25 settembre, 2009

Cuore di pixel

Moira Ricci - Autoritratto - “20.12.53 - 10.08.04”

Chi ha detto che con l'avvento del digitale la fotografia sta perdendo la sua relazione privilegiata ed esclusiva con il passato?
L'avevo detto io qualche giorno fa nel post "La macchina del tempo", ma qualcosa che ho visto ieri mi costringe a rivedere queste parole.

Tra le opere esposte alla mostra "Realtà manipolate" presso il Centro di Cultura Contemporanea la Strozzina di Firenze c'è questo lavoro di Moira Ricci (qui sopra una delle immagini).
Apparentemente è una serie di fotografie dall'album di famiglia: in tutte compare
la madre dell'artista (recentemente scomparsa come si intuisce dalle due date che danno il titolo alla serie), raffigurata in diversi periodi della sua vita.
Ma ad un esame più attento tutte le foto rivelano la presenza di un'intrusa: l'autrice ha inserito se stessa, abilmente mimetizzata, puntualmente persa in un'intensa contemplazione di quella madre che non c'è più.

"Moira Ricci guarda alla realtà nel tentativo di travalicarne la dimensione spazio-temporale, incontrando virtualmente la propria madre in diversi momenti della sua vita e prima della sua improvvisa scomparsa. Con la manipolazione digitale dell’immagine, l’artista sopprime la distanza temporale e, attraverso le foto di “cronaca familiare” si volge al passato della madre e contemporaneamente al proprio presente e alle proprie origini", dice il testo critico.
Nel post di qualche giorno fa, in una cosa non mi ero sbagliata: nel dire che davanti ad una fotografia manipolata il "Ciò è stato" barthesiano diventa un "Vorremmo che ciò fosse".
Ma col passato, come la mettiamo?
Guardate qui tutta la serie delle foto, che tra l'altro a me sembra essere proprio un raro caso di quella sintesi mente-cuore di cui parlava Fabio pochi giorni fa.

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14 Comments:

Blogger artemisia said...

La mostra la devo vedere, anzi ti prenoto subito un pomeriggio, ci dovrai tornare con me.

(Il passato, vorremmo che fosse stato.)

3:49 PM, settembre 26, 2009  
Blogger lophelia said...

Volentierissimo. Anche se il resto delle opere è molto diverso. Ma merita vederlo, questo contemporaneo da poco approdato a Firenze.

9:11 PM, settembre 26, 2009  
Anonymous Rob said...

Vabbè, era giusto un po' che non passavo a Firenze. E' ora che faccio una capatina.
Le foto le trovo geniali, e detto per inciso non posso che essere entusiasta di vedere un uso "forte" della elaborazione digitale che esce così magnificamente dal manierismo imperante.

12:12 AM, settembre 28, 2009  
Blogger Fabio said...

Troppe cose da dire sul tuo post Lo.

LA prima e', pensa, che aprendo la pagina al cosa che mi ha immediatamente colpito e' stato il logo della Vodafone.

Piu' passano gli anni, e piu' questi sponsor privati, sempre gli stessi, si fanno ingombranti, onnipresenti, fastidiosi come mosche.

Ogni tanto all'edicola prendo in mano il New Musical Express e sono costretto a riporlo immediatamente, con fastidio: anziche' una rivista di musica e' diventato il bollettino delle societa' di telefonia mobile e della Apple.

Sul tema della fotografia digitale, credo che tu avessi ragione quando hai scritto che ormai passato, ricordo e desiderio si mischiano in modo inscindibile (l'interpretazione e' mia, ed e' basata sull'osservazione empirica, anziche' sulla teoria): lo stesso fatto di scattare un numero impressionante di fotografie rispetto a prima, ci permette un'attenzione selettiva, un ricordo discreto anziche' continuo, cancellabile e manipolabile a piacere.

Infine, credo ci sia molto cuore (empaticamente comunicato, dato che basterebbe aprire i nostri armadi per trovarci di fronte a simili scatti), e contemporaneamente molta elaborazione ex post di carattere filosofico, la mente appunto.

E' un bell'esempio, concordo, di quella sintesi della quale parlava Arte di la' da me.

12:40 PM, settembre 29, 2009  
Blogger lophelia said...

Rob: bene, se vuoi organizziamo un gruppo Strozzina!
sì è un uso forte, e la cosa rara è che non è esclusivamente concettuale.

Fabio: ma il logo Vodafone dove?...non lo vedo in nessuna pagina...
Certo, gli unici che possono mettere soldi sono quelli che li hanno, cioè i soliti.

nel tuo discorso non è che manca un "non" davanti a:
"ci permette un'attenzione selettiva, un ricordo discreto anziche' continuo, cancellabile e manipolabile a piacere".

se no sono io che non ho capito nulla, oltre a non trovare il marchio Vodafone...sarà l'età che avanza:D

1:25 AM, settembre 30, 2009  
Anonymous Papero psicopatico said...

Perché la presenza di quella figlia m'infastidisce? Forse perché come dici tu è un'intrusa? La trovo pressante, la sua è un'omnipressenza, quindi. Addirittura una pre-essenza in alcune foto. Immagino che il suo sia un tributo d'amore verso la madre, ma non mi piace il risultato. Mi irrita il suo falso mimetismo che diventa protagonismo. Mi urta lo sguardo costantemente rivolto verso la madre. Costantemente per forza di cose, poiché lo scatto ha questo ingannevole potere eternizzante del frammento spazio-temporale.
Mi pare uno sguardo indagatore, privo di tenerezza e di meraviglia

Accidenti devo chiudere. A dopo.

