La mancanza
"Non riuscivo a staccarmi dal David di Michelangelo, stupita fino al dolore che fosse un uomo e non una donna ad aver espresso in modo sublime la bellezza del corpo maschile. Anche se questo si spiegava con la condizione di sottomissione delle donne, mi sembrava che qualcosa si fosse perduto per sempre." (Annie Ernaux, "Passione Semplice")
Sono i pensieri di una scrittrice francese in viaggio in Italia, ma con la mente fissa alla sua ossessione amorosa. Nelle statue cerca e rivede le forme di A., l'oggetto del suo desiderio: e prova sgomento di fronte a questo silenzio della storia.
Oggi le donne avrebbero tutti gli strumenti per dare voce al loro immaginario desiderante, invece di lasciarselo plasmare da quello maschile - tema ultimamente discusso anche qui. Ma quante sono quelle che esprimono davvero il loro sguardo desiderante, dal campo dell'arte a quello della fotografia amatoriale? (chi segue dall'inizio questo blog sa che "uomini visti dalle donne" qui è un tema fotografico presente sin da tempi non sospetti)
E se non sono molte, dipende forse dal fatto che la donna è troppo abituata a farsi guardare per concedersi di guardare?
"Continuerai a farti scegliere, o finalmente sceglierai"?
Etichette: fotografia, uomini visti dalle donne, visioni
22 Comments:
chissà come mai le scrittrici francesi sono le uniche convincenti quando di parla della passione...la Ernaux; e quella scrittrice straordinaria che è la Angot.
Però ritengo il punto di vista maschile più interessante, ma questo per la letteratura in genere.
Chi sa forse è venuto il momento?
In letteratura qualcosa già c'è. C'è un brano notevolissimo in "Sula" di Toni Morrison. Ma nell'arte abboh. Forse nella fotografia. Ma ste cose le sai meglio te:)
Zelda benvenuta, non conoscendo la Angot ho cercato notizie in rete e ho letto la trama di Rendez-vous, inizialmente simile a Passione Semplice della Ernaux ma poi diverso per il subentrare del tema dell'incesto - questo, confesso, mi respinge ma cercherò ugualmente di leggerla, grazie. Tra le francesi non invece trovato per niente convincente Catherine Millet con la sua "Vita sessuale di..", anzi direi molto noiosa.
Alla fine l'ho messo nella sacchettata di libri da dare via ma non andava bene né per i detenuti né per i degenti ospedalieri...
zauberei: sono ignorante anche su Sula, l'autrice mi pare interessante, cercherò anche questo. Nell'arte e nella fotografia finora sono state molto più le donne ossessionate da se stesse che non quelle che hanno rivolto lo sguardo a chi avevano davanti...Nan Goldin di cui ho parlato da poco ha diverse foto del suo ex, ma più che uno sguardo estetico è uno sguardo autobiografico.
Tracey Emin ha fatto della sua vita sessuale turbolenta un tema portante della sua arte, ma ha preferito mettere in mostra il proprio letto vissuto.
Lee Miller è stata una bravissima fotografa e amante di Man Ray, fotografo meno bravo di lei, eppure sono passate alla storia solo le foto che lui ha fatto a lei. Lei non gliene avrà mai fatte, oppure non ci sono pervenute?
C'è molto da capire.
altra cosa: mi è rimasto in mente una cosa che lessi quando ero giovane e appassionata di Sylvia Plath, la prefazione dei suoi Diari in lingua originale diceva che in più punti erano stati censurati per via della "forte sensualità" della Plath....
Non è solo un problema di dire, ma anche di farsi ascoltare.
..la Millet, uno dei libri più brutti che abbia mai letto!...
Invece 'Rendezvous' te lo consoglio proprio.
Della Angot c'è anche 'L'incesto', e quello effettivamente è un 'po' troppo', ma 'Rendez vous'....straordinario.
Ciao
in questo momento non mi sento di disquisire su donne letterate ma volevo compiacermi per la definizione "immaginario desiderante".
Secondo me è che il piacere femminile è l'ultimo tabu rimasto, quindi doppiamente da negare se l'oggetto è un uomo inattivo, come spesso viene considerato il (s)oggetto di una foto.
A me il David di Michelangelo non piace neanche un po' e quindi me ne stacco benissimo, a differenza della Ernaux (me la immagino lì alla Galleria, abbarbicata alla statua, e tutti a cercare di staccarla a forza...)
Lo so, lo so non è questo il punto. L'immaginario del desiderio femminile è un continente inesplorato, che ovviamente racchiude molto di più dell'oggetto di desiderio maschio. Ma anche volendosi limitare a quello, sono d'accordo con te che è poco credibilmente rappresentato, nel senso che molto spesso assume i connotati di una scrittura "maschile".
