"Il corpo con la sua consapevolezza gioiosa e insieme dolorosa, la sessualità, le implicazioni della dimensione fisica dell'esistenza, temi in bilico tra il piano intimo e quello politico del vivere, hanno trovato spesso, in Italia, come unica risposta culturale la rimozione, l'imbarazzo, o uno snobistico disinteresse. L'imbarazzo del corpo, questo non saper bene cosa fare del proprio corpo. non è solo un retaggio cattolico ma anche di certa sinistra, di quella sinistra astratta e troppo intellettuale e spesso irrisolta, sul piano fisico, quanto un ragazzino dell'oratorio. (...)
In un simile imbarazzato vuoto, le nuove destre non hanno faticato a impadronirsi del corpo, dell'immaginario che sta intorno a esso e del suo universo simbolico. Lo hanno fatto nel loro modo distorto, sciovinista, grottesco. Eppure lo hanno fatto. Da una parte, imponendo il modello di un corpo esibito nei suoi aspetti più narcisistici e mercificabili: fuori e dentro la televisione un'orda di corpi lucidi, patinati, anonimi, ridotti a pura prestazione anatomica, interscambiabili tra loro proprio come i protagonisti di un reality show. Dall'altra parte, imponendo un nuovo codice corporeo in politica: ecco che il corpo del politico populista si fa rampante, bassamente allusivo, colmo di una volgarità inaudita eppure, ahinoi, vivo."
Così Marco Mancassola sul Manifesto (l'articolo integrale
qui).
Anche Lorella Zanardo dal suo
"Il corpo delle donne" auspica una (ri)scoperta del corpo nelle sue potenzialità rivoluzionarie.
Io la mia l'ho detta più volte, ad esempio
qui.
E voi cosa dite? Non è il caso di trovarlo, un modello da opporre al corpo della destra?
E magari proporlo nelle scuole al posto di una presunta "educazione fisica" che spesso, nel premiare la pura prestazione (almeno un po' di anni fa era così) non fa che accentuare la separazione della persona dal corpo.
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