23 gennaio, 2010

Un tempo per ogni cosa

Lascio il blog, non so ancora se per un po' o per sempre. Troppe altre cose in questo momento mi richiedono energie.
Confido di non perdere i contatti con chi è interessato a mantenerli. In ogni caso, la mia e-mail è nel profilo. Ringrazio tutti, commentatori abituali e saltuari, lettori silenti.
A chi legge da Torino, consiglio una mostra che sta per iniziare. Non è una mostra d'arte. Si intitola "A noi fu dato in sorte questo tempo 1938-1947", e per me ha un valore particolare oltre a quello storico - uno dei "giovani amici" faceva parte della famiglia di mia madre.
Un'ultima cosa: economisti e pubblicitari da qualche tempo non fanno che far gargarisimi con la parola "Etica": se ne può dedurre che cercheranno di fotterci in modi più sofisticati e sottili di quanto abbiano fatto finora. Non abbassiamo la guardia, mai, per nessuna ragione. Vi lascio, comunque in ottima compagnia:

"Si allontanò sorridendo, ma subito tornò indietro preoccupato. '"Ma oh, mi raccomando: questo è uno sfogo che ho fatto a lei in confidenza, perché so che lei la pensa come me."

Sorridendo d'intesa, e come per giuoco, domandai "E come la pensiamo, noi due?".
"La pensiamo che zac". E mosse la mano in semicerchio: a mietere, a decapitare. E di nuovo sorridente, si allontanò.
Per la verità, da anni non mi avveniva di pensare che - zac - ci fosse da mietere, da decapitare; e che un simile pensiero o vagheggiamento, in me spento, tanto rigogliosamente germogliasse in un commissario di polizia, anche se celato, non avrei creduto. Ma tante cose avevo perso di vista; di tanti mutamenti non mi ero accorto, di tante novità. E non soltanto io: anche la gente che incontravo ogni giorno era nella mia stessa condizione. Ministri, deputati, professori, artisti, finanzieri, industriali: quella che si suole chiamare la classe dirigente. E che cosa dirigeva in concreto, effettivamente? Una ragnatela nel vuoto, la propria labile ragnatela. Anche se di fili d'oro."
Leonardo Sciascia, "Todo modo"

19 gennaio, 2010

Cospiratori



"Quando ero bambina, lusso significava per me pellicce, abiti lunghi, e ville sulla riva del mare. Più tardi, ho creduto che fosse condurre una vita da intellettuale. Mi sembra ora che sia anche poter vivere una passione per un uomo o per una donna." Con queste parole Annie Ernaux (tormentone di questo blog) concludeva il suo romanzo autobiografico "Passione semplice".
In momenti passati per me il lusso è stato poter assecondare la voglia di lasciarsi andare, di vivere il momento puro, senza pensare a nient'altro. Allora avevo una vita diversa, lavoro incerto e più tempo libero, che però non potevo godermi per via dell'incertezza.
Ora il lusso si identifica con il tempo, il tempo di fare le cose con calma. Per me è lusso potersi permettere di prendere un intercity invece di un frecciarossa, e godersi il panorama dai finestrini. Poter prendere ferie in un giorno lavorativo, e girare per il centro assolato nel primo giorno non freddo d'inverno. E scoprire che al mattino la città è piena di cospiratori, al cellulare o attorno ai tavolini di certi bar, geometri, avvocati, politici - percepisci la cospirazione dal tono di voce ancor prima che dai discorsi. I più tranquilli sono gli operai in pausa alla luce del sole.
E per voi cos'è il lusso?

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17 gennaio, 2010

In miniera

GiustificaUn po' di anni fa presi parte ad un workshop con un bravo fotografo italiano, che conoscevo sin dall'adolescenza, quando ancora non mi interessavo di fotografia ma leggevo Rockstar e istintivamente notavo che i migliori ritratti di cantanti avevano accanto il suo nome.
Dunque, molti anni dopo seppi di questo workshop con lui dal titolo "Il ritratto come incontro" all'interno di un noto fotofestival, e mi iscrissi.
Fu un'esperienza piacevole, il fotografo bravo e simpatico ci fece prima un po' di teoria, con analisi di immagini e aneddoti divertenti, poi passammo alla pratica. L'idea più coerente con il tema "il ritratto come incontro" era quella di fotografarci tra di noi: e così iniziammo. Ma l'organizzazione per contratto ci forniva modelli e modelle: provammo a dire che non ci servivano, ma dopo il secondo giorno fu deciso che dovevamo farli lavorare perché "se no si offendevano".
E presto il "ritratto come incontro" fu, dai più, dimenticato.

14 gennaio, 2010

Al corso di fotografia


Sulla pagina della rivista che stanno guardando i due studenti c'è:
a) il test dell'ultimo Nikkor AF-S 70-300mm f/4.5-5.6 G IF- ED VR
b) un reportage in bianco e nero dal fronte afgano
c) oppure...?

10 gennaio, 2010

Nudo con calze, 1996

07 gennaio, 2010

Occhio per occhio

Fiona Tan, Provenance, 2008
digital installation b&w, silent 6 lcd monitors, 6 mini computers, cables, mounts
53° Biennale di Venezia

State passeggiando dentro un'esposizione d'arte. Vedete un ritratto di donna in bianco e nero alla parete, e vi soffermate a guardarlo. Finché un suo impercettibile ma inequivocabile battito di palpebre ribalta la prospettiva: è lei che sta guardando voi.
Il ritratto come film. Non un documentario: semplicemente fotogrammi che mostrano la mobilità di un viso, e una panoramica dell'ambientazione. Nonostante tutto l'arte è ancora attratta dalla presenza umana e dalla riproduzione dell'esperienza sensibile, e questo in qualche modo mi conforta - non so voi.
Qui una bella introduzione al lavoro di Fiona Tan, e qui il sito dell'artista al Padiglione Olandese della Biennale.

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04 gennaio, 2010

CONGELARE IL TEMPO

"Non c'è spazio per il tempo", installazione di Laura Vinci in "After Utopia".
Gelo, sistema di refrigerazione, tubi di rame, ferro.