11, 2006  
Blogger PiB said...

La paura della morte non la vedo stretta-MENTE legata al tabù di cui parli..è una questione estetica presente in tutti noi..amplificata in alcuni sopita in altri...

7:11 PM, maggio 11, 2006  
Blogger lophelia said...

Strettamente no, ma profondamente, scavando con le ruspe. Vabbe' ho capito, leggo troppa robaccia psicoanalitica, prometto che smetto...(smetto quando voglio...ho già smesso quindici volte...etc.)

7:19 PM, maggio 11, 2006  
Blogger artemisia said...

Perfidamente uno potrebbe dire che l'attale discussione prova quanto sia forte la rimozione, ma non lo dirò...:P

Lophelia, sono d'accordo più con te che con gli altri, ma in fondo con tutti. Invecchiare, essere messi da parte, non è una forma di morte sociale?

9:49 AM, maggio 12, 2006  
Blogger lophelia said...

Artemisia: pensavo esattamente la stessa cosa ieri sera!! e anch'io mi son detta non lo dico...:D

10:28 AM, maggio 12, 2006  
Blogger PiB said...

Invecchiare è la morte sociale su questo concordo ma la vera morte è un'altra..

3:25 PM, maggio 12, 2006  
Blogger Fabio said...

Dette tutte queste cose, pero' va visto anche il lato positivo secondo me. Sicuramente ritocchi chirurgici e prodotti di bellezza vivono una stagione d'oro senza precedenti, ma questo succede anche ai prodotti biologici e salutisti, alle discipline mind & body (yoga, Feldenkreis, ecc.). Non e' detto che si tratti di un'attenzione puramente estetica. Per alcuni, probabilmente molti, si', ma in questa attenzione al corpo non vedete anche una componente di attenzione a se stessi che esula dal dimostrare qualcosa agli altri necessariamente? Restare giovani vuol dire anche restare attivi (fisicamente, di testa) e in questo vedo anche connotazioni di un certo valore. L'estremo opposto (il grande saggio che mostra la via) a me non piacerebbe mica tanto. In societa' che invecchiano naturalmente, come quelle nelle quali viviamo, l'ambizione di contrastare il passare degli anni non mi sembra necessariamente negativa.

Io, davvero, piu' ci penso e meno vedo la relazione con la morte. E' piu' la paura delle insicurezze che accompagnano tradizionalmente la terza eta' (malattie, girare a una velocita' inferiore rispetto al mondo "perdendo aderenza", slittando indietro - la morte sociale appunto). A me tutte queste cose fanno piu' paura della semplice scomparsa, solo a me?

4:51 PM, maggio 12, 2006  
Blogger PiB said...

No fabio è quello che volevo dire:è proprio la paura di slittare indietro

5:17 PM, maggio 12, 2006  
Blogger lophelia said...

Fabio: è una paura diversa.
Leggendo le tue parole mi verrebbe molto da dire ma non è facile sintetizzare, sono d'accordo su alcune cose e su altre meno...io vedo un discrimine importante: l'artificio.
Prendiamo il Feldenkrais (su cui spero di scrivere presto qualcosa). Per dirlo con parole tue, quelle che ho letto in un tuo commento: il suo scopo è far tornare le persone a "sentire in modo primario e immediato". Liberarle da tutti i condizionamenti fisici e mentali che hanno presto fatto sì che il bambino "smettesse di sentire".
Questo (e le altre discipline mind&body) è un processo che va verso un riappropriarsi della propria individualità.
Cancellare o modificare i propri tratti (lineamenti o segni del tempo è lo stesso ai fini del discorso) con Photoshop o con la chirurgia estetica per renderli
il più possibile somiglianti a modelli imposti dai media è, all'opposto, un processo di omologazione, stereotipizzazione. Di perdita della propria identità e del valore che ad essa dovrebbe essere connesso.
La possibilità di rivendicare una propria individualità è un tabù per la società dei consumi, o quantomeno un pericolo da arginare perché implica la possibilità di scelta, di ribellione.
L'attenzione per la cura del corpo ha certamente valore, di per sé.
Quello che mi disturba è l'imposizione dello stereotipo (le regole), che allontana da se stessi, dalla propria verità.

E' buffo, quando ho iniziato a scrivere questo post intendevo parlare di questo e non del tabù della morte, che mi è venuto in mente solo alla fine ma che è apparso poi come la mia tesi primaria.
Lo ripeto, è la psicanalisi il vizio che mi prende la mano, anzi il volante: inizi a guidare un escavatore per fare una piccola buca e senza neanche accorgertene ti ritrovi senza volerlo al centro della terra...ok, la prossima volta cerco di non lasciare le ali a casa...

7:13 PM, maggio 12, 2006  
Blogger artemisia said...

...inoltre: spesso questa esteriorità ha una caratteristica disturbante e distorta: la ricerca dell'uniformità, dove ciò che è bello è dettato dalla moda, e gli standard sono imposti...

So che non intendevi questo, Fabio, ma è un elemento importantissimo in quello che (credo) sta dicendo Lophelia.

La paura di non essere come gli altri è un grande tabù. Il difetto è sempre da nascondere, mimetizzare, eliminare.

7:55 PM, maggio 12, 2006  
Blogger vesuvio said...

e invece le rughe del viso sono cosi' belle, cosi' eloquenti, parlano cosi' silenziosamente di tutto cio' che spesso e' cosi' difficile dire in poche parole.

8:31 PM, maggio 12, 2006  
Blogger lophelia said...

Artemisia: sì, come diceva la Spagnolo all'esame di maturità: "il pensiero dell'autore è stato compreso". Esistono così tante bellezze possibili, perché restringere il concetto a una?

Roberta: hai ragione. Ad esempio il volto della fotografia in questo post, se l'avessi "ripulito" da tutti i segni sarebbe perfetto ma non direbbe quello che dice.

12:50 AM, maggio 13, 2006  
Blogger Unknown said...

Visto che ti piace la psicologia, ti segnalo il link dell'associazione con la quale sto facendo un corso di counseling:
http://airp.livorno.it

Ciao!

P.S.: concordo su tutto ciò che avete esposto tu e la vichinga Artemisia.

7:34 PM, maggio 15, 2006  
Blogger lophelia said...

Grazie fabioart...a presto! (ps poi ci dirai le tue tariffe...sconti bloggers?)

9:48 PM, maggio 15, 2006  

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