Tempi maturi per un cambiamento.
Scusa, rileggendo mi rendo conto di non essere stata chiara, volevo dire (detto più chiaramente) che l'oggetto del desiderio femminile non necessariamente dev'essere un uomo, ma che, in ogni caso, la narrazione (o visualizzazione) del desiderio in artisti donne è raramente autonoma dai paradigmi maschili.
claudia: ma come ultimo tabù intendi il piacere sessuale? perché di quello se ne parla sin troppo dagli anni '70 ad ora...più che il piacere il continente inesplorato è proprio il desiderio, mi sembra che venga fuori anche dai commenti allo stesso argomento sul blog di Zauberei.
arte: "si capisce" ;)
Tempi maturi, anche se c'è da fare molta chiarezza.
Ed ecco che ci troviamo di fronte al David di Michelangelo e di fronte ad una scrittrice stupita di come fosse un uomo e non una donna ad aver espresso in questo modo così sublime la bellezza del corpo maschile. Non so se l’autrice in questione sapesse che Michelangelo Buonarroti era omosessuale (possiedo un libretto di sonetti amorosi composti dallo scultore dedicati ad un tal Tommaso Cavalieri, che pare fu anche il modello delle donne delle tombe medicee). Nella classicità greca in cui la scultura raggiunse il suo massimo, e a cui la scultura rinascimentale si ispira, l’omofilia era talmente diffusa da essere governata da regole precise. Uno dei più celebrati emblemi della virilità romana (usato peraltro come immagine di copertina per un libello razzista di epoca fascista intitolato “La Difesa Della Razza”) era l’effige marmorea del giovane amante dell’imperatore Adriano.
La stessa cosa si ripropone oggi, nell’immagine dei “belli” calendarizzati e non, che sembrano più apparire come l’oggetto di un desiderio di tipo omosessuale che femminile (interessanti a questo proposito sono gli interventi nel blog di Giovanna Cosenza dove si parla già di consumati stereotipi).
Quindi, la bellezza maschile in questi termini non sembra essere l’espressione di un oggetto del desiderio secondo un ottica femminile, quanto piuttosto trasversale o “transgenderistica” (si potra dire ?)
Ora sto per fare delle osservazioni che potranno apparire generiche, spero che le si voglia cogliere come accenni di una sostanza ben più vasta.
L’uomo, quando vuole rappresentare l’orgoglio (ipotizziamo questa motivazione nella sua accezione migliore possibile) più che la bellezza , che per cultura tende ad attribuire all’altro genere più che a sé stesso, in genere cerca la problematicità e il conflitto.
Il genere maschile, nel suo apparire (secondo la logica che è riuscito ad imporre alla dinamica generale degli eventi) è decisamente astratto, legato al movimento. Essendo dunque culturalmente, ma anche fattivamente ”parte attiva” è più difficilmente rappresentabile nella dimensione della propria “semplice” corporeità inattiva; o quantomeno appare meno credibile.
Non è un caso che il discorso nei commenti di questo post verta di più sulla letteratura che sull’immagine. Lophelia stessa nel testo del post anticipa questo aspetto.
La mia impressione, seppure esistono esempi in altre forme di espressione che mi lasciano comunque la sensazione di episodi, è che nella scrittura la donna abbia saputo meglio esprimere l’oggetto del proprio “immaginario desiderante”. Se poi questo si riferiva ad una figura maschile, spesso ha dovuto confrontarsi con il suo grado di astrattezza (e quindi anche di sfuggenza) che per essere catturato trova nella forma letteraria , piuttosto che in altre arti , il modo migliore per essere espresso.
Non sono propriamente d’accordo con Artemisia che la narrazione del desiderio da parte delle donne sia soggetto a paradigmi maschili, anzi, mi è capitato più volte di leggere in questo senso, cose che un uomo non avrebbe mai potuto scrivere. Parole e narrazione tipicamente al femminile, dove alla ricerca del possesso ( cosa tipicamente maschile ) giocata sulla tendenza alla esteriorizzazione , si sostituisce una minuziosa perlustrazione di un’alterità sfuggente, spesso messa a confronto con un procedere interiore che realizza mondi di ricchezza adimensionle emotivamente molto avvincenti.
Potrei citare le autrici in questione ma preferisco dare un immagine che mi sembra più calzante:
in forma narrativa, la rappresentazione del desiderio femminile mi sembra analoga al piacere femminile, che è più ricco, variegato e diversificato di quello maschile.
mauro: Annie Ernaux indubbiamente sa che Michelangelo era omosessuale: ed è proprio lì che si apre la ferita. Le sue sculture sono la più alta celebrazione del corpo maschile da un punto di vista desiderante: anche le donne desiderano, ma non hanno mai prodotto un analogo. Poco più avanti la scrittrice lamenta che non esista un'opera fatta da una donna corrispondente all'Origine del mondo di Courbet: "è come - dice - se qualcosa si fosse perso per sempre".
