L'inquietudine sentimentale può essere un carburante creativo di grande potenza. In compenso la felicità ci mantiene compatti, consentendoci di concentrare le energie senza sprechi.
Condivido interamente. Ammetto però che fino ad oggi non avevo considerato la felicità come una cosa che consente di concentrare energie. Sembra quasi che felicità ed inquietudine siano due parti distinte del processo creativo che, se presenti, lo migliorano. Non credi?
Andrea: per me sono due diverse spinte propulsive, di volta in volta può essere presente l'una o l'altra - insieme mai ovviamente:)
(...oppure nessuna delle due nei periodi di ristagno e calma piatta)
Antonio: forse quello di cui parli è quel tipo di felicità che coincide con l'euforia - se ne parlava poco tempo fa da Fabio...quella che ti lancia in orbita tra le stelle...io ultimamente preferisco la terra:) baci altrettanti!!
claudia: mi fai venire in mente che compattezza può suggerire rigidità, e non è quello che volevo. Intendevo parlare di una coesione dell'io che solitamente non ho nei momenti di inquietudine (momenti?!?..), coesione non nel senso di una impermeabilità verso l'esterno ma piuttosto intesa come coerenza interna.
zefi: da come ti ho conosciuta non riesco a crederci...mi sa che ho usato davvero un termine troppo militaresco, chissà quale ideale di disciplina interiore vi ho fatto immaginare:)
si può essere felici ma anche inquieti allo stesso tempo, credetemi... in un certo senso lo sto provando proprio in questo periodo, ma mi è già successo e accadrà ancora, spero. Insomma felicità e serenità non vanno sempre insieme, e se l'inquietudine nella mia esperienza è incompatibile con la seconda non lo è con la prima. E poi c'è quella di fondo che non ti lascia mai...
iko: l'inquietudine di fondo c'è e sempre ci sarà (almeno per me). A parte questo inquietamente felici, sì, effettivamente si può. Ma uno stato che porta coesione? o più dissociazione?
Inquietudine e serenità Ora che vedo certe cose ben più delineate e quindi che danno una certa serenità, mi sento addosso pure l'inquietudine del fare, del muovere, del cercare. Non è felicità, non ancora, anche se quella spinta a fare, muovere e cercare vuole essere condivisa più pienamente. E la felicità, per me, è la possibilità di condividere totalmente con chi ho accanto il momento che sto vivendo.
mucca: ora si sta andando sui massimi sistemi...il post più modestamente alludeva alla contrapposizione tra inquietudine e appagamento in campo "sentimentale", anche perché chi è che potrebbe dire di aver raggiunto "la felicità in generale"? e se qualcuno c'è, che ci fa qui a leggere il mio blog? e in ogni caso non mi risponda!
la spinta a fare muoversi cercare secondo me dev'esserci sempre, anche se sarà diversa in presenza o in assenza della serenità. Condividerla...va bene, ma com'è possibile condividerla del tutto?credo che ognuno abbia la sua direzione, anche quando sembrano simili, semplicemente perché ogni individualità è distinta da un'altra. E non lo vedo affatto come un male! ma forse stiamo dicendo la stessa cosa;-)
Scusate la domanda cretina, ma tutta questa coesione, poi, questa compattezza, è una cosa poi tanto appagante? Per quanto mi riguarda (e posso parlare solo per me stessa, ovviamente) non è una cosa che ricerco, e quindi ovviamente non la trovo, anzi probabilmente la rifuggo più o meno inconsciamente. Per questo non è un caso che io non sia mai stata appagata sentimentalmente per un lungo periodo in vita mia: è perchè evidentemente non mi interessa (o mi minaccia) esserlo. Io ho deciso di imparare ad accettare questo. Accettare la mia molteplicità, la mia doppiezza, la mia mancanza di coesione. La condivisione totale è sempre questione di un brevissimo attimo, come la felicità, come altre cose che durano qualche secondo (scusate il paragone, per chi lo capisce).
@Lophe e Mucca: non vi state capendo, è una questione proprio di termini di linguaggio. Non so se state dicendo la stessa cosa (anche se siamo su un blog), ma ho l'impressione che non capiate cosa l'altro sta cercando di dire, e anche questo è un fenomeno da blog.
arte: parto dall'ultima frase, è vero, è un fenomeno tipicamente da blog, inevitabilmente quando la discussione si approfondisce ci si incarta perché non c'è possibilità di confronto e spiegazione diretta e ognuno se ne va allegramente per la sua strada. Detto questo il post non diceva che "coesi è meglio", semplicemente sottolineava la differenza. Poi "per me" posso dire che è meglio, non per l'appagamento in sé quanto per tutto il percorso che c'è stato dietro, ma questo è tutto un altro discorso.
