26 febbraio, 2009
23 febbraio, 2009
Domenica fiorentina
Caffè alle Giubbe Rosse
Pranzo in S. Croce
nei bagni del locale dov'eravamo a pranzo
Etichette: fiorentinità
18 febbraio, 2009
M'ama non m'ama (mi hanno riparato la Ixus)
Un angolo del nuovo ufficio
Aspettando la pizza
Aspettando la pizza
Ieri appena sveglio hai saputo che Firenze sta per essere governata da un ex-margherita, stamattina che la Sardegna è passata in mano al centrodestra. Esci per prendere un caffè, fuori piove e fa freddo, all'angolo l'uomo con la fisarmonica suona qualcosa sulle note di Fischia il vento.
Etichette: fiorentinità
14 febbraio, 2009
Il segno inspiegabile
"Il teatro è il luogo rituale e strategico dove qualcosa è chiamato dall'ombra a riaccadere in luce. Il teatro della Fortezza è teatro. Il mito è la Colpa. La domanda è di perdono. Il segno inspiegabile è la dignità, l'oscura nobiltà di ognuno."
Maurizio Buscarino, "Il segno inspiegabile", ed.Titivillus 2008
Non molto tempo fa vidi sul giornale la notizia di una mostra di fotografie di teatro nel foyer della Pergola. Chiamai per sapere l'orario di apertura e mi fu detto che era visibile solo per il pubblico degli spettacoli. Di andare a teatro non avevo voglia ma non mi arresi, e una sera che passavamo davanti al teatro decisi di entrare facendo la gnorri e chiedere se era possibile vedere la mostra. Una persona gentile ci disse di attendere l'intervallo, a cui mancava una decina di minuti. Al momento di salire nel foyer qualcuno del personale del teatro ci guardò perplesso, ma a quel punto era fatta. Le prime foto che mi trovai davanti furono degli enormi ritratti di uomini a torso nudo, alcuni dei quali tatuati, ognuno con un coniglio in mano. Un bianconero bellissimo, neri profondi e leggibili in ogni dettaglio, bianchi di avorio luminoso. Una luce morbida contrariava il carattere dei volti vissuti e faceva brillare angelicamente i loro occhi.
Maurizio Buscarino, "Il segno inspiegabile", ed.Titivillus 2008
Non molto tempo fa vidi sul giornale la notizia di una mostra di fotografie di teatro nel foyer della Pergola. Chiamai per sapere l'orario di apertura e mi fu detto che era visibile solo per il pubblico degli spettacoli. Di andare a teatro non avevo voglia ma non mi arresi, e una sera che passavamo davanti al teatro decisi di entrare facendo la gnorri e chiedere se era possibile vedere la mostra. Una persona gentile ci disse di attendere l'intervallo, a cui mancava una decina di minuti. Al momento di salire nel foyer qualcuno del personale del teatro ci guardò perplesso, ma a quel punto era fatta. Le prime foto che mi trovai davanti furono degli enormi ritratti di uomini a torso nudo, alcuni dei quali tatuati, ognuno con un coniglio in mano. Un bianconero bellissimo, neri profondi e leggibili in ogni dettaglio, bianchi di avorio luminoso. Una luce morbida contrariava il carattere dei volti vissuti e faceva brillare angelicamente i loro occhi.
Conoscevo il lavoro di Maurizio Buscarino ma non lo avevo mai visto dal vivo. Questi suoi ritratti aprivano la mostra, che proseguiva nel foyer con i lavori di altri fotografi dei quali, onestamente, non ricordo nulla. Il confronto era impari, troppa la forza di queste immagini. Sono tratte da un lungo lavoro sul teatro nelle carceri, in particolare sulla Compagnia della Fortezza di Volterra, e si ritrovano in questo libro. Il coniglio è Abele ovviamente, tra le mani di Caino.
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12 febbraio, 2009
Requiem
In questi giorni sto facendo una serie di ritratti per una mostra. Non manca molto, il tempo è contato e non è facilissimo trovare i soggetti adatti al tema e disponibili. Tra questi una persona che non vedevo da tempo mi ha regalato un pomeriggio, venendo a casa mia da fuori città e tenendo testa al mio obiettivo per due ore, con lo sguardo fermo e limpido che ricordavo e che me la rendeva preziosa ai fini di questo lavoro. Tutto è funzionato a meraviglia, ultimamente mi sono impegnata a migliorare la tecnica "analitica" del ritratto in studio fatto con reflex e pellicola.
Porto i due rulli in laboratorio, torno dopo un quarto d'ora e nel frattempo è successo l'irreparabile. Durante lo sviluppo la pellicola si è staccata dal trascinatore, mi dice colui che non posso neppure picchiare perché ci conosciamo da troppo tempo, mostrandomi la camicia schizzata di sviluppo e poi i fotogrammi rovinati. "Ma solo le prime", in realtà poi risulteranno rovinate quasi tutte e l'unica cosa che potrò fare sarà perdere ore e decimi di vista con photoshop per cercare di salvare la migliore. Oppure ingrandire ed esporre l'intera sequenza rovinata come un requiem per la pellicola.
Porto i due rulli in laboratorio, torno dopo un quarto d'ora e nel frattempo è successo l'irreparabile. Durante lo sviluppo la pellicola si è staccata dal trascinatore, mi dice colui che non posso neppure picchiare perché ci conosciamo da troppo tempo, mostrandomi la camicia schizzata di sviluppo e poi i fotogrammi rovinati. "Ma solo le prime", in realtà poi risulteranno rovinate quasi tutte e l'unica cosa che potrò fare sarà perdere ore e decimi di vista con photoshop per cercare di salvare la migliore. Oppure ingrandire ed esporre l'intera sequenza rovinata come un requiem per la pellicola.
08 febbraio, 2009
02 febbraio, 2009
Il Centro
Finalmente ci sono riuscita. Non più al confino, ho lasciato la Fortezza Bastiani. Non sono a Palazzo ma ancora meglio, nel cuore più vivo e vero della città, quello non invaso da turisti o stilisti. E comunque a stretto indiretto contatto con quello che succede a Palazzo. La mia finestra affaccia sull'insegna di uno storico cinema atelier (ormai tristemente chiuso), poco più in là vedo la cuspide della facciata di S. Croce. L'ambiente sembra collaborativo, il lavoro è tutto da imparare rimboccandosi le maniche, per la quinta volta nel giro di un anno. E io che credevo che una volta raggiunto il lavoro fisso sarei morta di noia.
Etichette: fiorentinità