La mia nuova digitale non fa delle immagini bellissime: ma il suo essere davvero piccola rende molto più naturale fotografare le persone in situazioni estemporanee. Tutt’altra cosa dalla Reflex, insostituibile per "andare all’osso" del soggetto ma talvolta paralizzante sia per il fotografo che per il fotografato.
Così mi diverto a portarla sempre con me, sto diventando un incubo per gli amici e piano piano anche per gli estranei...ma riesco meglio ad avvicinarmi fotograficamente alla cosa che più mi interessa: lo scambio.
In questo momento non ho voglia di fare analisi nitide e distaccate né di comporre la realtà in forme perfette, ma piuttosto di entrare dentro le situazioni. Dentro la vita, come si diceva qualche post fa. Alla ricerca di uno sguardo che mi restituisca un po’ di verità. Qualcosa con cui nutrirmi per un po’, come assimilare un grammo di mondo. Può essere anche il sorriso un po' appiccicoso di un suonatore di fisarmonica nel sottopassaggio che ti chiede un bacio, o lo sguardo trasparente del fruttivendolo del Banco del Pensionato che ti fa i prezzi buoni.
Senza l’ingombro del pesante scudo/arma della Reflex tutto questo passa più facilmente, almeno con gli estranei. Non sono grandi foto, ma spesso la gente mi interessa più della fotografia.
Penso spesso che l’ideale (reale, forse, in un qualche futuro) sarebbe fotografare per mezzo di un sensore innestato nell’occhio, che catturerebbe direttamente l’immagine senza altre mediazioni. E allora, a quel punto che differenza ci sarebbe tra fotografare e vivere?