Ma il percorso? Cioe', come si arriva a cotanta compatezza?
Faccio domande incerto dell'esistenza di una risposta. Pero' magari il confronto di esperienze...
Bel post comunque, e bello che ci siano ancora post dibattuti.
Non c'entra nulla, ma a me sembra che si stia andando a una fase di compattamento, per restare in tema, dei blog. Ogni blog con i propri lettori, nessuno nuovo che arriva e dice toc toc ci sono anch'io, questa e' la mia opinione.
fabio: per quello che è che può valere la mia esperienza si devono sbrogliare i nodi dentro, quelli antichi e solitamente rimossi, invece che cercare tutti i modi per fuggirli. Ma un vero punto d'arrivo non c'è, si tratta di passaggi.
Per l'altro discorso anch'io ho fatto le stesse tue considerazioni, ma devo dire che ultimamente sono andata su pochissimi blog e come dire, se uno non esce di casa non può pretendere che gli altri vengano sempre a cercarlo...ci pensavo proprio stamani che dovrei riprendere un po' a curiosare in giro.
La stessa cosa vale per me, ormai mi sono messa in ciabatte e non esco quasi più di casa a parte attraversare il pianerottolo per venire a rompere a Lophelia e pochi altri... fase da blogger casereccio e invecchiato? Orrore...
Fabio, perchè non facciamo un bel post controcorrente, una bella polemica, una provocazione faziosa... insomma scompattiamoci!
per le polemiche credo di non avere energie...ripenso piuttosto con nostalgia (!) al mio primo anno da blogger, quando in tanti ci si appassionava su temi personali. Ora la cosa è un po' più solipstica.
Tra l'altro qualche giorno fa ho ripulito un po' il mio PC e ho trovato un paio di elenchi di blog che ero solito leggere quando ho aperto il mio, diciamo 20. Per curiosita' li ho cliccati tutti e se ne sono aperti forse solo 2 o 3. Gli altri non esistevano piu' (cancellati dagli utenti immagino), oppure erano fermi al 2005, massimo 2006.
Mi sono trovato a domandarmi che fine avranno fatto tutti quei blogger e, di conseguenza, la ragione che spinge a chiudere un blog oppure a decidere giorno dopo giorno di continuarlo come facciamo noi.
Dovro' scriverci un post, per cercare di capire.
Di polemiche di la' da me una e' in corso, sul calcio. Pero', senza fare nomi, facendo le pulizie di primavera ho trovato anche il mio carteggio con una blogger con la quale ebbi una breve relazione. Una roba da paura, un litigio durato mesi! Ah, non ci sono piu' le polemiche di un tempo signore mie...
fabio: una ragione frequente per cui la gente chiude i blog è perché si fidanza, così come spesso li aprono appena dopo essersi lasciati:) queste sono le cause più immediatamente comprensibili (si fa per dire! a me sembrerebbe di dire "siccome sono in coppia, non esisto più da solo").
sento in questi ultimi commenti una diffusa nostalgia di polemica...mi sa che alla prima miccia ne vedremo delle belle;)
Guarda Lophelia che sono in molti a fare questo ragionamento: "Siccome sono in coppia, non esisto più da solo"... e non riguarda solo il blog, è una tragica, universale deformazione.
Io penso che ancora non ho chiuso il blog perchè sono anomala in tutti i sensi.
Non sarà che siamo noi rimasti ad essere devianti, mentre tutti gli altri che hanno chiuso hanno ragione?
Fabio, vado subito sul tuo blog a soffiare sul fuoco! ;)
un motivo per cui si lascia il blog è anche perché non si sa cosa dire, si vuole cercare di evitare la banalità e per un certo periodo ci si rende conto di avere una vena inaridita....
jos: certo, anche quello è un motivo. Io in certi momenti anche se non ho molto da dire cerco di mantenere anche solo un filo sottile per restare in contatto con gli altri - e con me stessa. Almeno finora è stato così. Sicuramente la qualità non ne guadagna, ma è un essere se stessi come nella vita dove non sempre si può avere qualcosa da dire e non per questo si smette di esistere.
35 Comments:
Condivido interamente. Ammetto però che fino ad oggi non avevo considerato la felicità come una cosa che consente di concentrare energie. Sembra quasi che felicità ed inquietudine siano due parti distinte del processo creativo che, se presenti, lo migliorano. Non credi?
Andrea (sdl)
Andrea: per me sono due diverse spinte propulsive, di volta in volta può essere presente l'una o l'altra - insieme mai ovviamente:)
(...oppure nessuna delle due nei periodi di ristagno e calma piatta)
Antonio: forse quello di cui parli è quel tipo di felicità che coincide con l'euforia - se ne parlava poco tempo fa da Fabio...quella che ti lancia in orbita tra le stelle...io ultimamente preferisco la terra:)
baci altrettanti!!
con "compatti" in veritá mi ci relaziono poco!
potrebbe essere sinonimo di attivi, carichi, determinati?
in tutti e due i casi si finisce a bere! tu bianco, io rosso.
claudia: mi fai venire in mente che compattezza può suggerire rigidità, e non è quello che volevo.
