C****! stasera sì che ci voleva, stasera mi mancherà proprio, penso inglobata dalla massa umana in movimento ipnoticoelettronico dentro l’enorme stanzone dai soffitti altissimi. Dalla parete in alto alla mia sinistra un volto gigante giallo e rosso con tre occhi e la bocca spalancata mi fissa, ha le braccia aperte e da un braccio escono un’altra piccola testa e la scritta “il cuore è il dio degli uomini”. Mi sovrasta e mi fissa con quei tre occhi e la lingua di fuori, e io non posso fotografarlo perché non ho la macchina.
Senso di impotenza, di sconfitta, di qualcosa che va perso.
Mi guardo intorno con la percezione visiva al massimo grado, come un sensore CCD a migliaia di pixel, come se volessi registrare tutto e portarlo a casa. Poi la vista, priva della protesi dell’obiettivo, si rilassa. Cede volentieri il passo agli altri sensi, anche perché non può arrivare dove arrivano loro. Anzi è di ostacolo, d'impiccio.
Spengo il sensore visivo e sento quello che non potrei fotografare, neanche se avessi la macchina. Calore dei corpi in movimento vino che trabocca dai bicchieri ad ogni passo flusso fortissimo dei suoni da trance che avvolgono tutti in un'unica corrente continua. Sguardi compresi. Non importa vederli, si sentono, anche a distanza.