25 ottobre, 2006

Paradisi artificiali


(mi scuso con chi, leggendo ieri sera, ha letto cose un po' diverse)
A proposito di vuoto dentro. Io avrei un’altra domanda. Quando la luce non si trova, con quali fantasiosi e terribili mezzi cerchiamo di riempirlo? Con quali rituali, quali abitudini, quali compulsioni?
Credo che ognuno abbia le sue strategie. Tempo fa una persona mi chiedeva:
"Ma perché tanta gente fa yoga, feldenkrais e tutte quelle cose lì?"
Risposta mia: "Secondo te perché tanta gente beve e si fa di sostanze strane?"
"ma, per svagarsi, per stress..."
"ecco, fai conto per gli stessi motivi"
"ma io se pensassi di dover andare a fare yoga per rilassarmi mi verrebbe subito il nervoso!!"
Senza arrivare alle droghe, anch'io ho avuto i miei espedienti poco sani per anestetizzarmi da certi stati d'animo. E voi, nel vostro modo di non sentire il vuoto siete gentili con voi stessi, o no?

36 Comments:

Blogger sonia said...

Per non sentire tutto che ciò che potevo sentire, tempo addietro mi fumavo le canne(mai usato altro).
Ora solo se sento l'odore mi viene da vomitare.
Oggi invece credo amarmi abbastanza, un processo di "pulizia interiore" mi ha fatto raggiungere questa dimensione, ma ci sarebbe ancora da lavorarci sopra (lo studio me lo impedisce). Capita solo ogni tanto, qualche sbevazzata in compagnia...ma niente superalcolici.
Ogni tanto evadere un po', nella giusta misura e contegno, può anche essere piacevole.
Per non sentire quando qualcosa mi fa paura o semplicemente non voglio affrontare anche per la paura di amare o essere amata (o altro),a oggi ho adottatto la tecnica dello struzzo! Così lo chiama questo mio atteggiamento la mia opertrice del Metodo!

10:01 PM, ottobre 26, 2006  
Blogger artemisia said...

Mi dispiace che il mio post ti sia sembrato triste. Voleva esprimere il contrario...voleva dire che il vuoto dentro non esiste, è solo una temporanea sensazione di buio, di dissolvimento, di incongruenza, angoscia, chiamala come vuoi, che si può scacciare lavorandoci.

Chiaramente parlo per me. Dunque il mio vuoto dentro cerco di riempirlo di relazioni. Di amore. (E quando dico amore intendo molte cose, e questo inevitabilmente genererà altri post...)

Non so se sono gentile con me stessa, cerco di esserlo con gli altri, quelli che sono i miei "significant others", e questo mi aiuta.

A volte la luce non si trova. E allora, quando anche gli altri non aiutano, si resta al buio, si stringono i denti, si va avanti aspettando l'alba e una nuova luce.

10:09 PM, ottobre 26, 2006  
Blogger lophelia said...

Sonia, Arte: scusate se ho cambiato un po' le carte in tavola, ma il senso rimane lo stesso. Non ce la facevo a rimanere così esposta, mi sono alzata nel cuore della notte per riscriverlo...

Sonia: certo, evadere un po' è sacrosanto, vogliamo scherzare? ma poi è molto soggettivo, un mio amico usa minimo tre bicchieri di vodka a sera e per lui vanno bene, sono quello che gli ci vuole.
Il Metodo dev'essere una cosa che aiuta molto a star meglio. Lo struzzo...mi riesce solo con certe cose.

Arte: scusami, il tuo post era anzi molto positivo, mi riferivo all'argomento in sé ma in effetti non si capiva.
Grazie delle parole giuste, come sempre.

4:12 AM, ottobre 27, 2006  
Blogger Henry said...

belle queste dinamiche del blog...(e non ho letto la prima versione di questo post)...

la tua domanda cara lophelia e' molto forte per chi conosce bene il buio e il vuoto.

io non son mai ricorso a sostanze strane (come le definisci tu) ma ho anche io le mie droghe.

poi c'e' la poesia, e suedive in particolare che e' nato come sfogo per i miei momenti di vouto. credo che la scrittura in genere sia molto liberatoria. e senza dubbio meno pericolosa di droghe, alcol o altro.

9:10 AM, ottobre 27, 2006  
Blogger lophelia said...