Intendevo parlare di una coesione dell'io che solitamente non ho nei momenti di inquietudine (momenti?!?..), coesione non nel senso di una impermeabilità verso l'esterno ma piuttosto intesa come coerenza interna.
m: vero! si sa, ogni scusa è buona:)
per me vale l'esatto contrario
ma la compatezza non so cosa sia in nessuno dei due casi
zefi: da come ti ho conosciuta non riesco a crederci...mi sa che ho usato davvero un termine troppo militaresco, chissà quale ideale di disciplina interiore vi ho fatto immaginare:)
si può essere felici ma anche inquieti allo stesso tempo, credetemi... in un certo senso lo sto provando proprio in questo periodo, ma mi è già successo e accadrà ancora, spero.
Insomma felicità e serenità non vanno sempre insieme, e se l'inquietudine nella mia esperienza è incompatibile con la seconda non lo è con la prima.
E poi c'è quella di fondo che non ti lascia mai...
@Iko: amen
iko: l'inquietudine di fondo c'è e sempre ci sarà (almeno per me).
A parte questo inquietamente felici, sì, effettivamente si può. Ma uno stato che porta coesione?
o più dissociazione?
arte: andate in pace mi sa che non si può dire.
Inquietudine e serenità
Ora che vedo certe cose ben più delineate e quindi che danno una certa serenità, mi sento addosso pure l'inquietudine del fare, del muovere, del cercare.
Non è felicità, non ancora, anche se quella spinta a fare, muovere e cercare vuole essere condivisa più pienamente. E la felicità, per me, è la possibilità di condividere totalmente con chi ho accanto il momento che sto vivendo.
mucca: ora si sta andando sui massimi sistemi...il post più modestamente alludeva alla contrapposizione tra inquietudine e appagamento in campo "sentimentale", anche perché chi è che potrebbe dire di aver raggiunto "la felicità in generale"? e se qualcuno c'è, che ci fa qui a leggere il mio blog? e
in ogni caso non mi risponda!
la spinta a fare muoversi cercare secondo me dev'esserci sempre, anche se sarà diversa in presenza o in assenza della serenità. Condividerla...va bene, ma com'è possibile condividerla del tutto?credo che ognuno abbia la sua direzione, anche quando sembrano simili, semplicemente perché ogni individualità è distinta da un'altra. E non lo vedo affatto come un male!
ma forse stiamo dicendo la stessa cosa;-)
lo: Non volevo muovermi in campi più grandi di quelle che sono le mie esperienze.
Scusate la domanda cretina, ma tutta questa coesione, poi, questa compattezza, è una cosa poi tanto appagante?
Per quanto mi riguarda (e posso parlare solo per me stessa, ovviamente) non è una cosa che ricerco, e quindi ovviamente non la trovo, anzi probabilmente la rifuggo più o meno inconsciamente.
Per questo non è un caso che io non sia mai stata appagata sentimentalmente per un lungo periodo in vita mia: è perchè evidentemente non mi interessa (o mi minaccia) esserlo.
Io ho deciso di imparare ad accettare questo. Accettare la mia molteplicità, la mia doppiezza, la mia mancanza di coesione.
La condivisione totale è sempre questione di un brevissimo attimo, come la felicità, come altre cose che durano qualche secondo (scusate il paragone, per chi lo capisce).
@Lophe e Mucca: non vi state capendo, è una questione proprio di termini di linguaggio. Non so se state dicendo la stessa cosa (anche se siamo su un blog), ma ho l'impressione che non capiate cosa l'altro sta cercando di dire, e anche questo è un fenomeno da blog.
:)
mucca: so essere antipatica, vero?
:-P
arte: parto dall'ultima frase, è vero, è un fenomeno tipicamente da blog, inevitabilmente quando la discussione si approfondisce ci si incarta perché non c'è possibilità di confronto e spiegazione diretta e ognuno se ne va allegramente per la sua strada.
Detto questo il post non diceva che "coesi è meglio", semplicemente sottolineava la differenza.
Poi "per me" posso dire che è meglio, non per l'appagamento in sé quanto per tutto il percorso che c'è stato dietro, ma questo è tutto un altro discorso.
Allora vai in pace, figliuola, e non peccare più.
;)
faccio gli scongiuri
e tu redìmiti figliuola, e salva dunque la tua anima
;)
Ma il percorso? Cioe', come si arriva a cotanta compatezza?
