30 ottobre, 2008
Un'ora di autobus moltiplicata per due al giorno è il prezzo per essere finalmente a lavorare nella mia città. L'ho voluta Firenze, e l'ho avuta tutta, tutta intera da attraversare in diagonale dall'estremo nordovest all'estremo sudest. Nel mezzo, per fortuna, i Lungarni. Che sono una cosa che si nomina spesso ma vista scritta fa uno strano effetto, soprattutto al plurale, come se il fiume non fosse uno solo ma tanti.
28 ottobre, 2008
24 ottobre, 2008
22 ottobre, 2008
17 ottobre, 2008
I have a dream
Ho fatto un sogno. Che ad un tratto il valore assoluto, imposto come mezzo e come fine e propagandato quale garanzia di felicità e misura di tutte le cose non sia più la perfezione estetica ma l'amore. Che in questa foto si riesca a vedere non due corpi invecchiati, ma la forza di un sentimento che vince sul tempo. Che diventi l'amore la misura di tutte le cose.
Alla faccia di tutte le pseudo-trasgressioni da eros patinato, ultimamente le foto più rivoluzionarie le ho viste qui.
"The photographs in “Timeless Love“ are mostly the result of trust. Marrie Bot has found this trust in her work all along. Her work depicts trust, a trust in belief, a trust in a life beyond death, and in physical contact. While her images are striking, they also open up worlds that we somehow knew existed but were never able to fully examine or witness first hand." (Eyemazing, Artist Issue 04- 2004)
Alla faccia di tutte le pseudo-trasgressioni da eros patinato, ultimamente le foto più rivoluzionarie le ho viste qui.
"The photographs in “Timeless Love“ are mostly the result of trust. Marrie Bot has found this trust in her work all along. Her work depicts trust, a trust in belief, a trust in a life beyond death, and in physical contact. While her images are striking, they also open up worlds that we somehow knew existed but were never able to fully examine or witness first hand." (Eyemazing, Artist Issue 04- 2004)
16 ottobre, 2008
13 ottobre, 2008
12 ottobre, 2008
04 ottobre, 2008
03 ottobre, 2008
Vietato ai minori
E' da poco uscito un libro che mostra una corposa serie di donne da copertine e pubblicità di riviste italiane degli anni '60 e '70, provenienti dalla collezione di Roberto Baldazzini, disegnatore fumettista che nel testo racconta genesi e storia di questa sua personale ossessione (leggo che anche lui si era iscritto al Dams...)
Molto presente la Carrà, ma c'è anche la mitica rossa con ricci stivaloni e pistola della "Superissima" (la benzina, qualcuno ricorda? ) oltre alle classiche Giorgi e Antonelli e molte altre, conosciute o no: comunque volti e corpi diversissimi tra di loro, cosa che oggi ci fa un effetto strano.
Alcune copertine sono ammiccanti, alcune elegantemente sexy, altre decisamente spinte. Ad un certo punto però, tra una donnina e l'altra, l'occhio cade sulle scritte: e lì ci si rende conto che le parti che oggi risultano più hard sono certi titoli, tipo le inchieste dell'Espresso: "Perché non hai più votato PCI?" "Il sindacato è impopolare?" "Rapporto sul PSI di Craxi". Oppure su Oggi: "Alle domande dei nostri lettori le risposte di Andreotti". Dalla copertina del Borghese invece una tizia in abito e posa da trivio indica una porta con lo scudo crociato, al di là della quale si intravede una falce e martello. A spiegare la sottile metafora il titolo: "Chi vota DC vota PCI" e ci dispiace per il Borghese che abbia chiuso prima di veder fugati - anzi capovolti - i suoi timori.
Su tutto, spicca l'inquietante interrogativo proposto dalla copertina di una rivista di nome Festival: "Erotismo e intelligenza: la sessualità è un fatto di cultura? L'individuo più progredito socialmente sa amare meglio? Che cosa ne pensano dodici studentesse europee senza tabù".
Ecco, forse questa era una rivista che non meritava di chiudere.
Molto presente la Carrà, ma c'è anche la mitica rossa con ricci stivaloni e pistola della "Superissima" (la benzina, qualcuno ricorda? ) oltre alle classiche Giorgi e Antonelli e molte altre, conosciute o no: comunque volti e corpi diversissimi tra di loro, cosa che oggi ci fa un effetto strano.
Alcune copertine sono ammiccanti, alcune elegantemente sexy, altre decisamente spinte. Ad un certo punto però, tra una donnina e l'altra, l'occhio cade sulle scritte: e lì ci si rende conto che le parti che oggi risultano più hard sono certi titoli, tipo le inchieste dell'Espresso: "Perché non hai più votato PCI?" "Il sindacato è impopolare?" "Rapporto sul PSI di Craxi". Oppure su Oggi: "Alle domande dei nostri lettori le risposte di Andreotti". Dalla copertina del Borghese invece una tizia in abito e posa da trivio indica una porta con lo scudo crociato, al di là della quale si intravede una falce e martello. A spiegare la sottile metafora il titolo: "Chi vota DC vota PCI" e ci dispiace per il Borghese che abbia chiuso prima di veder fugati - anzi capovolti - i suoi timori.
Su tutto, spicca l'inquietante interrogativo proposto dalla copertina di una rivista di nome Festival: "Erotismo e intelligenza: la sessualità è un fatto di cultura? L'individuo più progredito socialmente sa amare meglio? Che cosa ne pensano dodici studentesse europee senza tabù".
Ecco, forse questa era una rivista che non meritava di chiudere.