Henry: magari la 1° versione te la mando in privato, se non mi accusano di favoritismi...
anche per me Fotosensibile è - tra le altre cose - uno dei modi più sani di reagire al vuoto.
Intendo sostanze "strane" per me, nel senso che io le sole che uso come psicoattivi sono caffè e cibo...l'alcool me lo riservo per i momenti allegri in compagnia, e tutto il resto (tipo chimica pura) non mi attira anche se vedo che per alcuni funziona benissimo.

9:57 AM, ottobre 27, 2006  
Blogger sonia said...

Lophelia, allora adesso che hai modificato il testo te lo dico ;O)
Ho usato anch' io più volte il tuo stesso espediente per non sentire il vuoto, ma ne ho anche utilizizzati di altri, più banali, ma che per me erano efficaci...ora me lo sto vietando, ci vuole esercizio.
Ho trasformato il vuoto come se fosse un mio amico, preferisco sentirlo ma non evitarlo. E se lo sento forte forte, da farmi male lo colmo entrando in una chiesa, una passeggiata a contatto con la natura , musica, e tante altre cose che non mi danneggino più...ho imparato che tanto prima o poi passa e gli espedienti non servono a molto.
Avendo fatto questa scelta però, mi ha portata ad acquistare molta più riflessione perdendo forse un po' più di spontaneità. Ma questo è il gioco, se vuoi cambiare qualcosa di te devi perdere qualcosa se vuoi acquistarne delle altre. :o)

Ciao LO, buon week

12:14 PM, ottobre 27, 2006  
Blogger artemisia said...

Giusto Henry...scrivere! Scrivere è assolutamente la mia terapia (poveri voi)
E peggio sto e più scrivo...

Poi il cibo...comfort food, assolutamente!!

E il silenzio, l'isolarsi ad esempio con Johann Sebastian (Bach)

Ma niente mi fa bene come il cercare di rapportarmi agli altri con amore.

1:36 PM, ottobre 27, 2006  
Blogger Fabio said...

Molto curioso della prima versione, potrei barattarla con una tua foto fatta allo Spazio Forma (che comunque ti mando appena ho un attimo).

Sono molto d'accordo con quello che ha scritto Arte (si tratta principalmente di fare luce). O forse solo fortunato, o forse solo molto superficiale. Ma insomma, io questo vuoto dentro da colmare non l'ho mai percepito con troppa urgenza. Ci sono troppe cose da fare, vedere, sentire, viaggi non fatti, persone non conosciute, libri non letti per potere sentire il vuoto. Lo yoga mi ha fatto stare bene, ma come mi fa bene scoprire musiche nuove. Non ha colmato vuoti, non l'ho iniziato per quello. O forse tutto quello che faccio lo faccio per colmare il vuoto e nemmeno me ne accorgo, mah. Ci devo pensare bene, quando giungo a qualche conclusione torno da te a postarla.

1:38 PM, ottobre 27, 2006  
Blogger lophelia said...

Antonio: quando vedo l'espressione di chi ne parla ho l'impressione che mi perdo qualcosa non facendomi canne...ma l'unica volta che ho provato non mi ha lasciato una grande impressione! forse è stato un campione di prova troppo ridotto:)!

Sonia: ;-)!!
credo che l'espediente in questione faccia parte di quelli che ti allontanano da te stesso, mentre con altri modi più sani non succede. Non credo sia una perdita di spontaneità se il comportamento che si perde era comunque un riflesso condizionato (o, come si dice in gergo tecnico una "coazione a ripetere"...)
grazie e buon weekend anche a te!

1:41 PM, ottobre 27, 2006  
Blogger lophelia said...

Fabio: abbiamo postato contemporaneamente...per il baratto può andare, tra l'altro anch'io ho una foto da mandarti..
Bene che tu non abbia questa urgenza, se l'avessi avuta penso che te ne saresti accorto o avresti almeno avuto un sospetto...

1:47 PM, ottobre 27, 2006  
Blogger zefirina said...

io mi facevo del male riempiendo il vuoto mangiando, a volte ingozzandomi di nutella fino a stomacarmi, e anche cercando a tutti costi l'amore di chi non era capace a darmelo, poi come dice la pubblicità ho deciso di volermi bene, ogni tanto ricado in tentazione ma per fortuna ci sono i libri, c'è il cinema che mi piace tanto, c'è la musica, c'è la poesia (quella letta scriverne non saprei), ci sono le amiche, e non ultimi ci sono figli e c'è il più piccolo di tutti mio nipote lorenzo che quando mi dice che mi vuole un mondo di bene mi commuove e quando mi abbraccia mi scioglie il ghiaccio e poi ora c'è il blog e tutte le persone che passano di lì, non sento più il vuoto come ho già detto ho un formicaio di gente che mi cammina sul cuore

2:00 PM, ottobre 27, 2006  
Blogger artemisia said...

