Espropriàti
8. "Era California, era via di qua" (1979-80, quinta ginnasio)
Il titolo del capitolo ottavo del libro di Anna Negri è un flash. Smetto di leggere mentre mi rivedo al tavolo di cucina proprio in quell'anno, anch'io in quinta ginnasio, un giorno che mi ero svegliata alle sei per tradurre greco e tenevo in sottofondo bassissimo il registratore con California della Nannini.
Il titolo del capitolo ottavo del libro di Anna Negri è un flash. Smetto di leggere mentre mi rivedo al tavolo di cucina proprio in quell'anno, anch'io in quinta ginnasio, un giorno che mi ero svegliata alle sei per tradurre greco e tenevo in sottofondo bassissimo il registratore con California della Nannini.
"Ero così confusa dalla quantità e diversità di discorsi politici che si facevano a scuola che un giorno sono tornata a casa con il mal di testa e mi sono fatta uno schemino. Prima pensavo che ci fossero due gruppi contrapposti, i compagni e gli altri, ora mi accorgevo che c'erano mille gruppuscoli, con tantissime sfumature. Così me li sono scritti in un foglio. Nella mia mappa all'estrema sinistra c'erano gli anarchici, dopo venivano gli autonomi, poi Lotta Continua e Democrazia Proletaria. C'erano pure i trockijsti, che non sapevo bene dove piazzare, così come i giovani radicali. Non sapevo se mettere l'MLS tra Lc e Dp o tra Dp e quelli della Fgci, che erano a sinistra del Pci. Da lì partiva tutto lo spettro parlamentare (...). Era un'Italia in miniatura, ogni gruppo aveva un leader che secondo me incarnava un po' il suo spirito e quelli dei partiti parlamentari sembravano già vecchi, gente che di sicuro avresti visto in televisione prima o poi, perché guardandoli riuscivi a immaginarti Andreotti o Fanfani da giovani (...) Nel collettivo discutevamo tantissimo, facevamo un giornale del ginnasio, scrivevamo manifesti e intervenivamo alle assemblee in palestra (...) Noi più giovani, però, avevamo la sensazione nettissima di essere arrivati sulla scena a spettacolo finito, quando le cose belle ed eccitanti erano già passate e rimaneva solo da raccogliere i cocci."
Anche a scuola nostra c'erano gli Andreotti e Fanfani in erba, che alle assemblee proclamavano "perché noi del liceo siamo la futura classe dirigente" (e giù bordate di fischi), e anche noi facevamo delle riunioni e un giornale in cui io disegnavo le vignette, sole cose che mi davano la sensazione di essere viva a fronte della sepoltura dello studio. Ma non vorrei mitizzare troppo, ricordo bene un compagno anarchico e una compagna della Fgci entrambi pieni di soldi, che si confrontavano toppe e buchi sui jeans come se fossero trofei da ostentare. E dopo sì, fu peggio perché non ci fu più niente, e non sto qui ripetere cose già dette. Se cito questi brani è perché allora ci dicevamo sempre che la nostra generazione, contrariamente alla precedente, non avrebbe avuto nulla da raccontare. Il libro di Anna Negri racconta bene questo nulla: e soprattutto rende bene l'idea di quanto possa essere paralizzante il carico di un passato impegnativo, storico e familiare, di quanto i figli debbano liberarsi dalla zavorra dei padri per non averne la vita espropriata, e il suo caso particolare si fa paradigma simbolico anche di tanti altri.
Anche a scuola nostra c'erano gli Andreotti e Fanfani in erba, che alle assemblee proclamavano "perché noi del liceo siamo la futura classe dirigente" (e giù bordate di fischi), e anche noi facevamo delle riunioni e un giornale in cui io disegnavo le vignette, sole cose che mi davano la sensazione di essere viva a fronte della sepoltura dello studio. Ma non vorrei mitizzare troppo, ricordo bene un compagno anarchico e una compagna della Fgci entrambi pieni di soldi, che si confrontavano toppe e buchi sui jeans come se fossero trofei da ostentare. E dopo sì, fu peggio perché non ci fu più niente, e non sto qui ripetere cose già dette. Se cito questi brani è perché allora ci dicevamo sempre che la nostra generazione, contrariamente alla precedente, non avrebbe avuto nulla da raccontare. Il libro di Anna Negri racconta bene questo nulla: e soprattutto rende bene l'idea di quanto possa essere paralizzante il carico di un passato impegnativo, storico e familiare, di quanto i figli debbano liberarsi dalla zavorra dei padri per non averne la vita espropriata, e il suo caso particolare si fa paradigma simbolico anche di tanti altri.
Etichette: come eravamo, compagni a venire, liceo, zavorre
12 Comments:
Bè, ho visto che uno dei candidati a sindaco di Firenze era uno di quelli molto attivi alle assemblee, però ti giuro che non riesco a ricordarmi a quale gruppuscolo apparteneva... indipendenti di sinistra?
Quello che disse che eravamo la "futura classe dirigente" però per fortuna non l'ho più sentito nominare.
oddio, non sapevo ci fosse un candidato ex galileiano, ma chi?! O_O
e comunque gli indipendenti che ricordo io erano tutto fuor che di sinistra...tra cui il futuro dirigente che per un po' ha transitato in qualche consiglio comunale ma poi non se ne è più sentito parlare.