In effetti quando ho scritto il post pensavo più alla rappresentazione iconica, mentre poi siamo scivolate sul piano del verbale. In questo campo vogliamo senz'altro darti ragione quando individui una ricchezza e una diversificazione parallele alla fisiologia.
Nel campo visuale, e infatti di quello parla la Cosenza, la materia è invece tutta da approfondire. E credo che i motivi di questo siano molteplici, ma prevalentemente di ordine culturale.
Ci vedo, tra le altre cose (più sopra ho parlato di censure della storia) un'identità femminile che ha ancora difficoltà a vedersi come "soggetto".
@Mauro: Ho scritto "raramente autonoma da paradigmi maschili", non "soggetta a paradigmi maschili", c'è una piccola differenza, che senza dubbio lascia spazio alle narrazioni di cui parli tu.
:)
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Vero.
Premetto che per gli uomini della mia generazione e della mia formazione politico-culturale, la celebrazione (perdonami, detto senza polemica) della complessità e della non-riducibilità dell'immaginario erotico femminile è diventata anche un po' un tormentone.
Evidentemente l'immaginario erotico maschile (ammesso che sia un'entità così univoca) di suo si rappresenta meglio per immagini di quello femminile (ammesso ecc. ecc.). Non per niente molti qui hanno parlato di letteratura.
D'altra parte anche a me sembra che per molte ragioni si eviti di confrontarsi con l'idea di un risvolto, diciamo così, visuale dell'erotismo al femminile - risvolto che evidentemente esiste.
Mi hai fatto tornare alla mente un'osservazione fattami molto tempo fa da una amica psicologa: "A voi uomini piacciono magari le calze a rete, a me ad esempio fa impazzire il maglione portato a pelle".
(all'epoca lei era la moglie del mio migliore amico, evitai quindi di correre a cercare un girocollo adatto all'uopo)
Rob: hai ragione, siamo finiti in pieno nella padella dello stereotipo della non-riducibile complessità etc.etc.:D
Forse finora è stato meglio rappresentato in letteratura,
però io volevo arrivare a quello che dici anche tu: il risvolto visuale dell'erotismo femminile esiste,"evidentemente".
E mi paiono meno evidenti le ragioni per cui "si evita di confrontarsi con l'idea" di tale risvolto. Chi è artefice dell'evitamento? Il filtro di una cultura maschile che ha finora censurato, o la donna stessa che non riesce a guardare oltre lo specchio dello sguardo altrui?
A mio parere, entrambi.
A cercare bene, io credo che potremmo avere un album pieno di istantanee di dettagli come quello suggerito dalla tua amica psicologa (nonché moglie etc.)
Io ho un debole per le camicie bianche, ad esempio.
E quando sento una donna dire che per lei la vista non è importante penso sempre che sia imprigionata in uno stereotipo.
Nella musica e' decisamente piu' comune, da Lydia Lunch a PJ Harvey, da Carla Bozulich a Kathleen Hannah, e sto citando solo le prime che mi vengono in mente - la lista e' parecchio lunga. Non sono sicuro che esprimano "la bellezza del corpo maschile" intesa in senso classico, ma certamente hanno dato voce all'"immaginario desiderante femminile" (talvolta un immaginario non totalmente armonico, che riflette "la condizione di sottomissione delle donne" quando si tratta di liberta' espressiva).
fabio: ho presente soprattutto P.J Harvey...e ho ripensato a Chrissie Hynde ma nonostante la sua immagine aggressiva i testi da quel punto di vista erano assai "reazionari"! Penso a I go to sleep (che pure ha accompagnato fantasie adolescenziali, quando appunto non c'era altra scelta che andare a dormire) e Brass in pocket.
Tra l'altro, sai che anch'io ho un debole per le donne con camicie bianche? Sara' per via di Patti Smith?
(Commento a scoppio ritardato: sono appena tornato dalla lavanderia, e stavo mettendo a posto le mie camicie nell'armadio).
fabio: forse Patti Smith un po' c'entra...anche Neil Young ne aveva qualcuna fantastica;)
(e in ogni caso sono molto fotogeniche)
Una volta ho sentito un commesso in un negozio di abbigliamento dire ad un cliente:
"Di celeste ogni brutto si riveste".
Era a Firenze naturalmente.
Io però concordo che una bella camicia bianca, su uomo o donna, fa sempre un bell'effettaccio.
questa non la conoscevo :D
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