12:35 PM, settembre 30, 2009  
Blogger lophelia said...

acc, anche tu Papero ci metti il cuore...bentornato:)!
a me lo sguardo puntato non disturba, ci leggo solo la mancanza e il desiderio, ma capisco che l'artificio possa risultare indigesto.

2:14 PM, settembre 30, 2009  
Anonymous artemisia said...

Io percepisco quello sguardo come inquietante, come quello di certi bambini che fissano la madre, o altre persone, in maniera ossessiva, senza il filtro della buona educazione.

Io mi immedesimo in quello sguardo bambino, ma capisco che è eccessivo.

Sono aperte le iscrizioni per il gruppo Strozzina (oddio a me "Strozzina" ricorda il gesto al collo che facevamo parlando di "Sofocle")

4:35 PM, settembre 30, 2009  
Blogger Fabio said...

Qui:

http://www.strozzina.org/manipulatingreality/i_about.php#content.

Ma magari e' un dettaglio della foto, e mi ha mandato fuori strada?

Intendevo (e infatti non si capiva) che capita spesso di scattare a piu' non posso, e successivamente di fare una selezione a posteriori, in questo modo selezionando anche i frammenti di memoria che stanno dentro la nostra narrazione e quelli che vengono eliminati.

Mentre prima, i fotografi professionisti si', ma tutti gli altri tenevano se non tutti, la maggior parte degli scatti eseguiti.

Certo che il nome Strozzina...

4:49 PM, settembre 30, 2009  
Blogger lophelia said...

arte: non è eccessivo, è esattamente come deve essere
(nota molto personale): io ho una foto scattata da mia nonna quando avevo undici anni, eravamo alle giostre, il soggetto è mia madre con una sua tipica espressione severa e io al margine della foto, metà dentro e metà fuori, che la fisso in quel modo lì...nel mio caso non c'era una perdita, ma ero nel pieno dell'innamoramento per lei che mi sfuggiva e quindi si creava ugualmente quella mancanza che determina l'intensità del desiderio

fabio: ahhh, ora ho capito...in effetti avrei potuto arrivarci. Pensavo invece al fatto che ora si scatta molto di più e senza pensare, ma è vero che comunque una selezione poi viene fatta. Ed è un momento chiave, quali momenti salvare e quali no: ci si trova ad applicare un filtro estetico ad oggetti che a volte fanno resistenza con altri argomenti (ti è mai capitato di foto non belle che non si fanno buttare via?)

Strozzina viene da Palazzo Strozzi ma fa tutt'un altro effetto...
e il logo Vodafone continuo a non vederlo, forse era davvero un dettaglio di una delle foto che si alternano, mi sa.

9:38 PM, settembre 30, 2009  
Anonymous artemisia said...

Eccessivo per i parametri adulti, intendevo.
In realtà, appunto, esattamente come dev'essere.

L'innamoramento per la madre... non vado oltre, ma in effetti c'è ampia materia.

10:13 PM, settembre 30, 2009  
Blogger Fabio said...

In genere sai che non mi capita? la selezione avviene in due fasi: prima vedo tutta la serie nel display della macchina e comincio a fare questa si' questa no.

Poi, quelle che finiscono nel PC subiscono un'altra selezione.

Alla fine il ricordo e' filtratissimo, selettivissimo.

Pensa che recentemente in un parcheggio abbandonato ho scattato 150 foto, e ne ho ancora forse una decina...

(quella poi e' una di quelle situazioni per le quali la macchina non e' sufficiente a immortalare le emozioni - o io non ne sono stato capace).

3:36 PM, ottobre 02, 2009  
Anonymous Rob said...

Beh, però direi che selezionare vuol dire anche in un certo senso (o forse in certe situazioni) il percorso opposto: seleziono per tirare fuori le immagini che meglio rappresentano il mio ricordo o la mia emozione o il mio pensiero. In questo senso non butto via una parte del ricordo, o forse si, ma solo perché la ritengo espressa male, o tutto sommato inessenziale.
E poi tengo invece immagini inspiegabili - per quanto mi riguarda, mi accorgo che questo succede quando in quelle immagini c'è una sfaccettatura, un'idea, un percorso narrativo che non è arrivato a produrre un'immagine soddisfacente fino in fondo, ma che non c'è nelle altre.

11:50 PM, ottobre 04, 2009  
Blogger lophelia said...

arte: sì, c'è un'ampia letteratura ma quasi tutta al maschile se ci pensi.

fabio, un OT a proposito di parcheggi: sai che la società che li gestisce a Firenze ha appena fatto un bando di gara per "installazioni e scenografie che
possano essere eseguite all’interno dei parcheggi, nel rispetto delle
disposizioni che ne regolano l’utilizzo. A titolo esemplificativo, le proposte
potranno consistere in installazioni visive, sonore, olfattive, luminose e così
dicendo"...
giusto poco tempo fa se ne parlava sul tuo blog! ti terrò aggiornato sugli sviluppi, sono molto curiosa.

rob: ecco, hai spiegato alla perfezione quello che intendevo con "foto non belle ma che non si fanno buttare via".

12:08 PM, ottobre 07, 2009  

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