@Zefirina: naturalmente la cosa che mi fa stare meglio in assoluto al mondo è un abbraccio o un bigliettino scritto da mia figlia...
Non volevo scriverlo perchè sa di luogo comune, ma è un'ondata d'amore e di piacere così intenso che penso non esistano droghe...

2:28 PM, ottobre 27, 2006  
Blogger Fabio said...

Ho pranzato da solo sul terrazzo, guardando il cielo, ascoltando un disco di musica per carillon percossi con bastoncini di feltro. E ho concluso che il vuoto e' importante. Nel vuoto succedono cose. Il vuoto va cercato, non fuggito. Questa e' la seconda puntata del mio commento, ma mi sa ce ne saranno altre.

3:17 PM, ottobre 27, 2006  
Blogger astralla said...

Mi piace la risposta 2° di Fabio sul vuoto...Io piango, quando sento il vuoto..oppure piangevo visto che ora non mi trovo più a sentirlo...tanto da sfinirmi, dormivo tanto da non esistere e poi lo guardavo in faccia, piangendo di nuovo e lo scacciavo, pensando che la vita non può essere vuota. Serviva.
Un abbraccio!

3:50 PM, ottobre 27, 2006  
Blogger Luna said...

io cerco solo la compagnia giusta e esco a divertirmi, non bevo, non mi drogo, non faccio yoga. Yoga lo farei volentieri trovassi il tempo. forse mangio pel colmare il vuoto che ho dentro

7:03 PM, ottobre 27, 2006  
Blogger lophelia said...

Zefirina: ciao, benvenuta da queste parti!
ti ringrazio davvero, sei stata molto esauriente...sembra quasi che certi familiari espedienti (cibo, inseguimenti) siano dei passaggi obbligati per le donne.

Fabio: sono d'accordo con quello che dici: il vuoto non fa fuggito. Cercato, o comunque accolto. Aspetto il resto con ansia, posso dirlo?

Astralla: "dormivo tanto da non esistere" è bellissimo, anch'io dormivo tanto!!è stata una delle mie vie di fuga preferite...senza neanche troppi effetti collaterali!
un abbraccio anche a te.

7:06 PM, ottobre 27, 2006  
Blogger artemisia said...

Astralla, Lophelia: Ora che mi fate ripescare nel mio rimosso, c'è stata una fase della mia vita (durata anni) in cui dormire era la mia fuga...potevo dormire ovunque e in ogni momento, non avrei voluto svegliarmi mai più...ora invece è l'opposto.

Zefirina: "cercando a tutti i costi l'amore di chi non era capace di darmelo"...anticipa un mio post...resta in linea!

7:38 PM, ottobre 27, 2006  
Blogger sonia said...

Condivido anche io la storia del sonno! È verissima. Dormo a sproposito, meno che di notte!

Astralla, Artemisia, Lophelia; ma è una malattia? Temo che non ne verrò fuori da questa cosa del sonno! Comincio seriamente a preoccuparmi!Non scherzo mica...prima facevo anche sport adesso non faccio nemmeno più quello!

10:40 PM, ottobre 27, 2006  
Blogger lophelia said...

Sonia: secondo me finché si riesce a dormire vuol dire che non si sta poi così male! me ne sono resa conto le pochissime volte che ho provato il contrario...

8:13 AM, ottobre 28, 2006  
Blogger lophelia said...

Luna: mi era sfuggito il tuo commento! non è detto che si mangi sempre per colmare un vuoto, magari è solo appetito:)...

8:44 AM, ottobre 28, 2006  
Blogger lophelia said...

Luna: comunque non so se succede anche a te, io ho bisogno di cibi diversi a seconda dell'umore...quando sono triste mangio latticini morbidi e quando sono nervosa mangio salame o roba saporita...quando sono su di giri non ho bisogno di mangiare:)!