Faccio domande incerto dell'esistenza di una risposta. Pero' magari il confronto di esperienze...
Bel post comunque, e bello che ci siano ancora post dibattuti.
Non c'entra nulla, ma a me sembra che si stia andando a una fase di compattamento, per restare in tema, dei blog. Ogni blog con i propri lettori, nessuno nuovo che arriva e dice toc toc ci sono anch'io, questa e' la mia opinione.
E invece sarebbe bello, almeno parlo per me.
fabio: per quello che è che può valere la mia esperienza si devono sbrogliare i nodi dentro, quelli antichi e solitamente rimossi, invece che cercare tutti i modi per fuggirli. Ma un vero punto d'arrivo non c'è, si tratta di passaggi.
Per l'altro discorso anch'io ho fatto le stesse tue considerazioni, ma devo dire che ultimamente sono andata su pochissimi blog e come dire, se uno non esce di casa non può pretendere che gli altri vengano sempre a cercarlo...ci pensavo proprio stamani che dovrei riprendere un po' a curiosare in giro.
La stessa cosa vale per me, ormai mi sono messa in ciabatte e non esco quasi più di casa a parte attraversare il pianerottolo per venire a rompere a Lophelia e pochi altri... fase da blogger casereccio e invecchiato?
Orrore...
Fabio, perchè non facciamo un bel post controcorrente, una bella polemica, una provocazione faziosa... insomma scompattiamoci!
qualcuno mi faccia tacere
per le polemiche credo di non avere energie...ripenso piuttosto con nostalgia (!) al mio primo anno da blogger, quando in tanti ci si appassionava su temi personali. Ora la cosa è un po' più solipstica.
Tra l'altro qualche giorno fa ho ripulito un po' il mio PC e ho trovato un paio di elenchi di blog che ero solito leggere quando ho aperto il mio, diciamo 20. Per curiosita' li ho cliccati tutti e se ne sono aperti forse solo 2 o 3. Gli altri non esistevano piu' (cancellati dagli utenti immagino), oppure erano fermi al 2005, massimo 2006.
Mi sono trovato a domandarmi che fine avranno fatto tutti quei blogger e, di conseguenza, la ragione che spinge a chiudere un blog oppure a decidere giorno dopo giorno di continuarlo come facciamo noi.
Dovro' scriverci un post, per cercare di capire.
Di polemiche di la' da me una e' in corso, sul calcio. Pero', senza fare nomi, facendo le pulizie di primavera ho trovato anche il mio carteggio con una blogger con la quale ebbi una breve relazione. Una roba da paura, un litigio durato mesi! Ah, non ci sono piu' le polemiche di un tempo signore mie...
fabio: una ragione frequente per cui la gente chiude i blog è perché si fidanza, così come spesso li aprono appena dopo essersi lasciati:)
queste sono le cause più immediatamente comprensibili (si fa per dire! a me sembrerebbe di dire "siccome sono in coppia, non esisto più da solo").
sento in questi ultimi commenti una diffusa nostalgia di polemica...mi sa che alla prima miccia ne vedremo delle belle;)
Sai che ho pensato la stessa cosa? Questi qui si sono sistemati.
Cacchio, solo London Calling come esca non funziona!
Guarda Lophelia che sono in molti a fare questo ragionamento: "Siccome sono in coppia, non esisto più da solo"... e non riguarda solo il blog, è una tragica, universale deformazione.
Io penso che ancora non ho chiuso il blog perchè sono anomala in tutti i sensi.
Non sarà che siamo noi rimasti ad essere devianti, mentre tutti gli altri che hanno chiuso hanno ragione?
Fabio, vado subito sul tuo blog a soffiare sul fuoco!
;)
Arte, non ce n'e' bisogno, un lettore mi ha gia' definito ottuso, di prima mattina.
Un brindisi alla devianza, allora...
La devianza e' l'unica cosa divertente nella vita in fondo.
un motivo per cui si lascia il blog è anche perché non si sa cosa dire, si vuole cercare di evitare la banalità e per un certo periodo ci si rende conto di avere una vena inaridita....
o no?
Jos
jos: certo, anche quello è un motivo. Io in certi momenti anche se non ho molto da dire cerco di mantenere anche solo un filo sottile per restare in contatto con gli altri - e con me stessa. Almeno finora è stato così. Sicuramente la qualità non ne guadagna, ma è un essere se stessi come nella vita dove non sempre si può avere qualcosa da dire e non per questo si smette di esistere.
Come mai io non sento mai di non avere niente da dire?
Mi sto preoccupando.
arte: dovresti provare ogni tanto, è riposante:)
Soprattutto per gli altri, immagino...
I get the message
;)
ma no, intendevo dire che è riposante non pensare a volte, a riuscirci, uffa.
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