La lungimiranza
Convegno sul solito e stra-dibattuto tema del passaggio dall'analogico al digitale in fotografia e dei cambiamenti connessi e conseguenti. Partecipano: un collaboratore di testate specialistiche esperto di collezionismo e attrezzature fotografiche, un fotoreporter di guerra, un fotografo che si è di recente fatto aprezzare nei circuiti dell'arte contemporanea italiani ed esteri, un critico d'arte.
L'esperto si accanisce a dimostrare la superiorità dell'attrezzatura analogica e la maggiore qualità delle relative immagini nonché la garanzia di resistenza nel tempo della pellicola a fronte della volatilità dei files, e sottolinea il tutto con una sorta di anatema predicendo che i CD masterizzati in casa non sono eterni e le immagini archiviate lì sopra un giorno spariranno. Il fotoreporter di guerra continua su questa falsariga spalleggiando l'esperto sulle virtù insostituibili delle attrezzature e dei supporti analogici, e vanno avanti così per un bel po' esaltandosi a vicenda. Il fotografo artista e il critico vanamente tentano di spostare il discorso sulla fotografia nel senso di linguaggio, e noi siamo tutti con loro e vorremmo urlare ai primi due: "e fateli parlare, c****!" ma il fotoreporter non molla facilmente la parola e per sostenere le sue tesi arriva a paragonare la fotografia ad un paio di occhiali. Per lui è tutto lì: chi porta gli occhiali aspirerà a voler con essi "vedere" la realtà nel migliore (?!?) dei modi, che evidentemente per lui coincide con la maniera più nitida.
Che dire, di fronte a tanta miopia.
Consoliamoci con le belle immagini del fotografo artista (per chi ha tempo e pazienza perché il sito ci mette un po' a caricarsi).
L'esperto si accanisce a dimostrare la superiorità dell'attrezzatura analogica e la maggiore qualità delle relative immagini nonché la garanzia di resistenza nel tempo della pellicola a fronte della volatilità dei files, e sottolinea il tutto con una sorta di anatema predicendo che i CD masterizzati in casa non sono eterni e le immagini archiviate lì sopra un giorno spariranno. Il fotoreporter di guerra continua su questa falsariga spalleggiando l'esperto sulle virtù insostituibili delle attrezzature e dei supporti analogici, e vanno avanti così per un bel po' esaltandosi a vicenda. Il fotografo artista e il critico vanamente tentano di spostare il discorso sulla fotografia nel senso di linguaggio, e noi siamo tutti con loro e vorremmo urlare ai primi due: "e fateli parlare, c****!" ma il fotoreporter non molla facilmente la parola e per sostenere le sue tesi arriva a paragonare la fotografia ad un paio di occhiali. Per lui è tutto lì: chi porta gli occhiali aspirerà a voler con essi "vedere" la realtà nel migliore (?!?) dei modi, che evidentemente per lui coincide con la maniera più nitida.
Che dire, di fronte a tanta miopia.
Consoliamoci con le belle immagini del fotografo artista (per chi ha tempo e pazienza perché il sito ci mette un po' a caricarsi).
9 Comments:
E io pensavo alla conquista delle lenti a contatto da astigmatici, da quando le uso la vista mi si è fatta più nitida, che finalmente spazia oltre il bordo della montatura. Io, però, continuo a disegnare con le mie mine ultrafini senza mai tracciare delle linee nette, precise.
vedere meglio, infatti, per poter scegliere cosa e come vedere e far vedere.
se no sarebbe come se la pittura si fosse fermata una volta raggiunta la perfetta riproduzione della realtà.
disegnare con le mine ultrafini senza mai tracciare linee nette...sto cercando di immaginare, con grande curiosità.
"Vedere la realtà"... io fino a prima di leggere questo post vivevo convinta che certe cose le potessero arrivare a dire solo gente come quelli dell'Human Genoma Project...
non ho parole
Io ho fatto il lasik e ora ho 10/10 da entrambi gli occhi, ma questa realtà continuo a non vederla... per fortuna.
PS: mi è piaciuta soprattutto quell'aspirazione dell'esperto all'eternità dell'arte fotografica e probabilmente dell'arte in generale. La paura della morte fa brutti scherzi, lasciami indovinare, un cinquantenne.
:D
Vedere la realtà
mi è tornata in mente una frase di Pasolini che ho ritrovato:
L'uomo non si è appropriato della realtà finché non l'ha rappresentata
Mi sembrano tantissimo i dibattiti su vinile vs. CD vs. download, dai quali resta esclusa la musica.
arte: un cinquantenne se non oltre, ma non credo siano tutti così...o forse gli altri cercano rassicurazione in altre cose
mucca: e per fortuna questa appropriazione non è mai definitiva. E bravo Pasolini, come sempre.
fabio: la miopia può coinvolgere tutti i sensi...
Non sono tutti così, no.
E ce ne sono di peggio tra i trentenni...
ma come, il fotografo che si è di recente fatto apprezzare nei circuiti dell'arte contemporanea non sei tu???
Allibisco!
claudia:
:-)
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