Notturno indiano
" Che cosa faceva a Calcutta? "
" Fotografavo l'abiezione ", rispose Christine.
" Come sarebbe? "
" La miseria ", disse lei, " la degradazione, l'orrore, lo chiami come preferisce ".
" Perché lo ha fatto? "
" E' il mio mestiere ", disse lei, " mi pagano per questo ".
Fece un gesto che forse significava rassegnazione alla professione della sua vita, e poi mi chiese: " lei è mai stato a Calcutta? "
Scossi la testa. " Non ci vada ", disse Christine, " non faccia mai questo errore ".
" Pensavo che una persona come lei pensasse che nella vita bisogna vedere il più possibile ".
" No " disse lei convinta, " Bisogna vedere il meno possibile ".
Antonio Tabucchi, Notturno Indiano
(un grazie a Piepalmi, che mi ha fatto finalmente decidere a leggerlo)