9:45 AM, ottobre 28, 2006  
Blogger lophelia said...

se continuo a commentarmi da sola non è un delirio solipsistico ma è perché non mi aggiorna il numero dei commenti

10:03 AM, ottobre 28, 2006  
Blogger dalianera said...

Conosco solo due modi per riempire il vuoto che mi (ci) circonda. La musica e lo studio dei numeri. Ma non mi sembrano, a me per primo, due buoni metodi. Si finisce comunque con l'impazzire (magari è proprio quello che sto cercando, chissà)... ;-)

4:57 PM, ottobre 28, 2006  
Blogger Andrea (sdl) said...

Arrivo tardi. Un pò perchè non avevo internet, un pò perchè non avevo tempo.

Leggo e so che probabilmente qualcosa sarà perso per strada, di tutte le cose che vorrei dire, e che probabilmente sarò stato impreciso nella lettura, ma vediamo un pò cosa ne esce fuori.

Io personalmente sono sempre stato un tipo strano. La gente fa fatica a credermi, e la cosa un pò mi dispiace. Purtroppo sono dell'idea che non dobbiamo mai anestetizzare sentimenti, stati d'animo o sensazioni. Sono dell'idea che se qualcosa fa male, è giusto sentirne l'entità del dolore. Per saperla riconoscere, per saperla identificare, per imparare a viverla senza morirne.

Per me il vuoto dentro è quello stato d'animo in cui tu non credi di aver niente da dare. E per quanto ci provi, non esce niente. Nulla di nulla. Il vuoto dentro per me non è doloroso. E' vuoto. Il dolore lo chiamo con il nome che gli spetta.

Quindi, rispondendo alla tua domanda : io il vuoto preferisco sentirlo, assimilarlo e poi cercarci qualcosa, fino, si spera, a trovare quella maledetta candela nel buio.

Scusa per il post sconnesso :)

Andrea (sdl)

11:51 AM, ottobre 29, 2006  
Blogger lophelia said...

Tack: beh credo che il mondo dei numeri almeno dia la confortante sensazione che tutto torni! anche se a me questa sensazione ogni tanto me la dà anche il mondo reale...

Andrea: non è affatto sconnesso, anzi:)!
forse in questo post ho chiamato vuoto il dolore, o forse ho raccolto sotto il nome di vuoto tutto il rimosso di ciascuno di noi(sensazioni, ricordi, paure, altro -ognuno ha i suoi mostri). Ma qualsiasi cosa contenga hai ragione, non se ne dovrebbe fuggire. Sopportare di starci dentro è il primo passo per trovarci la luce.

1:12 PM, ottobre 29, 2006  
Blogger dalianera said...

Mi fa molto piacere che tu l'abbia ricordato.
Grazie. ;-)

ps.
Credo di essere stato uno dei pochi a leggere il tuo post originario. :-)

11:35 AM, ottobre 30, 2006  
Blogger Fabio said...

Ma non e' che ci sono due tipi di vuoto (come, per dire ci sono due tipi di solitudine)? Mi viene in mente molta musica, molta arte visiva, molta architettura che creano "ad arte" il vuoto: Riley, Rothko, Klein, Zumthor. E' un vuoto fatto per essere riempito di significati ed emozioni. Mi ci ha fatto pensare un commento di Sonia a London Calling e il link che mi ha mandato. Continuo a pensare che il vuoto sia importante, che non lo si debba fuggire ma riempire di senso, che sia una preziosa forza di rinnovamento. Non riesco a sentirlo come una minaccia.

5:50 PM, ottobre 30, 2006  
Blogger artemisia said...

Ora voi direte, ecco lei, ma io lo dico lo stesso: secondo me a volte le definizioni sono necessarie, ad esempio in questo caso: se tu Lophelia non definisci cosa intendi TU per vuoto vanno persi aspetti interessanti, ci parliamo accanto perchè intendiamo cose diverse, o anche molte cose, come dice Fabio.
Il vuoto può essere quella sensazone di angoscia che tutti a volte proviamo, può essere depressione, può essere solitudine, ma può anche essere uno spazio dove riposare la mente, il punto d'arrivo di un processo di meditazione...
E mille altre cose.

9:21 PM, ottobre 30, 2006  
Blogger lophelia said...

Tack: come si dice qui a Firenze, mi hai sgamata...oramai è inutile che cerchi di darmi un contegno;)!