A proposito di espropri. Bella giornata di sole a Milano, un paio di settimane fa. Piacevole flanerie urbana con ex fidanzata dei vent'anni, ora sposata piu' o meno felicemente. Usciamo dai giardini della Villa Reale e passiamo per via Senato. Ci colpisce il cartello di una mostra sulla contestazione tra il '68 e il '77 ed entriamo alla Biblioteca. Mostra bellissima, foto e documenti dell'epoca.
Il giorno dopo la consiglio al mio amico Paolo, e lo vedo sbiancare. Mi chiede: sai di chi e' la Biblioteca di via Senato vero? Di Dell'Utri...
Chissa' se la chiameranno la contestazione della liberta'...
http://www.lapopistelli.it/wp/
...costui.
Sezione D mi pare, abbiamo convissuto solo un anno credo.
No scusa, vedo che mi confondo, ha l'età nostra.
Poi ho anche il dubbio: sezione A?
Ci vorrebbe F.
fabio: ma sì, l'avevo sentita dire questa cosa! tra l'altro facendo una ricerca in rete su quella mostra ho trovato una marea di blog/siti dedicati agli anni settanta, una cosa impressionante.
arte: ah, lui è ormai un ex-candidato. Anche la B. lo ricorda al nostro liceo, io non ne ho memoria. Chiederemo a F.
Ex candidato, ex galileino, exit.
non mi piace molto questo svalutare gli anni 60 e 70 mostrando come sono finiti i leader di allora, specialmente quelli di famiglia borghese, e buttando via in questo modo il bambino con l'acqua sporca.
trovo più interessante rendere omaggio a chi, come quel vostro professore, ha continuato coerentemente, come direbbe qualcuno, ad "esercitare eticamente il bene e la giustizia".
io avrei centinaia di esempi sia dell'uno che dell'altro destino.
e, pur scivolando ogni tanto nell'invettiva rabbiosa contro coloro che mi hanno deluso, preferisco in genere seguire il consiglio di chi, nei tempi primi e remoti della mia presenza in rete, mi consigliò di lasciar perdere i peggiori e dedicarmi ai migliori.
la domanda che poi mi sorge spontanea è questa: Anna Negri di quale categoria fa parte?
francesco: ti rispondo d'impulso, il libro di Anna Negri non è un libro politico se non incidentalmente -come lo stesso titolo dice- e non ha nessuna intenzione di svalutare quegli anni, dei quali anzi racconta anche il meglio.
Non ha senso chiedere di che categoria faccia parte lei, anche se chiaramente è di sinistra, proprio perché qui "semplicemente" vuol raccontare il punto di vista di una bambina-adolescente che si è trovata ad affrontare l'esistenza quotidiana con una zavorra più pesante della media degli altri adolescenti.
L'assunto del libro non è affatto quello di svalutare (su Negri come leader ognuno resterà della propria opinione, sulla figura di lui come padre e marito ognuno si farà la sua).
Lei qui esercita il suo pieno diritto a dare voce all'esperienza di chi ha avuto una parte di esistenza espropriata da qualcos'altro, che può chiamarsi anche Storia.
Perciò resta verissimo quello che dici, di concentrarsi sulle forze migliori: semplicemente, nel libro si parla d'altro.
Io, rivolgendomi a Francesco, vorrei precisare che secondo me la persona viene prima dell'impegno politico, proprio nel senso che dici tu: l'importante è la scelta etica, l'operare il bene. Quindi, mentre le persone a cui alludi tu l'hanno sempre fatto e continueranno sempre a farlo, altre figure no (e non alludo al discorso di Negri, ma magari a quello della "futura classe dirigente, chissà".
Secondo me si può e si deve differenziare, senza timore di gettare via nessun bambino.
mah, io comunque rimpiango quei due decenni, che poi sono quelli della mia infanzia e adolescenza.
li rimpiango nonostante le ingenuità, nonostante le durezze, il piombo, le pistole, nonostante le ideologie ridondanti.
li rimpiango confrontandoli ovviamente coi due decenni successivi e con il presente che tuttavia trovo confuso e multi-direzionale.
li rimpiango perché comunque, a dispetto di tutte le cose dette prima e di quelli che sono finiti altrove, ognuno di noi - anche quelli come me più appartati, i cani sciolti - si sentiva parte di qualcosa di più grande e che ci oltrepassava.
l'idea di trasformare il mondo e noi stessi se ci si pensa bene può sembrare assurda e utopistica ma alla fine è l'unica ragione seria per continuare a vivere e magari per lasciare qualcosa alle generazioni che verranno.
ora, almeno in Italia - che come sempre rimane indietro in tutti sensi, etico e culturale - viviamo la cosa opposta.
il ritorno neppure a quello che c'era prima - il dopoguerra - ma ad uno strano mix di tutto quello che a ben pensarci abbiamo sempre combattuto: machismo, autoritarismo, utilitarismo, militarismo, razzismo, corruzione, disprezzo per la natura, disprezzo per i lavoratori dipendenti, disprezzo per gli intellettuali.
in una parola sola, il fascismo riveduto e corretto attraverso il mezzo televisivo.
e a quel punto, scusate, ma io rimpiango anche le assemblee del liceo.
almeno lì il leaderino lo potevi fischiare, mandare a cagare, spintonarlo, buttarlo fuori, prenderlo in giro, tirargli i pomodori...
francesco: anch'io rimpiango le assemblee ma abbiamo fatto appena in tempo a vederle, il problema è che quando siamo arrivati noi era già tutto finito - di questo parlavo nel post.
comunque ti consiglio questo:
http://gliannisettanta.blogspot.com/
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