Fabio, Arte: su cosa è per ciascuno di noi il "vuoto dentro" non volevo ripetere quanto da poco detto nella discussione su Pioggia Blu, ed è per questo che avevo messo il link.
Da lì emergeva un concetto di "vuoto dentro" legato a sensazioni ben poco piacevoli.
Come ho detto poco sopra nella risposta ad Andrea, lo vedo come un vuoto che ciascuno di noi riempie del proprio rimosso, dei propri mostri. Che si cerca di soffocare con altri riempitivi.
Insomma, il "vuoto dentro" è quello che fa paura anche se poi, se siamo bravi, decidiamo che non ci deve far paura.
Mi dispiace non essere stata più chiara. In effetti il vuoto di cui parla Fabio non è un vuoto che ti spinge a riempirlo per forza. Ma infatti un "vuoto creato ad arte" non è un vuoto dentro.
Parlando di arte mi viene in mente in modo scontato Diane Arbus che forse a quel vuoto ha dato i volti che conosciamo (a proposito, sai che ho visto "Fur" e non mi è dispiaciuto, anche se con la Arbus c'entra ben poco? è fiabesco, onirico, magari simboli e metafore sono un po' "un tanto al chilo" ma è un film che ha un senso...)

12:00 AM, ottobre 31, 2006  
Blogger riccardo said...

ciao!
giornata fortunata qui in Australia...
oggi ho scoperto un blog intelligente.
ciao Riccardo

se ti va fatti un giro sul mio

www.australiatrippin.blogspot.com

ma che film e' l'australiano?
non mi perdono che mi sia scappato.
ri ciao

10:45 AM, novembre 01, 2006  
Blogger lophelia said...

Morgan: sono d'accordo, lo sforzo fisico è uno dei modi più sani per mettere in pausa il pensiero.

Riccardo: ciao, piacere di conoscerti...ho dato una scorsa al tuo bellissimo australiatrippin', oggi me lo leggo con calma per viaggiare almeno con la mente in posti dove sogno da tanto di andare!
"L'australiano" è un film del 1978 di Skolimowsky, titolo originale "The shout", non è un film sull'Australia in senso geografico ma lo è in modo più profondo. Parla del conflitto istinto-ragione, contrapponendo la magia rituale degli aborigeni ai rituali sociali della borghesia britannica, il tutto attraverso una storia imprevedibile. Un grande film, non so se si trova in giro ma varrebbe la pena di cercarlo. A presto!

12:40 PM, novembre 01, 2006  
Blogger Claudia said...

Lophelia, ho letto il post ed i commenti con attenzione, cercando di intuire la "messa a nudo" che la notte a cancellato.

Ne approfitto per dirti che in questi giorni accedo ad Internet e verro' a vedere l'atteso post.

6:43 PM, novembre 01, 2006  
Blogger Claudia said...

Eccezionale l'immagine.
Spero che il tentativo notturno sia stato comunque liberatorio.
Bacione

5:37 PM, novembre 06, 2006  
Blogger lophelia said...

Voleva esserlo nelle intenzioni, ma non era il momento giusto...come uscire in mezze maniche, scoprire che non è la temperatura giusta e tornare indietro a coprirsi!

9:34 PM, novembre 06, 2006  
Anonymous Anonimo said...

Ci sono mille modi per non sentire il rumore della nostra anima quando resta sola, in silenzio. Più il rumore è forte e fastidioso più abbiamo bisogno di coprirlo. Ma col tempo,se si ha fortuna, si impara che ogni volta che ci nascondiamo i nostri fantasmi tornano a rincorrerci con più maggiore tenacia. Dobbiamo trovare il coraggio di fermarci e guardarli dritti negli occhi. Se qualcuno ha imparato come..per favore me lo spieghi perche io a 28 anni ancora nn ci riesco.

12:22 PM, aprile 19, 2008  
Blogger lophelia said...

anonimo: se tu ne senti il bisogno il coraggio arriverà. Già non aver paura di cercarlo è la premessa giusta...e poi non smettere di farsi domande, e non aver paura delle risposte.
Partire dal corpo è un buon modo ad esempio, per capire cosa intendo leggi i post di febbraio 2008 sulla Rivoluzione che parte dal corpo.
E comunque 28 anni è un buon momento per iniziare...ti faccio tutti i miei auguri per un buon cammino, spero di rileggerti su queste pagine.

8:57 AM, aprile 21, 2008  

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